giovedì, 8 agosto, 2013, 10:36
Ho chiamato e non hai risposto.
Hai alzato il ricevitore senza riuscire a camuffare quella voce che ha tradito il fastidio per la mia intrusione.
Ho chiamato inutilmente altrove e una seconda voce sbrigativa non ha nascosto la poca voglia di ascoltare la natura dei miei problemi.
Due no sono più che sufficienti per rinunciare a qualsiasi altro tentativo...
Busso alla porta del mio essere e chiedo silenzio: so bene che in quello stesso giorno, pur con tutte le mie ferite, ho comunque fatto spazio a chi aveva un problema più grande del mio.
Non ho sbagliato quando ho chiesto aiuto e, forse, non ha sbagliato neanche chi me lo ha rifiutato: è semplicemente andata così.
Perché è così che, spesso, va il mondo e non possiamo che imparare ad accettarlo per quello che è.
Per sognare cieli e terre differenti è necessario avere le mani sporche di fango.
Per sognare un'altra vita bisogna essere consapevoli del limite di quella presente.
Chiudo gli occhi e accetto di essere solo.
Chiudo gli occhi e provo a farmi compagnia.
sabato, 10 agosto, 2013, 14:57
Quella solitudine - Fabio, ha milioni di amici invisibili ed è retta da tanta grazia!
mercoledì, 14 agosto, 2013, 11:56
Signore,
nella solitudine della nostra esistenza rendici sempre più sensibili e attenti a percepire la voce di chi ci chiama!
Io penso che solo affinando la nostra capacità di percepire non saremo mai soli e la nostra esistenza continuerà a fecondare nel mondo.
Signore
aiutaci a non avere paura di incontrare gli altri!
Io penso che la nostra resistenza sia la causa di tante chiusura che ci impediscono di amare.