mercoledì, 10 settembre, 2014, 09:20
Sono ancora io,
la penna dopo il calamaio
la maglia blu dopo il grembiule
lo stereo dopo il mangiadischi.
Sono ancora io,
il tubo dopo la zampa
la calvizie dopo i capelli
la quiete dopo il temporale.
Sono ancora io,
dai titoli di testa a quelli di coda
sono ogni singolo frammento
e l'illusione del movimento.
Ognuno ha il suo montaggio
taglia le scene poco gradevoli
cuce come meglio crede
l'effimero gioco del tempo.
Sono ancora io,
l'orecchino che dice esisto
la frangia che copre lo sguardo
la fatica di pensarmi adulto.
Sono ancora io,
passo felino e puro istinto
ragione tra le ragioni
cuore in perenne tormenta.
Sono ancora io,
dall'ouverture iniziale all'epilogo
sono la realtà di un istante
e l'attimo che tutto riassume.
Ognuno sceglie una destinazione
torna diverso dal proprio viaggio
mescola ricordi come carte
e torna a puntare un futuro.
Sono ancora io,
la stola sulle spalle
le bermuda e la maglietta
il cellulare dopo il gettone.
Sono ancora io,
il mare dopo la montagna
la pioggia dopo il sole
la mail dopo la cartolina.
Sono ancora io,
a chiedermi chi sono stato
a pensare a chi e se sarò
se mai acciufferò quel treno.
Ognuno attende alla propria stazione
legge paziente le proprie rughe
teme e desidera cambiare
anche se mai è stato uguale.