sabato, 2 marzo, 2024, 08:06
Alcuni uomini riescono a odiarsi per decenni, ma alcuni popoli resistono molto più a lungo e se mai ci sarà quiete tra loro, potrai trovarla in un cimitero passeggiando tra le tombe.
Attribuiamo un perdono infinito a Dio, nostro padre, ma le vicende tra gli uomini continuano a raccontare il limite di un abbraccio che tarda a venire.
Siamo abili teorici della riconciliazione, pessimi esecutori quando il pensiero e le parole agiscono nell'opposta direzione.
C'è sempre una questione di orgoglio, una dignità raccolta su un campo di narcisi, una pena indeterminata che dobbiamo far scontare ogni volta che ci sentiamo traditi.
Pensiamo e ripensiamo, giriamo intorno al ricordo delle ferite, ritorniamo al punto di partenza e saliamo ancora sul medesimo percorso di giostra che alimenta la sofferenza, la tensione e il desiderio di rivincita.
Facciamo la raccolta delle bandierine che ci separano e sposiamo una causa che si oppone all'altra senza chiederci mai come si sta dall'altra parte del confine.
Siamo così abili nel trasformare in piccole guerre anche le manifestazioni più pacifiche e consideriamo debole chiunque sia disposto a concedere qualcosa in più pur di mettere fine al conflitto.
La realtà è quel Dio che ci è venuto incontro, ma noi non abbiamo ancora deciso di tornare a casa e fuggiamo il più lontano possibile da qualunque ipotesi di affrontare onestamente e serenamente quel viaggio.
Via dal perdono, anche quando non ne possiamo più, perché è troppo pesante il carico degli irrisolti da mettere nelle nostre valigie.
Via del perdono è un'ipotesi che smette di lamentarsi e sceglie di lasciarsi curare dalle inutili ferite.