martedì, 15 gennaio, 2013, 08:25
Mario Monti cita il Pifferaio di Hamelin e mette in guardia gli elettori dal pericolo cavaliere che, può cadere anche dieci volte da cavallo, ma puntualmente si rialza e combatte con più grinta e decisione di quanto non sappiano fare i suoi oppositori.
Berlusconi è un mago e vince la battaglia con Santoro e Travaglio riconquistando consensi, proprio mentre la lepre pidiellina inizia a rallentare.
Michelino Santoro è contento comunque: la vanità e il narcisismo dei numeri televisivi val bene comunque il favore fatto al cavaliere e, a Bersani non resta che farsene una ragione.
In tutta sincerità, se mai dovessi andare a cena con Berlusconi o Bersani, sceglierei senza dubbio il cavaliere: mi divertirei di più e alla fine, pagherebbe anche il conto.
Una sinistra appena decente vincerebbe a mani basse le prossime elezioni, quella dei Bersani e dei Vendola difficilmente raggiungerà i numeri necessari per poter governare anche al senato.
I numeri che Silvio saprà tirar fuori dal cilindro sono meno prevedibili dei comizi di Vendola e Bersani; il 26 febbraio potrebbe lasciare di stucco quelli che cantano già adesso vittoria.
venerdì, 18 gennaio, 2013, 12:57
Il problema vero è che se hai bisogno di un amico per andare a cena, allora sicuramente il cavaliere è più divertente; ma se cadessi in un fiume con lui, e io avessi la peggio mentre lui si fosse messo al riparo, so benissimo che non rischierebbe nulla per me...
Gli italiani questo - a loro, cioè nostre, spese - non l'hanno finora capito; e continuano a votare un allegro compagnone da merende, che poi ti scarica alla prima difficoltà, perché guarda solo il suo interesse.
Soltanto che noi più che di cene pagate, avremmo bisogno di un po' di equità, e su questo terreno il cavaliere ha una sola idea precisa: non scendere mai dal cavallo!
venerdì, 18 gennaio, 2013, 14:53
Caro Ruè, nel caso in cui tu cadessi nel fiume il cavaliere, camminando sull'acqua, ti verrebbe a salvare.
Il problema e che tu non lo voteresti perchè, a differenza tua, lui non sa nuotare.
Battute a parte, gli italiani continuano a votare.
Ci sono oltre 200 simboli che cercano di accaparrarsi promettendo a destra e sinistra i circa 30 milioni di elettori, tenendo presente che, come per la Formula uno, ogni punto conquistato vale per i rimborsi faraonici che incasseranno nelle prossime legislature.
Stiamo ancora pagando i verdi e rifondazione comunista.
Anche io, nonostante tutto, una cena col cavaliere non la rifiuterei; bunga bunga a parte, non la pensiamo allo stesso modo neanche calcisticamente, ma sicuramente non sarebbe una cena noiosa.
Bersani, con la sua aria seria, non lo vedo come piacevole commensale; come si fa a stare a tavola con uno che non sorride mai?
Vendola, invece, non lo inviterei neanche a prendere il caffè al bar.
Ma politicamente parlando sono tutti uguali.
Mi chiedo se, senza rimborsi elettorali, privilegi per gli eletti, stipendi e pensioni d'oro e possibilità di carriera, quanti di loro perderebbero tempo e denaro a riempire i muri con manifesti e ridicoli slogan.
Il lavoro che promettono è il loro posto a Montecitorio, e lo sviluppo dell'economia riguarda essenzialmente le loro tasche.
E ancora qualcuno ci crede....
venerdì, 18 gennaio, 2013, 20:53
Condivido Mino!
Sicuramente la politica è diventato (ma lo è sempre stato) un mestiere promettente e sicuro anche per la vecchiaia!
Soltanto che ora il popolo comincia ad averne più coscienza, e si arrabbia di più perché ha preso "sul serio" la possibilità di una democrazia...
In realtà si passa sempre solo da un male maggiore ad uno minore.
Ed è questo che va preso in considerazione, perché alla fine se uno non sceglie regala la sua scelta a qualcun altro.
Nessun possibile governo o governante mi convince, così come nessun governo farà mai quello che secondo me è giusto fare: tassare i grandi ricchi e le grandi proprietà (non aziende e costo lavoro); anche se qualcuno - dunque un "principiante" - avesse quell'idea, lo metterebbero subito fuori gioco.
E questo perché?
Perché chi comanda è sempre chi detiene il potere economico, e può permettersi il lusso di approvare o meno l'operato di un governo, e di conseguenza il potere di lasciarlo continuare ad operare oppure di suggerirne il ricambio.
I piccoli e lenti cambiamenti che si possono proporre, sono da intendersi soltanto all'interno di questa esigua forbice di "pazienza" messa a disposizione dal citato potere economico; e in quest'ottica ad un governo che in campagna elettorale promette: meno ingiustizia e più efficacia dei servizi sociali pubblici come sanità ed istruzione, potrei almeno rinfacciare una mancata applicazione di tale programma; ma ad un governo che sin dalle premesse garantisce ai ricchi e sottrae sempre più ai poveri - sempre in aumento, cosa potrei rinfacciare quando i servizi pubblici diminuissero sempre più e le politiche attivate fossero quelle che difendono i grandi capitali e le fughe di questi dalle tasse e magari dall'Italia stessa?
Nulla, potrei soltanto continuare a bastonarmi i ....
Un ascolto consigliato: Storia di un impiegato di Faber.
Per quanto riguarda la cena poi, davvero non saprei..., se volessi una serata "leggera" all'insegna della frivolezza forse accetterei l'invito di Berlusconi ad un solo patto: che si vada in un ristorante-pizzeria perché mangerei la pizza, e soprattutto il conto dovrei pagarlo esclusivamente io; se invece immaginassi una serata dove i pensieri hanno il coraggio di cercarsi l'anima, allora sicuramente non sceglierei Bersani, ma ancora meno il cavaliere: accetterei volentieri la compagnia di un viandante, come me.
Un abbraccio!
Quest'anno in vacanza non sarò lontanissimo da te...
sabato, 19 gennaio, 2013, 08:20
"Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni." F. De André. Nella mia ora di libertà. (Storia di un impiegato)
sabato, 19 gennaio, 2013, 08:31
Storia di un impiegato è uno dei due dischi di De André che puntualmente riascolto a distanza di qualche anno. L'altro è Non al denaro né all'amore né al cielo. Quando ascolto Verranno a chiederti del nostro amore, per dirla alla Ventura, "mi arriva", ma sul serio e le lacrime sono solitarie e vere. Stesso effetto quando ascolto "Un malato di cuore". Non riuscirei mai a cantare queste due canzoni senza che la voce si spezzi: toccano nervi scoperti sia con la musica che con le parole. sabato, 19 gennaio, 2013, 16:34
Quando ero ragazzino, e con Anita sovente mi fermavo nei parchi - ma anche sulle panchine per la strada - con la chitarra a suonare e cantare (allora come sai, usava), al di là delle cose che studiavo per il conservatorio e che poi osavo proporre ad improvvisate platee di passanti o amici, il mio repertorio cantato coincideva all'80% con Faber...
Uno dei brani che riproponevo sempre e che sentivo di più era "Canzone del padre" sempre tratto da "Storia di un impiegato" e quell'arpeggio in la minore mi trascinava su quella melodia in una sorta di trans...
Quello che invece oggi - mio malgrado - non riesco proprio più ad ascoltare è l'album "Tutti morimmo a stento"; pezzi come "Cantico dei drogati" oppure "Leggenda di Natale" oppure "Ballata degli impiccati" accendono dentro di me una nostalgia che mi fa sanguinare l'anima...
Allora - da ragazzino - amavo quella melanconia protetta in fondo dalla mia adolescenza che cominciava appena ad affacciarsi sul giardino della vita; oggi che ho sofferto un po' di più, non riesco più ad ascoltare quei brani senza sentire il senso di ineluttabile che mi strazia fin nelle viscere...
Ancor più oggi che non c'è più lui: Fabrizio, e il vuoto che ha lasciato in me è enorme, le lacrime si mischiano alla volontà di superarle e il dolore così diventa proprio fisico!
Grazie per avermi indotto in questo sfogo!