martedì, 12 marzo, 2013, 10:21
Per quanto possa risultare paradossale, anche la preghiera può correre il rischio di esaurire la propria motivazione nella ricerca di un'immagine che trovi il consenso degli altri, spesso, dimenticando quello che dovrebbe essere il protagonista della propria ricerca.
La distanza da chi osserva e può interpretare e giudicare i nostri atteggiamenti è bene che sia anche fisica: a volte, per quanto uno desideri restare solo con Dio, lo sguardo degli altri finisce col farsi spazio sino a deviare il corso dei nostri pensieri.
Oltre a difendere la nostra preghiera dagli intrusi di ogni genere, è bene ricordare che per tutelare il nostro rapporto con Dio, dobbiamo tenere a bada anche noi stessi.
Pronunciare parole può essere appagante, ripeterle senza fare quasi caso a quel che si dice è un modo per riempire il tempo dall'imbarazzo del silenzio.
Non è necessario moltiplicare le parole per prolungare la propria preghiera. Al contrario, più ci avviciniamo all'autenticità della preghiera e più scopriamo quel tappeto di silenzio in cui è bello tacere per lasciare spazio alle parole che Dio pronuncia.
Dal Vangelo di Luca
«Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
So restare in silenzio anche a lungo?
Ho bisogno di riempire qualsiasi silenzio con le mie parole?
E' dialogo o monologo il mio rapporto con Dio?
Che cosa disturba maggiormente i miei momenti di preghiera?
Padre,
metti a tacere le mie troppe parole
e donami di godere di quel silenzio
in cui è dolce e profondo essere insieme.
domenica, 24 marzo, 2013, 15:30
A volte mi domando se Dio abbia bisogno di sentirsi dire da me quanto sia buono, misericordioso e comprensivo, quasi si dovesse ancora puntualizzare queste cose per dar Lui una definizione. Non credo si aspetti queste cose da noi. Penso che mettersi davanti alla Croce in silenzio cercandone il senso, al di là dell'indiscussa sofferenza, sia un modo per cercare di comprendere quel legame che c'è fra terra e Cielo: un'unione senza tempo, senza origine e senza fine. Il tempo è un'invenzione dell'uomo, non di Dio e non c'è un periodo giusto per pregare: a volte possono non bastare mezze ore per stabilire il contatto, a volte basta una frazione di secondo per correggere una vita intera, per cambiare radicalmente. A volte c'è più Amore in un minuto di silenzio che in una vita di parole. A volte, dopo un attimo di pausa dalla frenesia della modernità, ci si sente rinnovati: in quel momento ti rendi conto di aver ricevuto un regalo senza averlo chiesto. Se alzi gli occhi al Cielo ed esprimi il tuo grazie con gli occhi limpidi dell'innocenza, forse hai espresso la preghiera più gradita a Dio.........