martedì, 8 gennaio, 2013, 10:11
Ti ho raccontato il giorno
l'ho ripetuto senza tregua
ho atteso paziente l'alba
ho cercato di svegliarti
ma tu resti nel tuo buio
non vedi altro che notte.
Se dico sogno e sono lucido
alterata, rispondi incubo
se indico una fonte di luce
scegli ancora il gioco delle ombre
fuori tutto è già chiaro
ma tu non vedi altro che notte.
Vorrei provare ad aiutarti
ma so bene che non è possibile
anche la mia luce si fa fioca
e ho bisogno di respirare
non c'è cura nè medicina
per chi non vede che notte.
martedì, 8 gennaio, 2013, 11:40
Ogni riga di questa poesia mi fa tremare e con il pensiero vado indietro nei mesi dell'anno appena passato e ripenso . . . , ma anche oggi penso ad una giovane donna che sta lottando contro la depressione , ma tutto è vano. Persino l'amore, in queste circostanze, forse riesce a passare, ma perde la sua efficacia e cito una riflessione di un autore di cui mi sfugge il nome e condivisa in ospedale con un medico che ogni giorno si confronta con la sofferenza: l'uomo non ha pauro di quello che non conosce, ma di tutto quello che non vorrebbe mai conoscere.