sabato, 2 giugno, 2012, 12:09
Sono di un'altra repubblica:
-una repubblica che non ha bisogno di forze armate per essere
rappresentata...
-una repubblica che non ha segreti di stato...
-una repubblica con parlamentari che non hanno conti in sospeso con la
giustizia...
-una repubblica che non parcheggia in doppia fila con la propria auto
blu...
-una repubblica che tutela gli ultimi della fila e dimentica gli
interessi delle banche...
-una repubblica che smette di stare sull'attenti e libera il corpo e la
mente dall'idiozia delle posture e delle inutili sfilate...
-una repubblica che non chiama missioni di pace le proprie guerre...
-una repubblica che non si concede rinfreschi a Roma, mentre altrove si
piangono i caduti della terra che trema.
domenica, 3 giugno, 2012, 16:25
Ciao!
Sì, beh, diranno che l'esibizione delle frecce tricolori non c'è stata, che è stato fatto tutto all'insegna della tanto declamata sobrietà... Ma il fine di tutto non è certo stato quello di poter avere più soldi da devolvere in aiuti, superfluo dirlo.
E di pari passo, la polemica sulla visita del Papa a Milano... Tutto si può fare, basta trovare il come. E l'idea della giornata mondiale delle famiglie è spelndida, ma... anche qui tutto perfetto, lustro, maestoso, all-inclusive, mi viene da pensare. E anche qui, mettiamoci la coscienza a posto con 1000 bigliettoni viola, che sono una cifra enorme di sicuro. Per me. Per loro magari meno. Meglio che niente.
Ma la cosa che mi ha lasciata perplessa, sarò di parte, però la voglio dire: tante parole un po' soporifere e anche mal lette (sentimento e interpretazione emotiva saltami addosso, schnell!), ma una sola frase e dico una, sulle coppie separate. Una frase buttata lì alla veloce, senza stare ad approfondire il discorso. "Il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica: vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienze e vicinanza". Stop. Caro Papa, auspica, auspica pure, ma magari fai anche qualcosa di più concreto, che l'auspicio è gran bella cosa ma non basta mica! Una presa di posizione meno tiepida e più concreta magari aiuterebbe.
Faccio parte di una comunità parrocchiale dove certi pregiudizi vengono affrontati faticosamente non solo con gli auspici, ma con i fatti. E' però triste vedere che si tratta di una realtà inconsueta e che sorprende troppo spesso in modo negativo.
Buon giugno a tutti!
domenica, 3 giugno, 2012, 23:02
Cara Ciocco, ben ritrovata!
Le comunità cambiano poco a poco e prima o poi, cambieranno le cose anche dall'alto. Con un po' di ritardo, ma intanto è già qualcosa trovare un po' di disponibilità a casa propria.
venerdì, 8 giugno, 2012, 14:59
Anche io faccio parte di un'altra repubblica; o di un'altra parrocchia, se preferite.
Il divorziato: colui che, a differenza del separato che potrebbe anche cambiare idea e tornare indietro, ha oramai imboccato una via senza ritorno.
Potremo aprire dibattiti, organizzare congressi, fare comizi, ma i bempensanti continueranno a far finta di niente.
Ma dopotutto abbiamo peccato non rispettando il sacramento del matrimonio, ed è giusto che sia così.
Sono felice lo stesso.
Convivo oramai da più di otto anni con la stessa donna (e me ne sto meravigliando, visto il mio carattere), stiamo ospitando mia figlia che si è separata lo scorso mese e la stiamo aiutando a crescere il bambino che ci ha completamente cambiato la vita.
Ovviamente in meglio.
E lasciamo ai benpensanti la loro vita piatta fatta di noiose quotidianità.
Buon pomeriggio a tutti
venerdì, 8 giugno, 2012, 18:05
Caro Mino,
se andiamo a sollevare i tappeti nei salotti dei bempensanti sai quante cose non convenzionali rischiamo di trovare?
Di questi tempi la serenità è la cosa principale.
Auguri a te e a tutta la tua famiglia allargata.
sabato, 9 giugno, 2012, 17:06
Mino carissimo, il prossimo post è per te! domenica, 10 giugno, 2012, 00:55
Lo aspetto con gioia....lunedì, 11 giugno, 2012, 22:43
La comunione il Signore non ha mai detto di negarla a qualcuno!
Credo sia un'interpretazione troppo umana quella di negare il pane del Signore...., quasi un ricatto!
Detto ciò non vado pazzo per le famiglie allargate!
Sicuramente alcune volte due persone si allontanano per impossibilità di vivere insieme; troppe volte invece ciò avviene per leggerezza nello scegliersi e per incapacità di sopportare i presunti difetti dell'altro.
Sono comunque dell'opinione che se qualcuno subisce una separazione o un divorzio, forse non sarebbe nemmeno il caso di raddoppiare le disgrazie unendo due fallimenti.
A meno, questo è il mio punto di vista.
Sicuramente l'atteggiamento seriale delle divisioni matrimoniali, penso che sia un'ennesima conseguenza dell'allontanamento dai sentimenti veri, quelli destinati a durare oltre la propria pazienza.
Oggi: il futuro?...; spero, domani: il passato!
Additare le persone: mai; un atteggiamento sociale superficiale - invece - penso sia utile riconoscerlo se si vuole progettare un futuro migliore tanto per le coppie che - ancor più - per i loro figli.
Un'adesione completa al Vangelo in questa materia - oggi - sembra cosa da pazzi, anche per molti cristiani; auspico un futuro più responsabile che sia in grado soprattutto di fornire alle nuove generazioni un'immagine meno sfocata della sessualità, dei rapporti tra le persone e dell'Amore che dovrebbe essere alla base di un matrimonio.
Amore che oggi - sovente - viene consumato soltanto sotto le lenzuola; che viene "cartavetrato" dalle troppe liti nelle quali nessuno deve chiedere scusa, fino ad assottigliarsi paurosamente; che viene rinchiuso tra i muri di cinta della propria privacy o del proprio differente portafoglio o della libertà al divertimento individuale; che viene scacciato da atteggiamenti di egoismo che non prevedono difficoltà e quando le incontrano, si irrigidiscono e si ritirano come una mano aperta che dona, si trasforma in un pugno.
Le beghe che possono nascere da unioni tardive - a mio modesto avviso - sono anche più complicate di quelle nate in età giovanile, visto che queste ultime completano insieme la formazione dei caratteri e si abituano fin da presto a "scambiare" i propri difetti con quelli dell'altro; inoltre un affetto che nasce da ragazzi probabilmente diventa più robusto di un "innesto" successivo.
martedì, 12 giugno, 2012, 01:01
Mino: davanti a Dio, sperato o divorziato non fa granché differenza, visto che l'unione è "finché morte non vi separi"...
Dici che a te va bene così, ed è una grande cosa che tu la viva serenamente, ma così non è per tanta gente che invece si ritrova ad essere rifiutata, discriminata, giudicata e che ne soffre, oltre a soffrire già per il dramma del fallimento della propria famiglia. Sono davvero tanti gli esclusi che avrebbero bisogno di essere accolti, capiti, integrati, seppur in modo anche "diverso" (vedi la questione dell'Eucarestia). Nella maggior parte dei casi, invece, trovano solo diffidenza e repulsione. E pensare che è proprio in un momento delicato come la separazione che dovrebbe essere più forte la solidarietà e il sostegno: tante coppie, per esempio, potrebbero riconciliarsi o se non altro non farsi una guerra spietata. Oppure ritrovare una fede sopita, sperimentando la misericordia di Dio.
Gruppi di incontro e di confronto sul Vangelo pensate in particolar modo per loro, o inviti espliciti a gruppi già esistenti in grado di accogliere chi vive drammi di questo tipo, non sono poi fantascienza. Eppure è raro trovare iniziative di questo tipo nelle parrocchie. Mentre è molto frequente trovare vera e propria ostilità. E quando i detrattori della Chiesa mi fanno notare queste cose... difficile dargli torto.
A prescindere, Rué, da quali siano le motivazioni della separazione (che non sono quasi mai unilaterali): a meno che non sia stata tutta una farsa, una separazione non prescinde mai dalla sofferenza. E questo dovrebbe bastare a una comunità per non contribuire a creare il vuoto, ma se mai a colmarlo.
Sul ricatto della Comunione, sono pienamente d'accordo con te!
martedì, 12 giugno, 2012, 22:39
Assolutamente sì, CioccoSté!
Quello che manca non solo in chiesa, ma - peggio ancora - anche tra i cristiani nel quotidiano, è proprio quella condivisione della sofferenza generata dalla separazione.
Perché si pensa (parolona) che sempre ci sia dietro uno sbaglio imperdonabile; e ciò che è davvero imperdonabile non tocca agli uomini giudicare...
Personalmente ho visto anche da vicinissimo separazioni come nel caso di mia sorella: 20 anni di matrimonio, 3 figli e poi un giorno lui comincia a chattare con un'altra e alla fine se ne va con lei.
Sicuramente anche qui ci saranno errori da ambo le parti, ma farei una netta distinzione tra chi viene lasciato controvoglia e tenta il suicidio (com'è capitato a mia sorella) e chi invece arriva per piccoli passi comuni ad una divisione.
Io non sono nel cuore degli uomini e non posso sapere cosa capiti, però l'analisi che tentavo io ieri, riguarda un atteggiamento sociale di leggerezza nei confronti dei sentimenti veri e ancor più del matrimonio.
Si ha quasi la paura d'innamorarsi troppo e di vincolarsi, e in questo modo l'unico assente sulla scena, rimane proprio l'amore: che dovrebbe essere il padrone!
Non è possibile che sia sia arrivati a due separazioni su tre matrimoni, perché qui vuol dire che non si prendono più le misure giuste e si "indossa il primo abito che capita" senza provarlo bene prima...., e sì che oggi prima vanno a convivere!
La Chiesa diventa integralista proprio dove Gesù invece ha perdonato; però il cristiano separato che volesse seguire le "istruzioni" del Vangelo, saprebbe cosa fare, e non so se sceglie sempre l'adesione.
Quindi per concludere, trovo giusto pretendere che la comunità cattolica non si nasconda dietro a un dito, e che vada incontro a chi - in una maniera o nell'altra - è vittima di una delusione; dall'altro capo troverei altrettanto sensato che un separato o divorziato (cristiano) provi a comportarsi come il Vangelo suggerisce.
Poi ogni caso è un caso, e se tu potresti sicuramente essere un'esempio di serietà anche per molti sposati che si riempiono di corna; purtroppo ce ne sono tanti altri che dopo la separazione accumulano storie di breve o media durata per il resto della vita.
In questo caso è ovvio che chi prende così tanto le distanze dal Vangelo, non può poi affermare di voler essere nella Chiesa.
Anche se la Chiesa - secondo me - dovrebbe comunque avvicinarli e integrarli anche con la Comunione, ma soprattutto con l'assenza di giudizio e con tutto l'amore di cui a volte è capace.
mercoledì, 13 giugno, 2012, 12:09
Hai perfettamente colto nel segno ciò che intendevo dire io! mercoledì, 13 giugno, 2012, 13:09