venerdì, 8 dicembre, 2023, 07:45
Penso e medito nelle situazioni apparentemente poco favorevoli: mentre vado a fare la spesa o quando cucino o in mezzo a una folla che attraverso con un altrove che mi cattura lontano dalle voci e dal frastuono.
Non riesco più a saltare e rimbalzare come un po' di tempo fa.
A volte mi chino per legarmi una scarpa e mi accorgo che i movimenti sono meno sicuri e gli scatti è meglio evitarli.
Alzo lo sguardo al cielo, lo raccolgo in una fotografia e prendo coscienza che sta preannunciando la venuta di un anziano che vorrei evitare. La realtà è che me lo porto già dentro e talvolta si muove fastidiosamente per farmi sentire la sua presenza.
Non mi è di grande aiuto chi continua a raccontarmi la bugia di una giovinezza che più non mi appartiene.
I miei coetanei si sentono chiamare nonno e anche se non ho lasciato figli in giro, l'età è quella in cui è normale sentirsi chiamare così da un bambino.
Il primo ospite di questo avvento è l'inverno che si avvicina e dovrei saggiamente scegliere di farmelo amico.
Apprendere l'arte di riposare, fermare il pensiero in luoghi caldi, cercare la compagnia di Dio in mute attese che apprezzino e ringrazino per il gioco di un respiro più profondo.
Ho fatta una fatica ad accogliermi nel bambino ed è già ora di misurarmi con il peso delle rughe di un vecchio.
Sorrido e tiro fuori un mazzo di carte: per quanto riguarda la visita del cantiere...abbiamo già dato.