mercoledì, 26 gennaio, 2011, 11:46
Vorrei tornar bambino e camminare lentamente sul tappeto di foglie di un parco, là dove il mondo va a finire e i conti, liberi da qualunque numero, diventano orizzonti che bussano alla casa dei giorni infiniti.
Vorrei sedermi su una panchina e riappropriarmi della saggezza di un'età che, diventa ridicola, se ti perdi ancora a inseguir gonnelle con capelli incollati e la pelle stirata qua e là.
Vorrei ascoltare le partite di calcio con la radiolina all'orecchio e un gesto della mano che sancisce il disappunto per un rigore non assegnato.
Vorrei accompagnare un nipote a catechismo, prendere un autobus che mi allontani dal centro commerciale e riconsiderare la forza dei sogni che mi hanno accompagnato.
Vorrei fare pace con il creato e chiedere perdono per l'acqua che ho sprecato, per l'aria che non ho respirato e per i troppi mugugni, le recriminazioni e le offese a cui ho dato importanza eccessiva.
Vorrei ricordare gli amici che mi hanno preceduto e continuare a sentire il mistero della loro presenza al mio fianco.
Vorrei un taccuino e una biro per appuntare quel che ancora mi potrà stupire e un nuovo romanzo da scorrere con la fantasia di chi ha ancora voglia di ascoltare una storia.
Vorrei una fede che non diventi ottusa, triste e bigotta.
Vorrei diventar bambino e frequentare un po' di più il mio angelo custode e che il mondo, questo mondo, continui pure a girare veloce mentre per me tutto rallenta e il passo mio sfuma in dissolvenza.
mercoledì, 26 gennaio, 2011, 14:26
Scopri il BAMBINO che è in te e lascialo GIOCARE . Non importa l'età che hai. Riuscirai ad essere piu' in armonia con te stesso e gli altri.
Buon GIOCO........
mercoledì, 26 gennaio, 2011, 17:42
Siamo in sintonia emotiva e di pensiero.
E' da qualche giorno che mi frulla in testa la canzone di Gipo Farassino dal titolo "Cor nen, va pian", cui in verità penso spesso, quando vorrei tornare bambino.
Le parole sono commoventi, e le riporto qui di seguito, nell'originale dialetto piemontese con la traduzione in italiano.
Cor nen, va pian
Podèj turnè
per an moment masnà
Podèj turnè
a cure in mes la stra
Sol sot al Sol,
an mes la gent
D'la mia borgà
senza savèj
che dì ca l'é doman
Fé un po' l'gagà
tacà daré a'n tranvaj
con 'sta sità
ca sghia süta j'euj
Core d'in fià
su per le scale d'ca
con j'euj puntà al prim pian
da andoa mea mare m'dis
"Cor nen, va pian"
Non correre, va piano
Poter tornare
per un momento bambino
Poter tornare
a correre in mezzo la strada
Solo sotto al sole,
in mezzo alla gente
della mia borgata
senza sapere
che giorno è domani.
Fare un pò il gagà
attaccato dietro a un tram
con questa città
che scivola sotto gli occhi
Correre d'un fiato
su per le scale di casa
con gli occhi puntati al primo piano
da dove mia madre mi dice
"Non correre, va piano"
mercoledì, 26 gennaio, 2011, 22:57
Ti ringrazio, Altro, ma nonostante siano passati 35 anni ricordo quasi perfettamente il dialetto piemontese.
Sarà una naturale predisposizione per le lingue: comprendo e mi esprimo in maniera naturale anche in una decina di dialetti pugliesi (tra Foggia e Lecce passando per Bari c'è una differenza abissale) e ho conservato l'accento piemontese che, non lo nascondo, mi aiuta molto a colonizzare questa terra.
Che bello tornare bambino, giocare nell'oratorio insieme ai vecchi amici che ho rivisto invecchiati e ingrassati.
Non avere i problemi di lavoro, anche se quelli scolastici ci sembravano insormontabili; e non veder l'ora di finire la scuola.
"E' finita" era il grido dopo l'esame di maturità; "E' finita" era il grido dopo il servizio militare (per chi lo ha fatto).
Poi si comincia a capire che le tappe successive (ahimè) sono la pensione ed infine (doppio ahimè) la morte.
E non si stava meglio prima? non era meglio passare il pomeriggio sui libri con l'ansia dell'interrogazione o "aggrappato a un fucile di guardia a un cortile"? ("Classe '58 - I Pooh).
La nostra vita è una interrogazione continua; è quello che ho cercato di spiegare sia alle mie figlie sia ai ragazzi che collaboravano nel mio studio alcuni anni fa.
La differenza è che una interrogazione scolastica andata male ci procura un brutto voto, ma una interrogazione nella vita andata male non ci fa portare il pane a casa.
Che bello tornare bambini; la fantasia cercava di dare un volto alla mitica voce di Sandro Ciotti e di Enrico Ameri, però confesso che non mi dispiace guardare in diretta le gesta di Del Piero e compagni: diamo la colpa al progresso.
Che bello tornare bambini e commentare la grande Inter di Mazzola Facchetti Suarez e Corso; commentare la bruciante sconfitta per 7 a 1 a Monchengladbach contro il Borussia di Netzer e Vogts poi ripetuta grazie all'intervento dell'avvocato Prisco per la famosa lattina di birra che fu lanciata contro Boninsegna che stramazzò al suolo come colpito da un treno in corsa.
E tutto questo con il commento di Niccolò Carosio, per chi se lo ricorda.
Il mio pensiero corre al povero tiforo neroazzurro mio coetaneo; prima dello scudetto di cartone e dell'avvento di Murinho per ricordare una vittoria bisognava parlare del povero Herrera...