martedì, 16 luglio, 2013, 17:35
Non è un urlo a rendere più ragionevole il nostro punto di vista: è più facile recitare la parte del giusto perseguitato che fermarsi, anche solo per un istante, per provare ad ascoltare quello che l'altro sta cercando di rispondere alle nostre accuse.
La parola diventa insulto, l'insulto un ceffone, un ceffone si chiude e diventa pugno e un pugno può trattenere un coltello o una pistola; quando tenti di ricostruire l'accaduto non riesci neanche a capire da dove possa provenire tutta quella violenza.
Saremo civili quando dal nostro arsenale usciranno pensieri limpidi e, quando le nostre armi esploderanno i colpi di un buon senso che, sempre meno, ci appartiene.
giovedì, 18 luglio, 2013, 11:12
"... un buon senso che, sempre meno, ci appartiene."
...come dice Irene Grandi " Non è facile però, è tutto qui! "
giovedì, 25 luglio, 2013, 18:36
io mi rendo conto che, nonostante i miei buoni propositi, spesso mi rivolgo agli altri con il tono sbagliato...e da lì è un attimo arrivare a incomprensioni o discussioni...lunedì, 29 luglio, 2013, 15:39
Ciao!
Continuo a sostenere che non abbiamo capito nulla di noi stessi, allora diventiamo iracondi con gli altri, a volte senza misura, perché c'è qualcosa di irrisolto in noi.
Amare il prossimo come noi stessi è una proposta meravigliosa, che comprende, però, l'amare noi stessi per comprendere la misura dell'amore. Ovviamente non l'abbiamo capito, o facciamo finta di non comprenderlo perché è una fatica scavare dentro di noi.
Che ne dite?