lunedì, 7 novembre, 2011, 16:56
Fai una cosa nuova! Non perché sei annoiato, perché lo fanno gli altri o perché vuoi stupire qualcuno: fai una cosa nuova e prova meraviglia di te stesso.
Fai una cosa nuova e prova a riconoscere in te i segni di un mondo che sta cambiando e chiede passeggeri più consapevoli.
Fai una cosa nuova e chiediti se le ragioni di tamte situazioni subite siano da attribuire alle circostanze, alle persone, alle cose o, molto più semplicemente, a te stesso.
Fai una cosa nuova e prenditi la responsabilità delle tue scelte, ma lascia il peso e la zavorra di inutili sensi di colpa che umiliano e mortificano, ma non sono di grande aiuto quando vuoi essere migliore.
Fai una cosa nuova e scegli di essere quello che ti aspetti dagli altri: abbandona quello che più non serve e prenditi cura di quel che rimane.
Fai una cosa nuova e osserva bene i tuoi giorni: ci sono parole che non hai considerato, immagini che sono passate mentre eri distratto, silenzi riempiti da consigli per gli acquisti e, molto spesso, è da quelle parti che è possibile trovare una parola o un gesto da recuperare.
Fai una cosa nuova: prova a immaginarti come una persona felice e non lasciarti intimidere dall'apparente impossibilità che blocca e paralizza quanto di più profondo abita in te.
Fai una cosa nuova e prova a credere che non è Dio l'ostacolo alla tua realizzazione, ma un'immagine infantile continua a leggere paura dove non c'è altro che amore.
lunedì, 7 novembre, 2011, 23:16
Bestemmie!
Non ho mai capito chi le dice, se lo fà perchè credendo in Dio, lo accusa della propria: sfortuna, incapacità, povertà, carente salute o altro...
Se è così è strano che si pensi che qualcuno che chiamiamo Dio, prima si occupi di metterci al mondo e di costruirci un mondo su misura, e poi si nasconda dietro ogni albero a punzecchiarci per assecondare la sua vogli di male, di godere del male altrui.
Tutto amore prima e tutt'odio dopo?
Se non è così, chi si chiama Dio?
Di che lo accusa se si sà che non esiste, che è stato inventato da qualche stolto per non sentirsi troppo soli e per esorcizzare la paura della morte?
Tutta razionalità prima (l'uomo) e tutto istinto puro dopo!
Talmente nutrito di irragionevolezza da chiamare dio qualcuno che si insulta in tutti i modi, e subito dopo irridere con decisione chi lo crede vivo e operativo.
Fare una cosa nuova, può anche essere per ogni persona, chiedere un minimo di coerenza a sè stessi, ed impegnarsi a difendere le proprie idee con veemenza, ed essere pronti a cambiare idea quando un fatto, un ragionamento o una persona bussano nel tuo cuore.
Fare una cosa nuova, può anche essere per prudenza: tutte quelle vecchie sono state già fatte (ne siamo soddisfatti?) e allora alzarsi un mattino, cambiarsi d'abito, cambiare lavoro e provare a nascere di nuovo e porsi nuove domande che fino al giorno prima si presumevano inutili e superate,...può rappresentare un cambiamento, uno spirito in evoluzione e non statico e morto; può rappresentare la svolta della vita...
Fare una cosa nuova può anche essere lo stupirsi della propria vita e non darla affatto per scontata, ma immaginare il nulla primordiale e capire che dalle pietre non nasceranno mai emozioni, "qualcosa" dev'essere intervenuto ad un certo punto e dato il "la".
Fare una cosa nuova è uscire dall'anonimato di chi si non scommette mai; o per il sì o per il no bisogna scommettere, perchè non farlo è superficiale e anche un pò vigliacco.
Perchè vigliacco?
Perchè se esistono leggi regolate da un Dio, vanno osservate e se non esistono bisogna inventarne di buone.
L'agnostico invece non si pone nessuna domanda e ciò che ne consegue è che non si fanno leggi buone perchè non le ha fatte nemmeno dio, e non si rispettano quelle di dio perchè non esistono.
Non è un arrampicata sui muri, è quello che stà già accadendo nella nostra società decadente: si arricchisce sempre più di cose e si svuota e impoverisce sempre più di contenuti.
L'ateo vero (che è pur sempre religioso affermando con certezza una cosa indimostrabile: l'inesistena di dio) conserva la sua dignità, s'interroga e soffre della mancanza della spalla sulla quale vorrebbe a volte poggiarsi per essere consolato, s'interroga e legge e studia e s'informa e si sbatte per arrivare ad una verità.
Chi la cerca - la verità - anche se non la trova, ne sente l'esigenza e tenta di sosituire con criteri umani una logica e delle leggi che abbiano sapore di verità.
Chi non cerca, non si interroga, "vive e lascia vivere", è molto simile invece a quell'idea di libertà che sà di licenziosità, di svacco puro dove ogni cosa che non entra in un portafoglio o in un paio di mutande, è inutile.
E il pensiero e le emozioni (quelle vere) sicuramente rimangono fuori.
Chi si abita, può affermare di esistere; chi si diserta è come una pianta col portafoglio.
Fare una cosa nuova, non avere una cosa nuova.
Che bella cosa, Fabio!
lunedì, 7 novembre, 2011, 23:22
Quando ho fatto la seconda elementare ho dovuto sostenere un esamino per accedere alla terza classe, allora era così!
Chissà se con uno scritto simile a quello che ho appaena terminato, avrei passato quell'esame?
Bah, a volte la fretta...
Ma è comunque meglio che no dire niente!
mercoledì, 9 novembre, 2011, 01:27
Avresti tranquillamente ottenuto la laurea, caro Ruè.
Una mia insegnante di lettere misurava il voto nel compito in classe in base alla lunghezza del tema, mentre un altra si basava sul contenuto.
Tu avresti avuto sufficenza piena in entrambi i casi.
Il pensiero obbligatoriamente va ad un mio caro amico che non c'è più, grande giocatore di burraco.
Si professava ateo convinto, e nella sfortuna che lo accompagnava nel gioco bestemmiava tutti i santi del calendario.
Dopo avergli fatto notare la sua condizione di non credente, aggiungeva alle bestemmie la proverbiale frase "sempre che esistano".
Se ne è andato l'anno scorso per un male che non lascia scampo.
L'ho visto nella sofferenza e non so nemmeno se mi ha riconosciuto; la moglie mi ha detto che prima di morire ha voluto comunicarsi e prendere l'estrema unzione.
L'ho rivisto composto nella bara con una espressione serena, come quelle rare volte in cui riusciva a vincere al gioco.
E mi piace immaginarlo lassù su una nuvoletta seduto accanto ad altri nostri amici che ci hanno preceduto e che lui ha sempre apostrofato come pessimi giocatori di burraco usando anche epiteti irripetibili; e li vedo giocare sereni nel mondo senza tempo.
Per la legge del contrappasso di Dantesca memoria la sua punizone sarà giocare con questi amici, ma senza poter bestemmiare.
In Paradiso non è concesso.
Buona notte
mercoledì, 9 novembre, 2011, 12:54
nel nostro piccolo una cosa nuova la stiamo facendo anche noi ...e speriamo che sia segno di un mondo che cambia in meglio, perchè al momento ho un po' di paure...
giovedì, 10 novembre, 2011, 10:23
Sarebbe davvero cosa nuova, direi persino straordinaria, riuscire a ri-considerare se stessi in una luce diversa, senza luoghi comuni e senza pregiudizi.
Eh sì, perchè spesso ciò che siamo e ciò che ci sentiamo di essere sono condizionati da un insieme di regole, caratteristiche, direttive, e cose simili che guidano quasi automaticamente la nostra vita, senza che nemmeno più ce ne accorgiamo.
E' come se scattassero degli automatismi prima nel pensiero poi nelle azioni che ci portano a vivere una vita apparentemente libera, ma spesso condotta su binari che ci portano lungo strade e verso direzioni accettate, ma magari nemmeno volute.
Spesso ti chiedi: chi sono?
Sarebbe cosa nuova davvero riuscire un giorno a trovare (o ritrovare) l'essenza di sè, quella persona nascosta da qualche parte in noi stessi, che spesso non si vuole ascoltare, anche quando grida per farsi notare.
Quella sarebbe davvero una bella svolta.