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Un tempo per cambiare (4) 
venerdì, 5 ottobre, 2012, 10:06


Io credo agli sguardi impossibili, agli orizzonti inaspettati, al velo che si dischiude e mostra un particolare che diventa così ovvio, mentre ti chiedi come sia mai stato possibile non prenderlo in considerazione sino a oggi.
Io credo ai cortili nascosti da vecchi portoni sempre chiusi, ai passi del viandante che ripercorre la stessa via e non alza lo sguardo, ai gerani appena fioriti di un balcone prigioniero di un angolo dimenticato.
Io credo al risveglio, alle voci notturne, a quella sensazione di pace che addormenta il corpo e libera lo spirito per un nuovo viaggio che cambia le regole del gioco della vita.
Io credo che non sia giusto tacere per rispetto di una falsa quiete che mette la museruola alle tensioni e ai conflitti perennemente irrisolti.
Apro l'occhio interiore di un altro tempo e se anche ancora non so viverlo, so bene che non è più possibile tornare indietro.
Dopo l'affanno e la paura ogni più piccolo cambiamento entra e si fa spazio in una casa che non potrà più essere quella di prima.

Rué 
sabato, 6 ottobre, 2012, 11:03
Un balcone come quello non è solo vecchio, ma è anche prepotente presente e supposto futuro...
Non so se potremo dirlo altrettanto di tanti "manufatti" odierni, perché troppo legati ad una mentalità e una pratica attuali.
E' quello che capita anche in arte, dove ascoltando certi dischi degli anni "80 oggi, sembra di ascoltare la preistoria per via della tecnologia utilizzata, mentre ascoltando Bach si ha l'idea di vivere il presente esattamente come quattro secoli fa.
Ci sono cose fatte per durare per sempre e sovente vengono capite appieno soltanto quando non ci sono più e nasce la paura di perderle, ed altre che sembrano modernissime ed insostituibili e fanno apparire vetuste le altre, però qualche decennio dopo non se ne trova più traccia.
E' più moderno un "Giovanni Battista" di Leonardo da Vinci del 1512 o un "Femme dans la rue" di Joan Mirò del 1973?
Non rispondo, osservo e ascolto!
Ma dopo - soltanto dopo - ragiono, e immagino il tempo come un treno che viaggia: lo vedi a Parigi, poi a Torino e poi ancora a Roma, ecc.. è sempre lui, cambia soltanto il posto in cui lo collochi e lo vedi; altri viaggi - generati dalle droghe - non lasciano traccia di sé e sembrano sparire dal tempo!
Ecco ho voluto cogliere questo lato della tua foto (bella!)
Speriamo che si riaffacci qualcuno..., CioccoSté ci sei?

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