lunedì, 16 gennaio, 2012, 17:35
Ho postato in prima pagina un articolo inviatomi dal Dr Claudio Delfini: se qualcuno desidera commentare può farlo qui!
lunedì, 16 gennaio, 2012, 17:39
visto, non sono ancora riuscita a leggerlo tutto, ma già l'inizio mi sembra interessante...
appena riesco a farlo aggiorno!
lunedì, 16 gennaio, 2012, 23:33
Bellissimo tema!
Certo richiederebbe pagine e pagine per dir qualcosa, ma la stanchezza non lo permette.
Sicuramente tutti gli argomenti riportati come discendenti da una mentalità legata esclusivamente al profitto e al denaro come dio: consumismo, l'avidità del possesso, il lusso e il sesso sfrenato, ecc..., sono verissimi.
Volendo per forza cercare se sia nato prima l'uovo o la gallina, non saprei dire neanch'io; ma un'idea ce l'ho però.
Tenterò una sintesi estrema!
Temo che lo sviluppo scientifico degli ultimi due secoli, abbia come intontito molte persone che si sono lasciate convincere che l'uomo stesse per raggiungere o per superare Dio; avviluppati tra le "sicure" braccia della scienza molti si sono convinti che di lì a poco si sarebbero sconfitte tutte la malattie, risolti tutti i problemi umani economici e psicologici, fisici e di convivenza tra le persone, astrali e terrestri, ecc...
Si sono convinti che tutto sarebbe - presto o tardi - passato per le tenaglie della scienza che ne avrebbe ridotto all'osso la problematica, sgretolandone l'involucro che fino ad allora appariva misterioso.
Si sà, quando ci si fida ciecamente di qualcuno, si perde la fiducia in chi si stimava prima; questa fiducia illimitata nelle risorse umane che da sole sarebbero state bastevoli, ha portato l'uomo a sfiduciare Dio, a "rendersi conto" che anche lui in qualche modo dipendeva da noi e a costruirci teorie che supponevano un'invenzione umana del dio che più ci appariva simile a seconda delle circostanze e del momento storico.
Sfiduciando completamente Dio, l'uomo ha pensato di pensare meglio di lui, e quindi sostituire ad un presunto destino castigato dell'uomo voluto da dio, un destino colorato e ricco di fortune costruite.
Se la vita coincide - e termina - con la vita umana, e se Dio non esiste che nei nostri pensieri, si è pensato che la scelta migliore sarebbe stata quella di ottenere "il massimo" con qualsiasi mezzo.
Da qui l'idea del "profitto senza frontiere", l'idea della droga o dello stordimento ottenuto con altri mezzi (anche musicali o pseudomusicali) come il sesso o il piacere dell'oggetto nuovo giornaliero; si è sostituita l'idea del tutto in Dio, con l'idea del tutto in un pc, si è sostituita l'esigenza spirituale e trascendentale che abita ogni essere umano con l'esigenza trasgressiva, si è sostituito ogni bene della terra e della vita dell'uomo - come il tempo o la serenità o la realizzazione di un progetto che migliori l'umanità, o la percezione della bellezza della natura e della musica (vera) e le emozioni vive che ne derivano - con surrogati acquistabili nei supermercati.
Si è in pratica inventato un nuovo uomo!
Un uomo che preferisce un profumo chimico a quello delle gaggie in fiore, che preferisce le grigie e caotiche strade della città alla colorata e tranquilla vita della natura (che non è un'alternativa alla città un po' coraggiosa come molti pensano, ma la realtà nella quale è stato concepito l'uomo!) che preferisce le luci delle vetrine dei negozi agli splendidi e traboccanti cieli stellati, che preferisce il superlavoro e teme il tempo libero - perchè sà che Dio lì lo attende e tornerà a farsi vivo, che preferisce il caos dal quale pensa di provenire alla tranquillità costruttiva, che preferisce studiare tutto piuttosto che imparare dall'esperienza, che preferisce giocare in modo virtuale ad un amico vero, che preferisce fare la spesa - sempre - piuttosto che vivere!
Un uomo che deve spendere per vivere!
Non già un uomo che necessita anche del denaro per nutrirsi, per erudirsi, per pagare le bollette, per un auto che lo conduca dove occorre e per una vacanza estiva: il chè è normale desiderio di ogni essere umano.
No, tutto ciò che viene dopo e che non solo non serve a nulla, ma che aiuta a disimparare ciò che è naturale con la scusa del progresso e dei suoi benefici, anche quando questi benefici esulano del tutto dalle esigenze reali e vanno a sostituire ogni bisogno reale con tutto quello che si può comperare.
Se l'uomo imparasse a capire che soltanto alcuni benefici (e di solito i più piccoli) si possono acquistare a suon di denaro, mentre ogni altro beneficio si può solo conquistare come una bella famiglia, un po' di tempo libero - non per oziare - ma per appartenersi e concepire le scelte giuste per la vita, una dimensione spirituale appagante, un contatto - costante non saltuario - con la natura che benefici lo spirito e di conseguenza anche il corpo, un rapporto sereno col creato e con gli uomini, un rapporto con l'arte che non supponga una novità ad ogni curva, ma un'idea serena e ben espressa che coincida con la natura dell'uomo e non con i suoi pesticidi come avviene rigorosamente nella musica e nella pittura e nella letteratura e nella fotografia,....dove ciò che conta è diventato sempre più lo stupore non l'emozione: il film dell'horror che travolge il sentimentale...
Se e quando l'uomo capisse tutto questo - e tanto altro che non ho tempo di esporre (di ciò che penso naturalmente) - potrà forse allora "rimappare" l'area lavorativa e tararla su esigenze reali che distinguano l'uomo da una macchina, potrà ritornare ad un pensiero più aperto e non ghettizzante come quello che propongono la scienza e la tecnica da sole, aprire le porte all'uomo nella sua totalità e nella comprensione che:
"L’ordine che la scienza scopre nella natura, riflette in qualche modo la mente del Creatore dietro le cose.
In altre parole, Dio ha creato un mondo che ci mostra.”
come afferma il filosofo Roger Trigg.
e ancora che:
"La gioia non viene mai contaminata dalla povertà
La gioia viene contaminata dall'egoismo"
come afferma Padre Giovanni Ercole.
Sono sicuramente e puntualmente finito fuori tema, ma almeno ci provo.
Mi piace osservare una pianta dalle sue radici, prima di lamentarmi che qualche suo ramo stà marcendo, probabilmente se troverò la cura per le radici ed il tronco maestro, anche i rami cresceranno più sani.
mercoledì, 18 gennaio, 2012, 19:13
vediamo un po', premesso che scopro ora che esiste e cosa sia l'UCID,
sono piena d'accordo quando si parla di consumismo e deificazione del denaro, con tutte le conseguenze che questo ha avuto sul mondo del lavoro.
su wikipedia si legge:
L'UCID si propone di promuovere:
- la formazione spirituale dei suoi iscritti e lo sviluppo di un’alta moralità professionale alla luce della morale cattolica;
- lo studio e l’attuazione di iniziative volte a ispirare l’attività delle imprese ai principi della Dottrina sociale della Chiesa e ad assicurare un’efficace collaborazione fra i soggetti dell’impresa ponendo la persona al centro dell’attività economica;
allora se solo tutti gli imprenditori e dirigenti dell'UCID applicassero questi due aspetti credo che la situazione generale sarebbe di certo migliore...lo stesso dicasi per tutte quelle persone che in generale si dichiarano credenti, anche se sono semplici lavoratori e non ricoprono cariche così alte.
purtroppo ho il sospetto che, come succede già nel mondo della politica, la fede sia usata come bandiera da sventolare al momento opportuno, salvo poi essere dimenticata quando dalle parole si passa ai fatti concreti. se più generalmente riuscissimo a recuperare un senso di civiltà molti dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi almeno diminuirebbero.
I quesiti posti alla fine dell'articolo mi sembrano interessanti e sono sicuramente un buon punto di partenza per cambiare qualcosa.
giovedì, 19 gennaio, 2012, 19:40
Caro Delfini, la ringrazio delle belle e puntuali considerazioni che mi ha
inviato e che non solo condivido, ma sottoscrivo pienamente, rammaricandomi
ancora una volta (mi pare di averglielo già detto personalmente) che non
siano state fatte ad alta voce e non abbianoquindi innescato quel dibattito
che avrebbe potuto far scendere le mie considerazioni di principio, formali,
quasi di metodo, verso il basso, la prassi, il costume, gli stili di vita,
in una parola verso una verifica puntuale e pratica dei princip. Perché di
questo si tratta quando si parla di etica, anche di etica del lavoro:
applicare in modo rigoroso e argomentato i principi alla prassi, al costume,
alla vita quotidiana. Questo purtroppo non è avvenuto durante il convegno.
Personalmente se fossi stato interpellato qualcosa di più pratico e concreto
avrei potuto dirlo. Quanto meno avrei avuto l'occasione di condividere e
sottoscrivere pubblicamente, e non solo in privato, come faccio ora, le
considerazioni che gentilmente mi ha inviato. La ringrazio di cuore per
l'attenzione che ha riservato al mio intervento e le auguro buon lavoro
nella sua cooperativa e per la sua cooperativa. Nella speranza che operatori
coraggiosi e coerente come lei facciano frruttificare i principi che sono
stati rischiamati e che certamente non vengono ancora coerentemente
applicati nella società e a volte, purtroppo, nemmeno nella chiesa. don
Giuseppe Trentin