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Canzoni terapeutiche... 
mercoledì, 31 ottobre, 2012, 16:03


Ho iniziato molto presto a cercare rifugio tra le parole e le note di una canzone e non ho mai smesso.
Una vena di tristezza, un momento di malinconia, un momento di rabbia, un eccesso di gioia...
Penso di avere canzoni per tutte le situazioni difficili che ho incontrato crescendo: canzoni medicina per ristabilire un sorriso, terapeutiche per lasciar andare il cattivo umore,ricostituenti per ogni periodo di stanchezza.
Canzoni da ascoltare, da cantare o da ballare, canzoni che in pochi minuti riescono a farti sentire meglio.
Canzoni che non invecchiano o lo fanno insieme a te, piccole grandi analiste a buon prezzo che suonano e riverberano dentro restituendo l'armonia perduta, la serenità dei momenti migliori e la gioia di vivere sempre e comunque.

Mino 
venerdì, 2 novembre, 2012, 14:15
Noi comuni mortali siamo abituati ad accostare la musica creata da altri al nostro stato d'animo.
Al contrario dell'autore,che crea musica accostandola al suo stato d'animo.
Ovviamente per musica non intendo le classiche canzonette commerciali o il rumore che contraddistingue alcuni moderni stili musicali.
La musica è spesso compagnia, conforto, aiuto, insegnamento; rivela il nostro dolore e la nostra gioia.
Non ho una bella voce, ma è discretamente intonata; non canto mai sotto la doccia e ovviamente nemmeno durante la rasatura perchè oramai sono diversi anni che porto la barba.
Canto in auto, di nascosto da tutti tranne che ai nipotini, che spesso e volentieri mi seguono con la loro piccola voce da "zecchino d'oro".
La musica è anche chiedere scusa.
Chiedere scusa per le settimane di silenzio e di assenza, ed è sbagliato dire che sono tornato perchè non me ne sono mai andato.
Sono sempre rimasto qui al mio posto, senza trovare quel pizzico di volontà per esprimere il mio pensiero.
E di cose da dire ne avrei avute molte...

dieffe 
venerdì, 2 novembre, 2012, 19:59
Non ho dubbi Mino! Grazie di essere tornato a scrivere:BACIO:

Rué 
sabato, 3 novembre, 2012, 10:50
Ben tornato Mino!
E condivido la tua analisi...
Lo stato d'animo di chi fa la musica è sempre per forza quello ha nel cuore in quel momento, ma anche chi ascolta la musica ha un'ampia scelta su cui intonare il proprio cuore a seconda del momento che vive...
In realtà - a meno che non si tratti di una canzone, che di solito è una composizione veloce, almeno nella sua struttura scheletrica portante - capita che l'autore si trovi in un determinato stato d'animo nel giorno e nel momento in cui "accende" quella composizione; ma poi la composizione - che può durare anche per mesi, e a volte anni nella sua ripulitura - durante tutta la sua formazione: obbligherà l'autore a rivivere e ricordare quel momento per portare avanti appunto quel discorso interrotto...
Cosa molto facile del resto, perché chiunque appena ascolta un determinato brano musicale, rivive immediatamente le emozioni vissute al primo ascolto...
E qui mi collego a quello che ha scritto Don Fabio, perché è verissimo: chi ascolta musica regolarmente ha una piccola - media o grande biblioteca nel suo cuore, dove riemergono sentimenti antichi e nuovi che paiono dialogare tra loro, anche quando gli autori sono magari lontani nel tempo e non si sono mai conosciuti...
Ma succede così: che magari un ragazzo di 16 anni degli anni 70 e che magari si chiami come me, accosti nel cuore i Led Zeppelin con De André, che in realtà non erano persone simili né artisti vicini; succede che un uomo quasi un po vecchio del nuovo secolo e che magari si chiami come me, accosti nel cuore J.S.Bach con il coro Elikia - che non hanno nulla in comune tranne la spiritualità - che però dentro di me pur arrivando in un pacchetto di note che si presenta molto diverso l'uno dall'altro - scatena un identico profondo messaggio di spirito...
In realtà - ricollegandomi a prima - quando un compositore deve continuare una composizione iniziata, l'unica difficoltà a volte è rappresentata dal fatto che non sempre si ha voglia di ritornare su un sentimento magari difficile perché triste o "scaduto"; però ritengo che proprio quell'esercizio - costringendo il compositore a riflettere a lungo su situazioni che nel frattempo possono essere per lui cambiate - lo aiuti ad immedesimarsi in situazioni che in quel momento quand'anche gli fossero diventate estranee, coinvolgono però altri: e quindi diventa un esercizio che lega i dolori di più anime in un'unica composizione e avvicina dunque le persone...
E' quindi più che lecito che un buon ascoltatore si senta anche un po autore, perché molto probabilmente il suo dolore o gioia o sentimento, hanno aiutato a definire la composizione nella forma finale...
Forse ho fatto un po di confusione, però quello che volevo dire è questo: in una composizione c'è il nocciolo che è la parte più autentica e rappresenta proprio l'anima del suo autore, poi c'è un'altra parte che si allarga a tante sofferenze o tante gioie che ispirano anch'esse la composizione; dunque alla fine un brano musicale - visto che l'uomo non è un essere solitario - è anche espressione di molti ed è logico che molti si immedesimino e lo sentano battere nel loro cuore...
Sicuramente un mondo senza musica, sarebbe come un corpo senz'anima!

hermione 
lunedì, 5 novembre, 2012, 09:56
ammetto che negli ultimi anni ho ascoltato sempre meno musica, un po' perchè al lavoro dovendo dividere la stanza con altre persone non è sempre possibile e un po' perchè in macchina e a casa scelgo la radio più per i programmi "parlati" e così ascolto quello che passano loro.
in questi mesi poi sto facendo scorpacciata di canzoncine e filastrocche per bambini...potete immaginare! :D

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