venerdì, 20 maggio, 2011, 10:17
Sarà sufficiente lo spostamento di voti da una coalizione politica all'altra per affermare che il vento è cambiato?
Se Milano andrà a Pisapia entreremo in un nuova era che porterà pace, giustizia e amore in tutto lo stivale?
La vita politica di questo paese mi rammenta più la canicola che il vento e, almeno al momento, appartengo alla categoria degli scettici.
La sinistra non ha ancora messo alcun ordine al proprio interno e se da un lato non ha un "imperatore" che la guidi e conduca, dall'altro è sfilacciata dalle beccate di troppi galli del tutto incapaci di dialogare e di scegliere un qualunque valore che non sia il "nemico comune" di Palazzo Chigi.
Quando e se, l'uomo di Arcore andrà in pensione, chi potrà mai essere il leader in cui l'Italiano medio potrà identificarsi?
Di che cosa mai parleranno i Di Pietro e i Bersani?
Perché la giustizia sociale di cui tanto si parla, non è che abbia mai prodotto più che saliva anche nelle ugole di sinistra e non c'è alcun argomento credibile che mi faccia pensare che, per fare un esempio, un Bersani avrebbe riportato a casa i nostri soldati di pace inviati qua e là per il mondo.
Non ho mai sentito parlare Franceschini o Veltroni di riduzione secca del numero di parlamentari e, neanche, di adeguamento del costo dei loro servizi alla crisi del nostro paese.
Sono così impegnati sulle quindici giornate di Milano e dimenticano che Moratti o Pisapia, tra neanche un mese, un bene come l'acqua potrebbe diventare oggetto di speculazione da parte dei privati.
Credo sempre meno alle rivoluzioni di chi vive così lontano dal mondo delle persone comuni: se il vento davvero può cambiare, accarezzerà più probabilmente, il volto di un ex operaio o di un ex bancario che sceglieranno di mettersi insieme, di acquistare un pezzo di terra e di scoprire che un pomodoro è più utile di uno schermo ultrasottile.
sabato, 21 maggio, 2011, 11:30
ASFALTO MEDIATICO!
Bell'esperimento!
Ho sentito stamane che è stato fatto un esperimento nel quale sono stati tenuti alcuni ragazzi lontani da internet, tv e cellulari per 24 ore.
Disastroso!
Alcuni di loro raccontano che è stato come se mancasse loro un braccio, altri ammettono che è stata veramente dura, difficile, ma sono comunque riusciti a superare la prova...
Quando ero bambino, abitavo - purtroppo! - a Torino, ma i miei genitori avevano una seconda casa al Selvaggio (una frazione di Giaveno, dopo i laghi di Avigliana) e lì passavamo tre mesi d'estate e ampi periodi durante il resto dell'anno distribuiti tra le vacanze Pasquali e vari weekend primaverili ed autunnali, ma a volte anche l'inverno ci vedeva affacciarci con cappotti e stufette a gas...
Quando - a Torino - cominciava a spuntare il primo sole di gennaio, nelle ore più calde andavo sul balcone e nel cortile della casetta dove abitavo, e mi sentivo esattamente come un carcerato durante l'ora d'aria..
La falsa idea della libertà si traduce sovente in un malessere peggiore di quello di una prigionia completa; perchè ti fà sognare e ti lascia immaginare cosa c'è fuori, e questa "uscita" ti imprigiona di più alla tua solitudine - la mia era evidentemente quella della lontanzanza dalla natura, dalla verità di un luogo fatto per l'uomo da Dio, e dall'uomo sviluppato seguendo le "istruzioni di percorso".
La città per me rappresentava l'opposto: la sovrapposizione volontaria a regole naturali, falsificandone le esigenze, inventandone di nuove inutili e dannose, e questa sovrapposizione e cancellazione delle regole naturali si andava confermando con una colata di cemento generale sopra ogni presenza della natura e delle sue regole.
Naturalmente queste sono idee che ho maturato con gli anni, ma già da bambino il mio istinto mi spiegava la differenza tra un villaggio in campagna - insediamento naturale per l'uomo - e le grandi città moderne che pretendono di inventare un nuovo uomo tra nuovi finti confini fatti di muri e cemento, anzichè di siepi e fossati...
Quando finalmente si partiva per il Selvaggio, il mio umore esplodeva e mi sentivo fisicamente e mentalmente pronto ad affrontare i sentieri delle infinite camminate di giornate intere che facevamo con mio papà sulle montagne circostanti, era come se dessero l'ossigeno ad un moribondo: le mie narici si spalancavano e la mia mente accoglieva l'imprevisto in maniera del tutto umana: sbocciando!
Lì stavo tutto il giorno all'aperto con gli amici al parco (con gli amici di provenienza torinese) e in giro per boschi con gli amici locali del Selvaggio, inutile dire: quelli che preferivo erano i "Selvaggi".
Il richiamo della foresta?
No!
Del vero, semplice e naturale cammino dell'uomo fatto di giochi adatti a scoprire il giorno e la notte, la terra e Dio, l'uomo e gli animali, gli odori e suoni e colori della natura che oggi i ragazzi nemmeno sanno più cosa sono, le sue regole e i suoi molteplici adattamenti alle esigenze umane; una cammino a fianco della natura, non contro la natura, non sopra la natura.
Ci sono villaggi con casette che sembrano continuare idealmente la forma del "monticello" dal quale svettano, borghi che intuendo le esigenze del terreno e le sue caratteristiche, disegnano frammenti dorati sulle micropiazze e nei vicoli che si snodano tra la pietra e il tufo, tra il pavè e i campanili, seguendo itinerari dettati precisamente dalla natura,....ecco poi perchè sono così belli!
Le grandi città che pretendono di essere il fiore all'occhiello della cultura e delle scienze, dovrebbero aver capito meglio dei villaggi come costruire ripettando l'uomo e l'ambiente; invece lo castigano in tutti i modi sfidando ogni legge fisica e naturale in genere, coprendo tutto con asfalto, deviando percorsi naturali, intaurando palazzi che sembrano offendere il luogo da cui sono sorti, creando ostacoli dappertutto e abituando l'uomo soltanto a rispondere ad esigenze umane (molte delle quali indotte) e non anche quelle degli animali e dell'ambiente col quale formiamo un tutt'uno.
Coprire ed imporre anzichè seguire e sviluppare!
Arrogance!
La tecnologia moderna ci ha abituato a pensare in modo errato, confuso, sostituendo il finto al vero, l'effimero al contenuto...
Ma chi è nato in mezzo alla natura, ha imparato ugualmente ad utilizzare le stesse teconologie senza rimanerne vittima, senza lasciarsi coprire, nascondere....come mai?
L'abitudine a confrontarsi abitualmente anche con fenomeni naturali e problemi pratici, e a seguire regole che vengono suggerite dal nostro pianeta, costruendo case e sviluppando luoghi secondo la naturale e sottintesa - perchè espressa nella natura stessa - lezione che è la stessa che ci detta le regole morali dall'interno,.....aiuta a mantenere la giusta distanza tra amico e teleamico, tra un video e la realtà di un bosco, tra i problemi simulati e quelli in cui occorre rimboccarsi le maniche fisicamente, dimenticando se poi nella vita si fà l'ingegnere, il medico, il musicista, o l'operaio...
E' un problema tutto cittadino quello della confusione tra realtà e finzione, che alla lunga distacca sempre più l'uomo dall'uomo, sovrappondendo ad esso uno spesso strato di asfalto mediatico.
sabato, 21 maggio, 2011, 12:13
Non posso che condividere quanto affermi.
Sono nato in città e in città ho sempre vissuto, ma Asti, un tempo era un'isola felice e la campagna la raggiungevi con quattro pedalate.
Ne riparleremo a breve giro di posta.
Buona domenica!
sabato, 21 maggio, 2011, 21:55
E' vero, Fabio!
Io sono solo 15 anni che gravito intorno ad Asti, bastanti però per ricordare una cittadina ben diversa e più vivibile, la campagna ne lambiva i confini e la stringeva nella sua personalità silvestre, era meno invidiosa delle metropoli e molto più a misura d'uomo.
Buona Domenica a te, e a tutti!
lunedì, 23 maggio, 2011, 10:43
E che devo dire io che ci ho vissuto circa 40 anni fa?
E che rimpiango non tanto le passeggiate a piedi o le interminabili partite a calcio ma i miei 20 anni!
Quando la politica era il dualismo DC - PCI e la lotta studentesca era vista non come politica ma come scusa per scioperare senza capirne il motivo e saltare il compito in classe o l'interrogazione!
Altri tempi, altri problemi, altro modo di vivere.
Ma considerato che non è possibile tornare indietro, anche se è utile ricordare il passato per migliorare il presente e il futuro, assistiamo oggi a tanti "compromessi storici" che servono unicamente a conservare le poltrone che profumatamente il contribuente paga.
E' vomitevole assistere ad alleanze che nulla hanno in comune se non il desiderio di occupare la poltrona e poi spartirsi il bottino.
La rivoluzione è sempre più vicina.
Una buona giornata a tutti.
lunedì, 23 maggio, 2011, 16:27
Si Salvi chi può!
Però se non la spieghi è difficile da capire!
lunedì, 23 maggio, 2011, 16:43
E' vero!
Ieri la Messa, in particolare l'Omelia, è stata bruscamente interrotta dalle grida di una signora (ma forse è meglio dire s'ignora) che dal fondo della Chiesa sbraitava dicendo che una automobile posteggiata da un fedele (fedele nel senso che partecipava alla Messa ed evidentemente, vista l'ira della donna, anche fedele al posto auto domenicale) le impediva di uscire dal cancello di casa sua.
Almeno questo ho capito io.
Lo stupore e l'incredulità sono stati generali, per la maleducazione dei modi utilizzati per un giusto reclamo. Poteva essere più discreta, cercando di non disturbare.
Purtroppo, come ormai capita sempre più frequentemente, all'offesa (la macchina parcheggiata maleducatamente) si risponde con un'offesa più grossa.
Ho ammirato la calma di Don Fabio, che dopo essere stato interrotto, ha saputo con un sorriso continuare l'Omelia senza perdere il filo del discorso e senza lasciarsi prendere dal nervosismo.
Ancora ciao e buona giornata!
lunedì, 23 maggio, 2011, 19:37
Dove comincia la mia libertà e dove termina la libertà del prossimo?
E' giusto che io possa godere di un beneficio a discapito della libertà altrui?
Permettetemi, quindi, di spezzare una lancia a favore della signora che, pur avendo tenuto un comportamento non proprio da signora e quindi opinabile, discutibile e criticabile, si è vista negare la sua libertà di uscire con la macchina dal suo cancello.
Il buon senso avrebbe dovuto suggerirle, a questo punto, di osservare il precetto festivo assistendo alla celebrazione per poi magari aspettare il "reo parcheggiatore" obbligandolo ad una confessione con relativa penitenza di almeno 90 Pater Ave Gloria da scontare ovviamente dopo aver spostato il mezzo incriminato.
Se recidivo si potrebbe aggiungere l'osservare il precetto festivo raggiungendo il luogo di culto camminando in ginocchio.
Personalmente il gli avrei disegnato sul cofano anteriore il segnale di divieto di sosta con vernice indelebile.
lunedì, 23 maggio, 2011, 20:56
Sarebbe stato sufficiente avvicinarsi e spiegare con calma la situazione. Avrei dato io l'annuncio dal microfono e sarebbe risultato immediatamente comprensibile.
Non c'è nessuna lancia da spezzare. Se al posto della messa avesse dovuto interrompere qualsiasi altra cosa lo avrebbe fatto con più discrezione. Mettila come vuoi, ma qualcuno ama litigare e se avessi assistito alla scena non avresti dubbi in proposito.
lunedì, 23 maggio, 2011, 21:09
anche io sono rimasta stupita! comportamento a dir poco particolare, senza contare che sarebbe bastato chiamare i vigili, ma la signora voleva farsi sentire da noi...altrimenti sarebbe passata inosservata, anche lei anelava al suo momento di "celebrità"???
per il resto, ruè, tempo fa avevo visto, mi pare alle iene, di un esperimento simile, ma i ragazzi erano stati lasciati senza cellulari, internet e tv per una o due settimane (non ricordo di preciso) e monitorati da psicologi e co.
Alla fine, a parte l'iniziale trauma, era stato provato che il loro cervello aveva cominciato a lavorare un po' di più, che erano concentrati quando studiavano, che uscivano di più, parlavano maggiormente in famiglia...insomma nessuna grande scoperta, ci si poteva arrivare da soli a capirlo, ma almeno quei ragazzi l'hanno capito.
lunedì, 23 maggio, 2011, 21:53
Ovviamente non ho dubbi.
Mi piace, però, pensare ai titoli dei giornali nel caso in cui, anzichè interrompere una pur piacevole omelia di un sacerdote che stimo, avesse interrotto un comizio di Fassino....
lunedì, 23 maggio, 2011, 22:02
Bravo Altro...
Francesco Salvi docet...però probabilmente non era un diesel
Come dice Mino il reo parcheggiatore uscito dalla celebrazione invece dei Pater Ave e Gloria ha sganciato fior di quattrini ai "civic"
martedì, 24 maggio, 2011, 09:42
Hai ragione Hermione, quei ragazzi poi l'hanno capito, questo il buono.
Viceversa l'esperimento che menzionavo io, molto più breve di solo 24 ore, rendeva questi ragazzi isterici e lamentosi di una loro evidente dipendenza, che in qualche modo li mette al sicuro da dover esercitare rapporti normali con le persone.
Possiamo imparare dalla somma di questi esperimenti, che la dipendenza esiste davvero e che un uso esasperato di questi mezzi, allontana dalla realtà le persone, soprattutto quelle che abitano in ambienti che non le costringe poi anche a vivere esperienze fisiche con le altre persone.
Possiamo inoltre imparare che quando l'assenza è breve, come nel secondo esperimento, emerge soltanto l'effetto scimmia - come nella droga - mentre qunado si protrae le persone ricominciano ad imparare a pensare autonomamente e ad avere rapporti umani più normali.
Io aggiungerei anche che - di solito - chi ne fà un uso enorme, quasi sempre usa questi mezzi nella maniera peggiore, e quindi non per informarsi, leggere, discutere, visionare cose che lo spendido mondo delle tecnologie può offrire, ma soltanto per chattare, curiosare, cercare persone nella maniera più sbagliata ed irreale...
Quindi un primo campanello d'allarme - che non penso sia l'unico del resto - per i genitori di questi ragazzi, è proprio quello del tempo che ci passano, quasi sempre troppo tempo equivale ad un uso deviato e deviante.
Il fatto è che tante volte sono i genitori ad essere dipendenti da queste macchine, ne riparleremo...
martedì, 24 maggio, 2011, 09:54
La persone che è entrata in chiesa in una maniera così irriverente, penso che più che fretta avesse voglia di denunciare rabbia per la sua limitazione temporanea che doveva subire.
Ma temo che questa rabbia non fosse sola, ma accompagnata da una rabbia per la chiesa, per le persone che vanno in chiesa e poi magari si comportano in maniera da far pensare che ignorino le esigenze altrui...
A me è successo a Venaria in una scuola dove insegno il mercoledì, finisco alle 21,30 - esco e trovo la mia macchina nel parcheggio sotto il cavalcavia, bloccata da un altra auto.
A quell'ora la stanchezza e la fame prevalgono ed è facile fare qualche sciocchezza; ha comunque prevalso la ragione e mi sono accorto che l'auto aveva il finestrino lato passeggero due dita aperto, mi sono avvicinato e ho spinto con forza il vetro verso il basso.
Il motorino non si rovina, lo sapevo, ma non sempre funziona, dipende dall'usura delle rotaie portavetro, ma siccome l'auto era vecchiotta ho pensato di farcela, infatti!
Abbassato il vetro, ho infilato la mano e aperto l'auto, messo la folle e tolto il freno a mano, spinta a mano due metri più avanti sono uscito e poi ho rimesso tutto a posto.
Se mi avesse notato qualcuno non avrei avuto problemi a spiegargli quello che stavo facendo,....a volte l'iniziativa premia e non disturba.
martedì, 24 maggio, 2011, 09:58
Ciliegina sulla torta, sotto quel cavalcavia ora girano una scena del nuovo film di Dario Argento in cui si ritrova una ragazza fatta a pezzetti (poteva essere diverso?) e per 10 giorni dalle 15 alle 24 non si può parcheggiare,.....quindi strada a piedi con chitarra e valigietta,...pazienza!
Quasi quasi mi propongo come comparsa, Olga (la persona che gestisce la scuola) mi ha detto che danno 250 euro...
martedì, 24 maggio, 2011, 10:48
Non essere modesto! Io ti vedrei come attore protagonista.
E senza esagerare nel trucco...
Mi raccontava un mio cliente, proprietario di un albergo sul Pollino, che ha dovuto soddisfare le assurde richieste della troupe di cineasti che ha ospitato il mese scorso.
Hanno richiesto una Volkswagen Passat prima serie rigorosamente bianca; hanno rimesso a nuovo motore e carrozeria e, dulcis in fundo, un albero di ciliege coi frutti.
Non essendo ancora la stagione hanno provveduto, dopo aver reperito la pianta, ad attaccarne i frutti uno ad uno.
E la produzione paga...
martedì, 24 maggio, 2011, 12:08
Penso che la signora protestante di domenica non ce l'avesse solo per la macchina.
Si percepiva in lei una rabbia che secondo me andava oltre e raggiungeva l'antipatia, l'avversione per la comunità dei fedeli raccolti insieme alla Messa.
Lo sto sperimentando di persona.
Quando hanno beatificato Giovanni Paolo II hanno mandato uno spezzone di intervista dove Lui diceva che la Fede e Dio vanno coltivati (o qualcosa del genere) e TESTIMONIATI.
E' stata come una folgorazione. Tante volte ho cercato di conformarmi alla Fede ed ai suoi principi, ma quando si è trattato di testimoniare al prossimo queste cose mi sono dileguato!
Allora ho deciso di porre rimedio.
La prima cosa che ho fatto è stato modificare l'avatar in un forum (di stampo professionale) cui sono iscritto, mettendo al suo posto l'immagine di Papa Giovanni Paolo II con sotto la scritta "In Te confido".
Ebbene, da quel momento ho percepito in alcuni altri partecipanti al Forum (è a livello nazionale, quindi molto frequentato), fino a quel momento quasi sconosciuti, una avversione verso le cose che dicevo e verso la mia persona.
Stessa cosa capitava a mio padre, che in uno scomparto della borsa professionale portava sempre con sè in bella vista (penso che lo facesse anche un po' apposta, di non tenerlo nascosto, ora capisco il perchè, era un modo di testimoniare) un crocifisso, nemmeno molto piccolo.
Molti alla vista di quel crocifisso cambiavano: chi faceva battute stupide, chi si rabbuiava, chi guardava mio padre con l'aria a dire: "Ma chi credi di essere!".
Quel crocifisso è stata una delle poche cose che mio padre ha portato con sè nei momenti concitati del suo ricovero in clinica, il giorno prima di andarsene, ed oggi ce l'ho, caro, nel mio comodino, ed è molto prezioso per me.