martedì, 14 ottobre, 2014, 08:17
Non amo parlare con chi sente il bisogno di twittare quel che ci siamo detti e detesto cordialmente chi scatta fotografie in un centro commerciale per depositare immagini nel giardino artificiale dei "mi piace".
Se intendi taggarmi, stai a distanza di sicurezza, perchè potrei anche morderti senza un'apparente ragione.
Tra un "copia e incolla" e l'altro, un celebre aforisma di Camus è diventato prima di Ungaretti e poi di Ciro Esposito, mentre una "bufala" sui nomadi è diventata stanziale tra le news di un blogger d'assalto che non ha nome e cognome.
Non riesco ad addentarmi le chiappe da solo e non parteciperò alle selezioni del prossimo talent che riproduce la vecchia "Corrida" come se fosse chissà quale novità.
Scusami se sono maleducato e sto spegnendo il telefonino mentre mi appresto a pranzare o prima di entrare al cinema.
Sarò anche tagliato fuori dalla lista dei preti locali, ma non intendo scaricare whatsapp per sentirmi tecnologico e al passo coi tempi.
Non ho più paura di restare fuori dal mucchio.
Non ho più tempo da perdere con chi simula la realtà e coltiva pomodori virtuali sullo schermo di un tablet.
Leggo un vecchio libro di carta e se ha pagine sbiadite, se appare logoro perché è consumato da troppe mani, tanto meglio.