martedì, 5 marzo, 2024, 07:45
Si dimentica in fretta quello che si è ricevuto. Nel momento in cui tutto è stato condonato si parte all'attacco per esigere anche l'ultimo centesimo dalle tasche di chi non ha neanche quello.
Si chiama in causa la maschera della giustizia, perché "quel che giusto è giusto", soprattutto quando è l'altro a essere in debito con me.
Si piange e s'implora, si ottiene un condono e si può restare indifferenti quando le lacrime non sono le nostre:
-gli affari sono affari e non c'è compassione che tenga
-se non faccio così non imparerai mai a non approfittare della
mia bontà d'animo
-a me nessuno ha mai regalato niente.
C'è sempre una ragione in più per sminuire la linea del dare e per usare il metro opposto quando si tratta di avere.
E quel debito quotidianamente perdonato, privo della consapevolezza di chi ha ricevuto risulta del tutto inutile per regolare le controversie tra gli uomini.
Continuiamo a ripetere "come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori", ma dovremmo pronunciare quelle parole con più attenzione e maggiore verità.