mercoledì, 2 febbraio, 2011, 09:59
Sono storie del secolo scorso, ma un tempo due famiglie potevano condividere la stessa linea telefonica per risparmiare qualche lira e, non ricordo una sola volta, in cui i miei genitori abbiano litigato con i vicini di casa per la linea occupata.
Il televisore si accendeva lentamente e, due miseri canali trasmettevano a partire dal pomeriggio senza raggiungere la mezzanotte, sembravano, ed erano davvero più che sufficienti.
La maglia del fratello maggiore, spesso, passava attraverso un paio di fratelli e ti raggiungeva quando eri in grado di adattarti a quella taglia.
Il cinema, era quello parrocchiale salvo qualche rara eccezione e, anche in quei casi, il posto di un bambino era il loggione.
Lo Splendor, il cinema a due passi da casa mia, trasmetteva anche qualche vecchio cinegiornale e, tra un tempo e l'altro, un uomo vendeva patatine, gelati e caramelle con una cinghia che reggeva un cassettino di legno.
L'acqua che amavo di più era quella di Piazza Catena e sgorgava lentamente da tre punti, come oggi a dire il vero, solo che nessuno la beve più. Quando eri particolarmente assetato, un amico chiudeva con le dita gli altri due bocchettoni e la pressione del terzo, magicamente, aumentava.
Un cortile era spesso quadrato e le porte dei balconi erano ingressi senza troppe protezioni: uscivi di casa e davi un giro di chiave. La stessa chiave, l'appendevi a un chiodo coperto dal secchiello delle mollette. Se capitava una zingara, da un altro lato del cortile risuonava una voce che non si sentiva affatto invadente nel difendere la proprietà altrui.
Le biciclette erano spesso vecchie e malandate, ma potevano raggiungere qualunque luogo: i campi di mais dopo il cimitero, le ciliegie di Valmanera, i gelsi del Don Bosco, una bottiglietta di gazzosa da Antoniazzi, l'uva delle colline di un qualsiasi paese vicino. Non avevamo che dieci anni ed eravamo in grado di gestire una libertà che oggi non si riesce neanche più a sognare per un maggiorenne.
I fumetti, letti e riletti, erano quasi sempre usati, scambiati, rivenduti e passavano centinaia di occhi prima di esaurirsi.
Un pallone ovalato si consumava sull'asfato o sui campetti e, che disgrazia, quando un buco qualunque scandiva il triplice fischio finale.
I pantaloni eramo quasi sempre "all'Inglese" e un bambino con i pantaloni lunghi appariva come se fosse un marziano.
Nessuno di noi, avrebbe mai avuto il coraggio di parlare male ai genitori del proprio maestro o professore: sapevano bene che la nostra era l'età del torto e a nessuno sembrava poi quella gran sciagura.
Pane con l'olio e un po' di sale, con la marmellata, con un formaggino e, raramente, con un po' di cioccolata... era comunque merenda, anche senza stagnola colorata e affini.
Sono storie del secolo scorso, quello che ha cambiato radicalmente la vita di tutti e per ognuna delle comodità che ci ha donato, ora, chiede interessi degni di uno strozzino.
Abbiamo sottratto le piazze ai bambini, asfaltato i campetti per farne parcheggi e comprato la libertà dell'infanzia con un cellulare, un computer, una consolle per i videogiochi, un corso di danza e qualsiasi amenità capace di copiarli e incollarli dove meglio capita.
Non c'è più un bambino che morsichi una mela con tanto di buccia e siamo ancora qui, a chiederci quale oggetto ci manca per essere felici: abbiamo simulato la vita e, quel che c'è di peggio, ne andiamo anche fieri.
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 12:15
Che nostalgia...
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 18:21
Che belle immagini e quanti ricordi!
Aggiungerei i pomeriggi passati all'oratorio, e al lunedì, quando era chiuso, noi eravamo là a fare le pulizie....
e il primo lunedì di ogni mese con Don Lino in giro per il quartiere con il camion a raccogliere la carta da vendere!!!
Chi non ha vissuto queste cose non le può capire ma soprattutto si è perso veramente molto!!!
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 18:26
P.S.
effettivamente queste cose sono state fatte da persone di più di 40 anni o, come dice mia figlia, da persone di mezz'età.....
.... ma giovani dentro!!!!
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 21:42
sono orgoglioso e mi vanto di aver potuto vivere quanto hao descritto, anche se in un'altra citta quale Torino, ma anche li tutto era vivo e genuino.
In strada laa nostra adolescenza ha vissuto e si è formata e credo con qualche risultato.
Comunque che nostalgia.... anche se oggi dobbiamo fare lo sforzo per vivere meglio ancor il nostro presente e testimoniare ai piu giovani la bellezza della semplicità delle cose, forse vera felicità.
Un grazie dieffe per questa lunga storia di passato, ma molto viva in me.
ciao a tutti
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 22:37
io sono un po' più "giovane" ma grazie al cielo mi sono potuta godere una bella infanzia.
è vero abitavo in città, ma con la fortuna di avere un giardino condominiale in cui passare i pomeriggi, ed eccezionalmente in estate le sere, a giocare con tutti gli altri bambini che vivevano nei due palazzoni che lo delimitavano.
I giri in bici la domenica con papà e fratello al parco della colletta per dare un po' di respiro alla mamma...le gite in montagna, l'estate passata al mare, nella casa in cui mio padre non ha mai voluto far entrare un televisore; liberi io e mio fratello di girare e muoverci tranquillamente con i nostri amici.
Nonostante molti pensino che sia cresciuta in un supermercato, non è così...
e ne sono contentissima, credo di aver potuto vedere e vivere tante esperienze diverse, la città e la campagna, la tecnologia e la natura, il mare e la montagna...
mercoledì, 2 febbraio, 2011, 23:31
Mi hai fatto scendere una lacrima che si è persa nella barba.
Lacrima di gioia, di nostalgia, di dolore: non lo so.
Diciamo una lacrima e basta.
Il duplex lo avevamo con i genitori di Fulvio, che sicuramente ricorderà; mai uno screzio, e le interurbane venivano richieste al centralino facendo il 10.
Avevamo un televisore Grundig preso a rate senza cambiali grazie alla fiducia che il signor Bogliaccino accordò a mio padre che, sentendo i miei compagni di scuola parlare con me di "Carosello" o della "TV dei ragazzi", si premurò di acquistarlo per non farmi sentire fuori dal mondo; dal Paradiso chissà cosa starà pensando!
Non avendo fratelli maggiori ma solo una sorella minore, non si è potuto passare abiti smessi.....
Lo Splendor trasmetteva anche western dove Django e Sartana erano gli esempi che i giovani figli di immigrati cercavano di imitare, mentre Terence Hill e Giuliano Gemma interpretavano Trinità e Ringo, e il cattivo era sempre Lee Van Cleef; questo prima che diventasse una sala a luci rosse.
Nel cinema parrocchiale Carletto ed io avevamo un ruolo da protagonista; senza di noi non si poteva cominciare.
L'acqua era anche nella fontana all'angolo con via Varrone, più vicina al campetto dell'oratrio, e dopo un pomeriggio passato a rincorrere il pallone era doveroso ristorarsi con acqua fresca.
Più che le ciliege erano i grafioni e i gelsi quelli che si raccoglievano a inizio estate nei campi, avendo cura di scegliere gli alberi più lontani dalla casa del padrone, per ovvi motivi.
L'uva fragola delle colline di Quarto, invece, ci vedeva utilizzare lo stile dei commandos; era più buona di quella che mia madre comperava al mercato, anche se proveniva dalla stessa vigna. Chissà perchè...
Del mio maestro buonanima ho già parlato; ho saputo che qualche nostro compagno di scuola lo ha raggiunto nel mondo dei giusti; è la volontà Superiore: non possiamo farci nulla.
Il tempo passa, caro Fabio; la nuova generazione è quella che hai descritto, ed è colpa nostra se il videogioco ha sostituito la partita a pallone, se il computer ha sostituito la lettera inviata per posta, se la merendina confezionata ha sostituito il panino con burro e marmellata che mangiavo a scuola durante la ricreazione.
Ma vogliamo andare contro il progresso? Non credo sia possibile, a meno di voler vivere su un'isola deserta.
Cerchiamo, invece, di usare la tecnologia senza permettere che sia la tecnologia ad usare noi.
Buona notte.
P.S.: sto cercando di immaginarti ragazzino con calzoni corti e i capelli in testa mentre raccogli le ciliege....
giovedì, 3 febbraio, 2011, 01:01
Le città evolvono, crescono e si distaccano dalla realtà!
Chi prima viveva in una città più grande come il sottoscritto, e poi si è trasferito in campagna, ha iniziato a frequentare città più piccole come Asti e Casale monferrato, per quanto riguarda i servizi, per il resto non ci porto proprio i piedi!
E ha notato come l'ambizione del cittadino di una città più piccola, sia quella di copiare in tutto e per tutto i comportamenti e lo stile di vita dei cittadini delle città più grandi.
Rovinandosi del tutto!
Quando 15 anni fà ho cominciato a gravitare intorno ad Asti, mi sono trovato in una realtà molto più vicina all'uomo fin dai suoi principi essenziali: una stretta di mano valeva ancora come un contratto, una coda di auto era più silenziosa educata e meno arrogante di quella di una grande città, la gente quel tanto più lenta che le permetteva ancora di mantenere rapporti umani tra concittadini, i bambini e i ragazzini erano più in gruppo e facevano ancora crocchi di simpatia ai margini delle strade,......
Oggi tutto stà già cambiando, e non è più la cittadina di prima, la gente comincia ad essere più nervosa ed insofferente, più arrogante di prima, più chiusa e "torinese"!
Non mi piace!
Certo! C'è un sistema per usare le tecnologie necessarie ad una vita più semplice, senza stravolgere le vite vere: restare attaccati alla realtà!
Ragazzi che crescono crescono crescono e cominciano forse a fare qualche lavoretto intorno ai 30 anni, che pensano che l'evoluzione sia l'alienazione dalla famiglia, dai rapporti umani che impegnano le persone tra di loro, che non hanno un fazzoletto di terra per correre e fare esperienze anche con il corpo; e non sono esperienze che possono essere sostituite da ore passate in una palestra o in una piscina (e lo dice uno che è sempre in piscina!), sono esperienze che vanno fatte sulla strada, per crescere veramente, per sentire l'aria, la gente, la precarietà anche: come un vestito - seppur provvisorio - ma come una "pelle" da curare!
Poi lo sbaglio avviene quando si pensa che curare quella "pelle" consista nell'uso di tante cremine e sostituzioni plastiche; se si accettasse la natura e la si affiancasse, anzichè ostacolarla nel tentativo stupido di sostituirla con qualche cosa di migliore che finisce soltanto per essere un surrogato, si potrebbe curare quella "pelle" con una boccata d'aria pura nei polmoni e accettare sane rughe a dispetto di truccate e malate tirature!
Ho usato un linguaggio allegorico volutamente, perchè penso che quello che chiediamo alla nostra pelle, al nostro look e alla nostra immagine, vada di pari passo con l'illusione che ci rendiamo di una vita più evoluta soltanto pe l'uso di strumenti più raffinati; ma alla fine è l'uomo a fare l'uomo, non i suoi strumenti; anzi a volte sembra che si cerchi quella malata tiratura che sembra salute, ma è malattia: come chi sostiene che chi vive in una città più grande è più fortunato, ha più occasioni di cultura, di incontri e scambi,....
Sono fantasie però!
Più la città è grande, più il cancro cresce e ci si allontana sempre più dall'uomo, finendo per sovrapporre alla nostra persona la nostra immagine; e allora lo specchio diventa lo strumento più "democratico" che ci restituisce la tranquillità di una persona che cerchiamo, che rievochiamo, che ricordiamo di essere stati, ma che non è più!
Sono ovviamente a favore del progresso, purchè non lo si immagini soltanto di meccanismi più sofisticati, dimenticando la nostra natura umana; morto l'uomo, la macchina è inutile.
Salviamo prima di tutto l'uomo!
Questo è il vero progresso!
Fabio, ho cominciato a dare un occhio a quel filmato (primi 5 minuti), condivido tutto ovviamente! Ma ne parlerò ampiamente appena lo avrò visto se non tutto, buona parte; grazie per la segnalazione molto utile!
Buona giornata per domani e complimenti per gli argomenti, e per il modo tuo di porli!