martedì, 10 febbraio, 2015, 16:36
Siamo così abili nell'attribuire a circostanze esterne quello che andrebbe cercato al nostro interno.
La colpa è di quello che ho mangiato o bevuto, del vento o della pioggia, del collega o del capo ufficio, di lei che non capisce o di lui che non si applica...
E' una questione di cuore, di mente, di anima, di coscienza e il paesaggio che possiamo ammirare fuori è la diretta conseguenza del piccolo teatro che si agita dentro di noi.
Abbiamo bisogno di un nemico per rendere ragione dell'ostilità che è in noi, di un rivale per rispondere al bisogno di competere, di un oggetto prezioso per innescare il desiderio di possesso che può condurre al furto.
Possiamo cambiare le regole del gioco, modificare il rito che stiamo celebrando, attendere il momento opportuno, ma se non c'è chiarezza al nostro interno, quel che uscirà da noi, non potrà certo essere limpido.