venerdì, 24 febbraio, 2012, 10:53
Crescere, crescere, crescere e, ancora crescere.
Crescere senza diventare qualcosa di meglio e di più.
Crescere per riempire le case di nuovi elettrodomestici destinati a durare una breve stagione, per moltiplicare il numero di automobili sulle strade e per riempire il frigorifero di immondizia più o meno riciclabile.
Crescere per chiedere un nuovo prestito, per andare a dormire con l'ansia di quello che non si potrà mai restituire e crescere per distruggere e ricostruire.
Crescere con la benedizione di un terremoto che faccia ripartire l'edilizia e una guerra santa che giustifichi l'acquisto di nuove e sofisticate armi.
Crescere per sopravvivere e ammalarsi di ogni singola malattia, per aumentare il numero degli scaffali di una farmacia e per continuare a osservare chi muore per l'assenza di un bicchiere d'acqua potabile.
Crescere per il bene di un centinaio di banchieri che si stanno spartendo il mondo acquistando i nostri debiti, con l'aiuto e il beneplacito dei loro maggiordomi prestati occasionalmente alla politica.
Crescere e continuare ad essere schiavi, noi, noi che siamo stati creati e benedetti al pari dei re, noi che se credessimo un centesimo di quel che proclamiamo avremmo già vinto il mondo e realizzato un po' di più le nostre storie.
martedì, 28 febbraio, 2012, 00:17
Crescere per continuare ad essere...noi! martedì, 28 febbraio, 2012, 19:51
Crescere.
Bella parola per chi con uno sforzo incredibile ha raggiunto il metro e sessanta centimetri; sessantacinque con i tacchi.
In Buffoniana veritas è da venerdì scorso che avevo la buona intenzione di rispondere, e l'argomento "crescita" si sposava perfettamente su dove era parcheggiato il mio ufficiomobile: lo splendido golfo di Taranto; la tecnologia (leggi chiavetta) non mi permetteva, però, una stabile connessione su internet.
Nel tepore del primo pomeriggio, il golfo brillava ai raggi del sole, e le navi ancorate alla fonda aspettavano il loro turno per avvicinarsi alle banchine per caricare o scaricare le merci.
I motopesca rientravano nel mar piccolo passando sotto il ponte girevole seguiti da stormi di gabbiani desiderosi di cibarsi degli scarti che i pescatori gettano in mare.
E la mia passeggiata, dopo aver assaporato una pizza napoletana dai Fratelli La Bufala si conclude tornando al parcheggio dove mi aspettava la mia vecchia Ford trasformata in ufficiomobile.
Inevitabilmente e obbligatoriamente lo sguardo incrocia sullo sfondo l'ILVA, ex ITALSIDER acquistata anni addietro dall'indistriale Riva per pochi spiccioli dopo una gestione fallimentare.
Costruita negli anni settanta per far crescere gli indigeni, trasformando una tribù di pescatori e contadini in quanto di più evolutivo si potesse pensare: l'operaio.
Si, l'operaio, come nell'Alta Italia; "avremo la nostra acciaieria", tuonavano i politici; "lavorerete con paga sindacale, settimana corta, ferie pagate e mutua; e se non avrete voglia di lavorare vi potrete mettere in malattia e sarete pagati lo stesso".
La prima commessa importante viene dalla Alfa Romeo in quel di Pomigliano d'Arco, dove viene prodotta la famosa ALFASUD, macchina "salvadanaio" non per il costo al pubblico ma perchè con un po' di umidità la lamiera si arrugginiva e si bucava, in modo da permettere allo sfortunato proprietario di inserire nei fori le monetine che a fine mese, opportunamente recuperate, gli permettevano di pagare le rate.
Ma la popolazione indigena non è cresciuta; sono cresciuti, però, i debiti verso le banche, verso le finanziarie e verso gli usurai; sono cresciute le malattie polmonari e limitrofe; è cresciuto l'ìnquinamento ambientale che ha portato alcuni mesi fa all'abbattimento di capi di bestiame contaminato da diossina, alla distruzione degli allevamenti delle famose cozze tarantine, ed è cresciuto il dissenso.
Sarebbe troppo semplice dire "chi è causa del suo mal pianga se stesso", ma a piangere, purtroppo, non sono certamente coloro i quali hanno approfittato della situazione intascando fondi pubblici sapendo già a priori i risultati di ciò che decantavano come progresso.
Sorseggiando la famosa birra, come Renzo Arbore anni fa, continuo a dire: "meditate gente, meditate".
Una buona serata a tutti.
P.S.: Fabio, grazie per esserti ricordato del mio compleanno. Ti ringrazio pubblicamente perchè non so come si risponde su facebook.