martedì, 17 febbraio, 2015, 16:18
Sono lontane le immagini tristi di una Quaresima vissuta come un dazio per poter accedere alla Pasqua.
Ho nel cuore il brivido di chi prepara una valigia essenziale per intraprendere un nuovo viaggio e l'entusiasmo di un bambino che desidera conoscere, scoprire, apprendere...
Io sono polvere che ha ricevuto il dono del respiro e prima di essere cenere ho il compito di acccendermi come fuoco per affrontare serenamente ogni notte.
Io sono polvere che respira e Chi mi permette d'inspirare e di espirare mi chiederà ragioni e cuore di tutto il mio percorso.
Via la barba che invecchia il mio viso per iniziare questa nuova avventura.
Quaranta giorni sono un tempo compiuto, un ciclo di albe e tramonti che conducono al giorno che più non muore.
Quaranta giorni per fare pace coi miei fantasmi e ritrovare me stesso, per scegliere la puntualità e la costanza di un appuntamento quotidiano con Dio, con la sua Parola e con la comunità in cui la condivido.
Quaranta giorni per prendere le distanze da tutto ciò che appesantisce, per mettere a tacere le chiacchiere e per rimettere in onda le parole,
per deporre i troppi telecomandi e riprendere il controllo di sè stessi.
Quaranta giorni per fare in modo che ciò che dona la destra non sia esibito dalla sinistra, perché il gesto di ogni elemosina riscopra la verità del dono, per smettere di far di conto e per godere del gesto del lasciar andare.
Quaranta giorni nel segreto di una camera che non abbisogna di spettatori e di applausi, ma di quel silenzio interiore in cui Dio può suggerire una nuova strada da percorrere.