giovedì, 4 aprile, 2013, 10:01
Leggere poco, meglio ancora, non stropicciare mai gli occhi con una pagina qualunque, aiuta e facilita la formazione e l'educazione dell'idiota potenziale che mi porto dentro.
Leggere poco e, se proprio devo farlo, allora è bene che sia un messaggio criptico sul cellulare con contrazioni di parole, sigle e slogan con tanto di risatina finale e un intercalare scurrile a scelta.
Leggere poco predispone le menti migliori alla ricerca di servizi utili come quelli forniti dal portale Jamba: suonerie pulcini pii e contenuti straordinari per stabilire il grado di affinità tra il tuo nome e quello della tua compagna.
Lo so che "ma non è che ci credo però mi diverto un sacco un po' come l'oroscopo e il video di ladygaga", però tuo padre non riesce più a interrompere il flusso di quei 5 euro settimanali che escono inutilmente dalle sue tasche.
Leggere poco aiuta quel contenitore d'immondizia spacciato per servizio pubblico a propinare qualsiasi indecenza commerciale senza che nessuno protesti più di tanto:
la pubblicità del gioco d'azzardo e la raccomandazione ipocrita che ti sussurra di non esagerare perché il gioco può causare dipendenza...
gli spot dei farmaci che risolvono miracolasamente qualunque disturbo e che nel nanosecondo finale dicono quello che non deve essere capito...
gli abbonamenti a siti di dubbia provenienza che propongono contenuti pericolosi per padri e madri di adolescenti inquieti.
Leggere poco e consumare il divano di fronte alla televisione aiutano un popolo a diventare la caricatura di sé stesso e non saranno "Le barzellette di Totti" o "Cotto e mangiato" a risollevare le sorti dell'esercito di neuroni intorpiditi da una risata che ci sta seppellendo.
venerdì, 5 aprile, 2013, 15:25
...sarà a causa di quel cognome che da quarantotto anni mi porto addosso, ma diffido di tutto quello che è immagine, a meno che non sia espressione artistica senza secondi fini.
Il punto è che nulla di ciò che è umanamente prodotto è potente come la parola, sia essa pensata, detta o scritta. Se scritta, poi, ha un fascino particolare. E' meditata, voluta, eventualmente corretta per meglio esprimersi. E' resistente alle insidie del tempo e alle mode.
Certo, richiede uno sforzo particolare per essere letta e capita, ma, in tale maniera, l'accesso ad essa è sempre volontario e richiede una presenza totale. E ogni attività che mi vuole vigile, attiva, appassionata è per me vita e pura energia. Il resto è solo un passatempo.
venerdì, 5 aprile, 2013, 23:00
E' una grave mancanza quella di evitare la lettura, a meno che non si tratti del pc o del bugiardino di un nuovo anitbubù!
E' forse una mancanza ancora peggiore quella di evitare anche la parola nella sua forma più immediata: quella parlata...
Si corre, si trovano scuse, ci si guarda da dietro le tendine delle finestre..., ma non si riesce a parlare!
E dire che tanti tanti problemi si potrebbero risolvere soltanto parlando, perché la gente (noi tutti) finché non si parla..., si trama e si immagina e si sospetta e si giudica; quando poi trovandosi di fronte alle persone immaginate e dovendo parlare per forza, esce fuori la persona vera che è costretta a relazionarsi ed è tutta un'altra: la verità (di presenza) condiziona più della menzogna (dialogo virtuale o non dialogo affatto)e condiziona positivamente, perché rende le persone adatte alla situazione reale e non immaginata.
Il libro - quello vero - non uno dei soliti romanzetti da pippe mentali, è una grande lente dove anche un moscerino diventa importante, e questo ci mette nella condizione impegnativa - ma proficua - di considerarci talmente piccoli da specchiarci in quel moscerino...
E' un vero canale che conduce all'interno di ogni cosa e per una volta tanto - come dice giustamente Manu (che non conosco ma mi piace come e cosa scrive) - riesce a rendere una realtà intima più vera di un'immagine suggestiva, ma truccata...