mercoledì, 29 febbraio, 2012, 16:27
Non è mai pieno l'essere umano e, per quanto s'ingozzi e rischi di morire soffocato abbeverendasi, continua ad attribuire al cibo, alle bevande, ai vestiti, alle case, ai conti in banca e a tutto il resto, il compito di poter colmare quel vuoto che si porta dentro.
Non è mai pieno l'essere umano e il ricco piange miseria meglio del povero, lagnandosi dei prezzi delle carote o della bolletta della luce, mentre "scuda" i propri capitali con la complicità assente dello stato che riceve una piccola parte di imposte come se fosse un qestuante inopportuno.
Non è mai pieno l'essere umano e si racconta la favola, che un giorno, un giorno a venire, ne avrà davvero abbastanza e potrà dedicare il proprio tempo e le proprie risorse ai più bisognosi.
Non è mai pieno l'essere umano e innalza grattacieli e palazzi, ignorando volutamente, il numero degli alloggi sfitti che non impediscono a qualcuno di continuare a morire di freddo su una panchina dell'inferno all'aperto che illecitamente occupa.
Non è mai pieno l'essere umano e, difficilmente potrà diventare ricco, sino a quando non prenderà coscienza che nel mondo della materia non è possibile trovare una risposta per quanto lo Spirito domanda.
Più che moltiplicare i vuoti a perdere, dovremmo considerare noi stessi come vuoti a rendere e colmare la bottiglia di sogni, desideri, speranze, affetti e di tutto ciò che non occupa spazio e può essere trasportato con facilità dove, infine, la ricchezza sarà quella vera.
mercoledì, 29 febbraio, 2012, 17:39
Mi piace l'idea di essere un vuoto a rendere.
Come sempre le tue parole ci fanno riflettere.