sabato, 3 novembre, 2012, 16:57
Non siamo al bar in compagnia di quattro amici pronti a perdonare una battuta infelice o una caduta di tono.
Non siamo tra le mura domestiche dove la familiarità può permettersi di dire quello che, altrove, una qualsiasi persona eviterebbe di ripetere.
Siamo in rete e non c'è rete di protezione: quello ch'è è scritto, è scritto e rimane e, se a volte uno pseudonimo può garantire l'anonimato, in molte più occasioni restano un nome e un cognome e sarebbe opportuno cercare di agire di conseguenza.
Pensare prima di scrivere sarebbe opportuno, ma quante persone rispondono di pancia, di puro istinto e non considerano il peso di una parola che resta comunque scritta.
Non è neanche una questione di cultura, di posizione sociale, di rilevanza pubblica; perché sono davvero persone di ogni genere a rischiare il linciaggio mediatico per una parola di troppo che risulta offensiva per questa o quella categoria e, subito dopo, vai a spiegare che non era quello che intendevi affermare.
Siamo ingarbugliati nella rete delle nostre stesse parole che perdono la capacità di discernere tra pubblico e privato e generano confusione e caos di ogni genere.
Twitta questo, commenta su facebook quest'altro e la velocità delle parole è superiore a quella del pensiero e talvolta va a sbattere e non ha più tempo d'inchiodare.
C'è bisogno di un freno e quel freno è dentro di noi: basterebbe rileggersi cinque minuti dopo e, probabilmente, l'effetto non sarebbe più quello della prima stesura.
Bisognerebbe imparare a distinguere tra le diverse possibilità che la rete offre per esprimere i propri contenuti e invece, tutto viene messo sullo stesso piano e l'assenza di limiti di velocità pone problemi non indifferenti alle rotonde telematiche e agli incroci virtuali.
Senza regole non si va da nessuna parte e se è sufficiente la prontezza nell'insultare il politico di turno o la persona che ha un'altra opinione per sentirsi liberi, la libertà priva di contenuti è sciocca e spesso, anche ridicola.
lunedì, 5 novembre, 2012, 10:04
Ho sempre trovato pericolosi anche solo gli sms e le chat, il rischio di incomprensione è altissimo.
Dovremmo pensare di più a quanto spesso si creano discussioni parlandosi direttamente perchè magari non viene colto il tono ironico o la giusta intonazione data alle parole, o semplicemente perchè non siamo stati capaci di spiegarci bene, figurarsi con le parole scritte!
martedì, 6 novembre, 2012, 10:19
Che è successo Fabio?
Purtroppo la maleducazione dilaga, e non solo in rete!
Ieri a Casale Monferrato - al centro nuoto - stava per succedere una rissa a causa della maleducazione esagerata di uno dei proprietari.
Poi gli altri due soci hanno chiesto scusa per lui, e le acque si sono calmate, ma con promessa verbale di una ragazza coinvolta insieme ad un altro ragazzo e al sottoscritto, della possibilità di un articolino su "Il Monferrato".
Cosa che sarebbe anche giusta, vista l'arroganza, la prepotenza e le minacce di quell'uomo...
martedì, 6 novembre, 2012, 10:48
A me niente, ma continuo a leggere la "leggerezza" di tante affermazioni fatte in rete da persone, anche di un certo spessore culturale, che sembrano non distinguere più una conversazione fatta con quattro amici dalle parole postate frettolosamente su uno dei tanti socialnetwork disponibili. Si scrivono periodi frettolosi che risultano offensivi e inadeguati, si citano notizie che sono bufale, si ha troppa fretta di dire quello che la pancia non permette di arrivare al cervello. E' bello poter dire quel che si pensa, ma è bene pensare a quel che si dice.
mercoledì, 7 novembre, 2012, 00:36
E purtroppo è così, hai ragione, e l'evidenza è sotto gli occhi di tutti!
Ma a volte anche le parole dette a fiato possono essere pericolose, talvolta ancora di più...
Ci vuole davvero tanta tanta pazienza!
E quando penso di averne trovata un po', mi accorgo che me ne manca ancora troppa...
