venerdì, 17 maggio, 2013, 17:34
Se decido di essere felice, se la felicità diventa un obbligo e si perde in un'estenauante ricerca, la tristezza è dietro l'angolo.
Quando sei felice non stai neanche pensando o immaginando la felicità, non consideri un diritto o un dovere il tuo sorriso, ma fai esperienza di una condizione in cui il tempo e lo spazio sono sospesi e quel che rimane è un presente appagante.
Se la trappola del tempo ti ha catturato continuerai a scivolare in un ricordo o a temere che la libertà di cui godi stia già finendo.
Se l'illusione dello spazio troverà una breccia inizierà a sussurrarti che devi muoverti perché la tua felicità si trova altrove; ti muoverai e si muoverà anche lei e non potrai trovarla se non resti seduto ad aspettarla.
E' già dentro di te, è la sintesi perfetta di un istante libero dai suoi fratelli e di un solo punto che puoi dire partenza, arrivo e viaggio.
La felicità è terra, cielo e l'adesso che Dio continua a rinnovare in qualunque luogo ti trovi: smetti di agitarti e ritorna padrone del tuo sguardo.
sabato, 18 maggio, 2013, 19:51
Si dice spesso che la vera felicità sia nell'attesa!
Soprattutto per gli appuntamenti che prevedono lunghe attese - in effetti - sembra proprio che l'attesa dia quella spinta in più in avanti...
Però è opportuno fare molta attenzione a non confondere la realizzazione di un'opera a divenire, con la realizzazione di noi stessi; perché se da un lato attendere qualcosa che si compia, offre uno spunto d'interesse per il futuro, dall'altra questo può scavalcare la ragione stessa della vita e spingere ad ignorare il presente e il godimento dell'attimo che si sta già compiendo in noi...
Sicuramente chi impara a "gettare l'orologio in mare" per imparare a contare le ore dalla parte del loro significato, anziché da quella neutra del tempo trascorso..., impara già a godere di quello che vive ora e col tempo impara anche a lasciare, a dimenticare e a non inseguire chimere inutili e il più delle volte: finte.
Scegliere oggi, scegliere ora, scegliere anziché essere scelti da altri che tentano di inventare una vita cadenzata sugli acquisti e sui titoli guadagnati; scegliere - dunque - insegna immancabilmente a godere dei frutti della scelta fatta, ben sapendo che se l'altra è stata lasciata, è soltanto perché era quella peggiore...
lunedì, 20 maggio, 2013, 22:11
Quando mi alzo la mattina e si impadronisce di me l'affannosa ricerca di un senso per il quale fare ciò che devo, immancabilmente la giornata avrà come scopo solo quello. Così facendo non canto, non scorgo i sorrisi degli altri, non colgo gli abbracci delle mie figlie e li accetto con superficialità, non aspetto telefonate, non mi accorgo delle delicatezze di mio marito, ricambio distrattamente i saluti...insomma, non mi rendo conto che, quello che perdo, è quello per cui vivere! Che sciocca!martedì, 21 maggio, 2013, 15:21
Perchè decidere di essere felici quando la felicità è semplicemente svegliarsi e ringraziare il Buon Dio di averci dato la possibilità di vedere un nuovo giorno?
Poi comunque vada il nuovo giorno è bello coglierne i lati positivi.
Non ce ne sono? non fa nulla.
Domani si ricomincia.
E poi perchè non ce ne sono?
E perchè non cercarli sopratutto quando questi lati sono così nascosti che l'occhio umano non riesce a vederli?
Sono ad Avetrana, piccolo paese conosciuto oramai in tutto il mondo per i motivi a tutti noti.
Parlare di felicità in questo posto sembra strano, ma la vita continua.
Per tutti.
Anche per me che aspetto di ricominciare a lavorare.
Continuo ad apprezzare la mia vita sempre più solitaria in mezzo alla foresta, ma mi accorgo che in me non è cambiato nulla.
Forse sono sempre cercato la solitudine, e spesso l'ho trovata.
Tutto il resto non mi manca.
Sarà questa la felicità?