mercoledì, 6 febbraio, 2013, 08:19
Ron che a 60 anni sembra un eterno bambino.
Ron che ha firmato canzoni indimenticabili per sé stesso e per Dalla: quanti sanno che Piazza grande o Attenti al lupo sono farina del suo sacco?
Ron che continua a cantare e che nel tempo ha dato maggiore corpo e personalità alla propria voce.
Ron che decide di andare alla ricerca di nuove canzoni e sceglie, evitando ogni banalità, di misurarsi con Damien Rice, Amos Lee, Alex Murdoch, Jamie Cullum, David Gray e tanti altri volti emergenti del panorama musicale Inglese e Americano.
Il progetto si chiama Way out; un disco inciso in presa quasi diretta, senza ritocchi e artifici, e una tournée acustica per chi ha voglia di ascoltare queste canzoni preziose tradotte in Italiano e cantate con grande rispetto degli artisti che le hanno scritte ed eseguite nelle loro versioni originali.
Ieri sera il tour ha fatto tappa ad Asti, al Palco 19 (ex Politeama Nazionale) e stenderei un velo pietoso, anche due, sull'organizzazione. Non un solo manifesto in centro città per reclamizzare il concerto. Porte che si aprono e sbattono ogni due minuti e gente che va e che viene del tutto incurante di un minimo di rispetto per chi è sul palco e per chi sta ascoltando.
Il concerto è stato comunque bello e ha alternato i brani di Way out ai classici della produzione di Ron. Sono convinto che Ron sia uno dei cantautori più sottoquotati e la qualità della sua musica sia decisamente superiore a quella di nomi altisonanti che riempiono uno stadio. Però, in Italia, prima devi morire e poi tutti fanno a gara per intessere le tue lodi. Quando te ne vai, incredibilmente, si scopre che erano quasi tutti tuoi estimatori. In ogni caso, lunga vita a Ron!
giovedì, 7 febbraio, 2013, 11:23
non conosco molto di ron, concordo che ad asti la pubblicità scarseggia per questo tipo di avvenimenti...e i pochi locali dove si può ascoltare un po' di musica sono sempre poco rispettosi di chi si esibisce. tu hai parlato del palco 19 che non conosco, ma ho ben presente concerti al diavolo rosso disturbati allo stesso modo.
cmq fai leggere le tue parole fa venire voglia e curiosità di ascoltare queste canzoni!
giovedì, 7 febbraio, 2013, 15:09
Sulla bravura di Rosalino Cellamare in arte Ron, nato a Trani, non si discute, anche prima dell'incontro con il grande Lucio Dalla, quando in coppia con Nada presentò a Sanremo "Il gigante e la bambina".
Ma effettivamente pochi lo ricordano.
C'è molto da dire, invece, sulla educazione del pubblico, ma sappiamo bene che la mamma dei maleducati è sempre incinta.
Mi auguro, almeno, che abbiano pagato il biglietto.
venerdì, 8 febbraio, 2013, 08:26
Il problema non è stato il pubblico, ma lo staff del Palco con una ventina di persone che giravano da una parte all'altra, bicchiere in mano, la strana presunzione di essere invisibili...
Vannina Il Palco 19 è l'ex Politeama.
venerdì, 8 febbraio, 2013, 11:29
Hermione, scaricati Freedom di David Gray, uno dei brani tradotti. L'intro è bellissima. venerdì, 8 febbraio, 2013, 22:42
Pur non conoscendo questa idea e gli artisti che sono stati tradotti, mi allineo alla considerazione circa la mancanza di sentimento nei confronti della "musica manuale" o che dir si voglia: acustica.
Qui si ascolta soltanto chi urla più forte, e chi si propone a voce bassa e canta o suona sentimenti profondi, mal si mescola con una società tutta corse e superficialità che si volta sempre nella direzione di chi usa la voce più forte, che si volta sempre verso la più figa che l'occhio reclama, che si volta sempre verso il più prepotente con un senso di ammirazione o ancora di sfida perché "il più forte sono io", che si volta sempre dove luccica fortuna e benessere "e se capita così è perché il destino ci ha voluti così"...
E che si volta dall'altra parte se qualcuno gli racconta una storia dove non c'è peccato e il dolore è vivo anche fuori dal palco, e che si volta dall'altra parte quando incontra il bisogno di una lacrima sotterranea che non si può dire con la volgarità dei decibel o con una macchina musicale elettronica a forma di pianoforte o di chitarra o già di altro, dalla quale s'impennano note anch'esse prepotenti più che potenti, e soprattutto ladre di silenzi e pensieri ed emozioni vive!
Solo: frivolezza!
C'è bisogno di quell'ambiente interiore che permette alla "musica manuale" di affiorare da dentro e dopo avvolgerti in una spirale che rasenta la follia quando la trattieni anche mentre - anche dopo - anche sempre: dentro il cuore!