domenica, 13 gennaio, 2013, 10:31
Come si fa a non inaridire?
Com'è possibile andare avanti senza lasciare che il cinismo ripetitivo dei giorni abbia il sopravvento sul desiderio di essere e di poter ancora offrire...
A volte il desiderio è quello di lasciar perdere tutto, di abbandonare, di porre fine al gioco neanche troppo disinteressato di chi continua a chiedere quello che a volte non puoi proprio dare.
Troppi rapporti umani e non ho ancora imparato a difendermi con quel minimo di finzione che sarebbe indispensabile per non lasciarsi travolgere.
La mia vita è un albergo, un crocevia di storie che a volte non mi lascia il tempo di considerare dove mi trovo, cosa sto facendo e per quale motivo degli aspetti del tutto secondari diventano ineludibili priorità.
Gli adulti fanno spesso finta che tutto vada per il verso giusto, almeno sino a quando qualcosa del tutto fuori dall'immaginazione e dalla fantasia dei loro conoscenti non rimette seriamente in discussione un buon numero di presunte certezze.
Come si fa a ignorare il bisogno che abbiamo di una vita più vera?
L'età non aiuta più di tanto, anzi, più il tempo passa e più consideri seriamente il rischio di buttare via i tuoi giorni.
E quando gli altri ti ascoltano pronunciare queste parole, pensano che tu sia fuori di te e ti rispondono con l'equilibrio di chi si sente più sano per il semplice fatto di riuscire ancora a tacere quel malessere che risuona dentro.
E' anche vero che poi, a volte, è sufficiente recuperare il più prezioso dei silenzi; quello che ti suggerisce di non cercare compagnia là dove non la puoi trovare. Perché ci sono spazi della vita in cui si è drammaticamente soli e l'unica cosa che si può fare è concedersi la licenza di non negare il peso di quel vuoto e dei troppi fogli di via dati e ricevuti.
mercoledì, 16 gennaio, 2013, 11:50
Proprio così, tu definisci analogicamente la tua vita un "albergo", io invece paragono la mia ad un frullatore, ma il concetto è il medesimo.
In quei rari e beati momenti in cui riesco ancora a realizzare di essere un individuo che ha delle necessità materiali, ma soprattutto spirituali, mi preoccupo perchè mi domando:"Ma quando ...?". Mi spaventa questa domanda, perchè so che continuerò ad essere incapace di rispondere con dei fatti concreti senza venir meno all'offerta agli altri. Nemmeno gli eventi più sconvolgenti della mia vita sono riusciti a ridefinire il mio modo di essere. Ho certamente acquisito più consapevolezza delle cose che contano, dei valori veri, ma non ho ancora imparato a liberarmi delle "false" esigenze mie ed anche degli altri, soffocando talvolta le priorità autentiche e continuo a sognare quel giorno in cui riuscirò a vivere libera dall'agenda che ogni giornata puntualmente mi presenta una lunga lista di azioni, da compiere in sequenza logica senza perdere neanche un istante e degli obiettivi da raggiungere alla fine della stessa, lasciandomi quotidianamente con l'amarezza di aver rinunciato al mio desiderio di essere e di offrire.