giovedì, 22 settembre, 2011, 09:38
I sinistrati sono stati di sinistra perché cantavano volentieri "La canzone popolare".
I sinistrati ricordano vagamente Berlinguer, ma hanno ottima memoria della deriva della barca di Dalema.
I sinistrati pensavano di essere l'alternativa alla destra e si sono risvegliati in un mondo in cui il soldo non fa differenza di tasca.
I sinistrati votavano a sinistra perché desideravano avere le stesse case e le stesse cose di chi sceglieva la destra.
I sinistrati amavano la pace, soprattutto in casa propria.
I sinistrati scendevano volentieri in piazza quando era ora di far casino.
I sinistrati prediligevano gli scioperi nei giorni in cui scendeva in campo la Nazionale.
I sinistrati a volte erano contro per il gusto di poter affermare il contrario.
I sinistrati attendono pazientemente l'alternativa all'uomo di Arcore, ma pur avendo visto i Tartari, sono ancora lì ad aspettare un tram chiamato desiderio.
I sinistrati non hanno più tessera e partito.
I sinistrati, a volte, vanno ancora a votare, in altri casi disertano le urne per un mare qualunque.
I sinistrati sono orfani delle idee che non ci sono più.
I sinistrati conoscono bene quella calamità chiamata sinistra.
giovedì, 22 settembre, 2011, 23:04
Sicuramente ogni idelogia politica ha fatto il suo tempo, ogni promessa di ieri si è infranta contro un muro di verità, di piccole verità, di grandi interessi personali, sovente mal celati dietro ad un "paio di calzoni di carabiniere": neri ma con le strisce rosse.
Mi sembra che l'unico modo di guardare al futuro, dovrebbe essere quello di dimenticare da dove si viene e cosa si urlava il giorno prima, mettersi al servizio degli altri, e pensare (o meglio ripensare) la politica non più come una sistemazione personale, bensì come una sitemazione globale, all'interno della quale si troverà anche la mia condizione.
Ma soltanto all'interno dell'interesse di tutti.
Dico delle banalità?
Beh, lo sò!
Ma come fare a non dirle del resto?
Se si parla sul serio bisogna per forza cercare di insistere su quello che stà prima della politica, davanti e non dietro, altrimenti ogni altra considerazione, discende inevitabilmente da una disattenzione su questa premessa inevitabile.
Parlare del prima, rilanciare una politica come servizio sociale, ma soprattutto anche come dice giustamente il nostro Papa: considerare che la crisi attuale è anche una crisi della morale, della famiglia...
Ma dove sono oggi la morale e la famiglia?
E il tanto famigerato orgoglio della propria persona, reso tale solo da una dignità umana oltre gli specchi?
Dismesso!
Come un abito inutile.
Penso che bisogni ripartire da qui, ricominciare a parlatre alle persone del bisogno che c'è di morale e di fedeltà reciproca, se ci si vuole aspettare di avanzare di qualche passo, penso che vada fatto a monte dalla politica, riconvertire in necessità dell'uomo l'esigenza di una fierezza di comportamento e dignità della persona.
Quello che buttava il pezzo di carta o il pacco di sigarette vuoto dai finestrini dell'auto, e poi incolpava i napoletani di "napoletanità", è diventato l'ovunque, il chiunque.
Ci si nasconde dietro le colpe altrui per accuasar qualcun altro del disastro che tutti stiamo vivendo!
Cominciare a non buttare quel pacco vuoto, quando non si è visti da nessuno: questo è riconvertirsi al rispetto personale!
Allora domani sera la pizza?
Dove la facciamo?
A me và bene tutto, posso passare a prendere chi è a piedi e riportarlo a casa.
Fabio, CioccoStè e chi altri ben vengano!
venerdì, 23 settembre, 2011, 08:23
Sono qui caro Rué e per me va ancora bene.
Se mi dai un colpo vengo in piazza Torino perché qui dovrebbero chiudere per Arti e Mercanti.
venerdì, 23 settembre, 2011, 10:02
Va benissimo anche per me, allora sentiamo un suggerimento d'orario da CioccoStè, e così facciam 31.
A più tardi Fabio!
venerdì, 23 settembre, 2011, 23:00
Inutile sperare nel satellite che sta precipitando sulla terra; i frammenti sono troppo piccoli per distruggere Montecitorio e non sono teleguidati per cadere sulle sedi dei parlamenti regionali o provinciali; e poi la storia insegna che morto un Papa se ne fa un altro o, per i non cattolici, "Il Re è morto. Viva il Re".
Dobbiamo quindi trovare un altro modo per liberarci dei nuovi e vecchi tiranni che affamano il popolo, perchè le bellissime parole del caro amico Ruè non sono altro che utopia.
Sarebbe bello pensare ad una politica volta al servizio del popolo, ma sappiamo bene che chi viene eletto pensa prima a se stesso, poi a parenti e amici e poi cerca di trovare il modo di star seduto l più a lungo possibile, aspettando di andare in pensione con un vitalizio da far impallidire l'artigiano che ha lavorato una vita.
Il tempo passa, e se ne è accorta Cicciolina (non fate finta di aver dimenticato chi è e che cosa ha fatto) che si è vista assegnare il vitalizio da deputato per circa 6 mesi di casta frequentazione del palazzo.
Cade il satellite, e razzista come un vecchio sudafricano preferisce il nord al sud dell'Italia.
Fate attenzione questa sera all'uscita della pizzeria...
E fate un brindsi anche alla mia salute.
Buon appetito.
P.S.: non ho voluto "sparare sulla Croce Rossa" parlando di Moratti e delle vicende della beneamata, che in tre giornate di campionato hanno innescato un numero di barzellette superiore a quelle dedicate ai carabinieri negli ultimi 10 anni.
sabato, 24 settembre, 2011, 00:21
E' proprio nell'affannarsi a sentenziare, a giudicare, a scandire con peso che l'"utopia" è soltanto un utopia: che questa parola resta solo un utopia!
Ciò che sembra un gioco di parole, è in realtà una lucida presenza che ingombra le nostre paure e le gonfia di sicurezza solo quando si prende a ridere il "serio", le riempie di occhi di vetro per vedere la realtà come da un filtro che ne lasci passare soltanto i luoghi comuni, le riempie di orecchie di acciaio che ascoltano solo le voci grosse e non credono ai sussurrii, le sottomette con la forza dei numeri e le fa crescere a dismisura se solo sentono rotolare questa parola: cambiamento!
Oggi il Papa in Germania, citando San Agostino, ha detto "il diritto è l'unica cosa che fà la differenza tra uno stato ed una banda di ladri"; se consideriamo quet'esigenza forte di cambiamneto un'utopia, allora abbiamo già gettato la spugna, ci vuole la forza dei giovani e la lungimiranza dei vecchietti quali ci approssimiamo a diventare; senza questa "fantasia" che rende l'utopia possibile, tanto vale imbracciare un fucile e scendere tutti in piazza a sparare.
Credo nella vita, però!
E so che non so quando, ma il freno continuo che molti spingono a fondo (e qualcuno chiama utopia, qualcun altro fantasia, qualcun altro semplicemente sorride...), finirà con rallentare la corsa in direzione morte!
CioccoStè?????