mercoledì, 18 maggio, 2011, 10:12
C'è troppa indecisione nel chiamare le cose con il loro nome e, la cautela è davvero eccessiva quando sarebbe più opportuno prendere una chiara e netta posizione.
Siamo sempre titubanti,lo siamo anche quando il Vangelo non lascerebbe l minimo margine di dubbio e, facciamo un pessimo uso dei se e dei ma che si mettono avanti per giustificare qualunque azione.
L'omertà si pratica nelle piazze e, talvolta, diventa di casa anche negli oratori e nelle sacrestie e quel che resta, è il vuoto di una tristezza che tra una delega e un'omissione smarrisce il senso autentico della responsabilità.
Tuteliamo le istituzioni a scapito delle singole persone, difendiamo i simboli e mettiamo da parte il loro significato e cerchiamo disperatamente di salvare quelle forme ormai prive di un qualsiasi contenuto.
Vorremmo salvarci con la forza dei numeri che si ottengono mescolando tradizione, curiosità, burocrazia e convenienza, peccato che i numeri primi siano sempre più soli e alla deriva.
"Quando il figlio dell'uomo verrà, troverà ancora la fede sulla terra?"
Bella domanda! Forse è davvero tempo di provare a rispondere.
mercoledì, 18 maggio, 2011, 16:01
Parole chiare e abbastanza inequivocaboli ma.... perchè si fa così fatica a trasformare la parole in fatti?
Diventa difficile non pensare che tutto è inutile se poi le persone che dovrebbero essere al di sopra delle parti, e al di sopra di ogni peccato, si macchiano del peccato di "nascondere i fatti" per mantenere una figura esteriore intatta.
Argomento molto spinoso e degno di approfondimento ma, come avete capito, non sono molto capace a tradurre in parole i miei pensieri.
Che tutto questo clamore possa per una volta portare un pò di giustizia ma soprattutto che risvegli le coscienze di chi sa e fa finta di nulla.