mercoledì, 2 gennaio, 2013, 08:16
E' sempre un piacere ritornare alla vita di tutti i giorni e lasciarsi dietro questo sabato annuale del villaggio con le sue miccette ormai spente e la consapevolezza, che tutto è abbastanza uguale agli ieri dell'anno andato.
I sogni, quelli veri, appartengono alla quotidianità della vita, alle fatiche dei giorni comuni, ai tempi lunghi che devono prima o poi incorrere nella delusione e nello smarrimento per pesare il valore effettivo delle proprie motivazioni. Ci vuole determinazione, grinta, entusiasmo, ma anche la volontà di non voltarsi indietro per paura di perdere qualcosa o qualcuno lungo il proprio percorso.
Non esiste un sogno che non abbia un prezzo da pagare ed è bene considerare attentamente le proprie priorità prima di avventurarsi in quel terreno scosceso che mescola ragione, emozioni, sentimenti, calcoli e tutto il resto.
Il coraggio di sognare è un gioco incredibilmente impegnativo e comporta un buon numero di conseguenze: quando l'idea stessa di cambiamento fa paura, allora, è bene non sporgersi troppo dal finestrino e mantenere il sogno a distanza di sicurezza.
mercoledì, 2 gennaio, 2013, 22:34
I sogni...
Però non sono tutti uguali!
Ci sono quelli che si fanno a 20 anni per pronunciare un sì che deve durare per tutta la vita...
Ci sono quelli che si fanno a 20 anni per scegliere chi e cosa essere nella vita, e ci si augura che vada bene per tutta la vita...
Ci sono quelli che capitano a qualsiasi età, e coinvolgono la sfera spirituale e portano vita ad una pagina bianca che di colpo si legge come una pagina scritta...
Ci sono quelli che si fanno tutte le sere, e non devono essere per forza a lunga scadenza; perché l'adesione sincera ad essi è proprio quella di lasciarsi andare e non concedersi ad un percorso più sicuro e prestabilito, perché si ha paura dell'incerto...
Ma lasciarsi andare significa anche lasciare aperta la porta alla correzione strada facendo, perché altrimenti si rischia di seguire ciecamente la decisione presa magari a mezzanotte tra due anni e pensarla come la migliore per sempre; ma questo non sempre corrisponde a verità, anzi!
Anzi sovente quello è il peggior momento per prendere una decisione importante, o comunque non è migliore di altre mezzanotte che verranno e ritoccheranno giustamente il sogno, non per tradirlo ma per non tradirlo: perché lasciarlo invecchiare senza nutrirlo di tutto ciò che si impara dopo, significa tradire l'idea generatrice.
E quando mi capita di fare un sogno più importante che porterà aria nuova alla mia vita, non è mai capodanno; ma sempre un giorno caposogno che capita così: per magia all’improvviso...
Se aspettassi capodanno non arriverebbe mai, perché non è la pianificazione razionale a dargli vita, ma uno slancio irrazionale e compulsivo al quale poi segue un ordinamento e una pianificazione successivi che servono a fare strada al sogno, che altrimenti rimarrebbe senza gambe!
Insomma per me il sogno non è come un elastico, ma come una farfalla!
Non come un elastico che permette movimento e slancio ma sempre ancorato alla sua base perché immutabile, ma come una farfalla che libera le sue ali e va - vive e aggiorna continuamente il suo percorso...
Ovvio che gli argini rimangono quelli della propria coscienza, ma le acque si ribaltano e saltano dove la sera prima non sapevo...
Ed è bello così, almeno per me!
Perché quando mi è capitato - raramente - di pianificare un progetto fin nei dettagli, è sempre seguito un fallimento; mentre quando il sogno mi "arriva" e poi io lo interpreto e lo vivo e lo razionalizzo, sovente è un successo...