lunedì, 18 marzo, 2024, 07:58
L'innocenza di una bugia che ci coglie con le mani ancora sporche di marmellata si risolve con un sorriso e la promessa di non farlo più. A qualche anno di distanza, quel mal di stomaco che permette di evitare un'interrogazione è un po' meno candido, ma siamo ancora lontani dall'idea di ferire qualcuno per giustificare noi stessi.
L'idea di scaricare la propria colpa su qualcuno del tutto estraneo a una nostra cattiva azione può fare la sua comparsa quando perdiamo il controllo degli eventi e la via d'uscita più semplice è far scivolare una macchia sul vestito che abbiamo accanto.
C'è un crescendo che rafforza sé stesso quando l'innocua bugia diventa menzogna e talvolta si configura come una scelta di vita.
A un certo punto, l'innocente diventa un bersaglio appetibile, perché risulta alquanto fastidioso avere a che fare con la trasparenza quando si sceglie l'ombra.
Trovare qualcuno che ti respinge e raccontare l'inesistenza di provocazioni mai ricevute.
Negare il proprio coinvolgimento e costruire ad arte uno scenario per indirizzare altrove la propria colpa.
Rileggere la fine di un rapporto umano tacendo le proprie responsabilità ed enfatizzando i limiti dell'altra parte.
Diventa sempre più difficile riavvicinarsi alla verità quando l'abitudine a pescare nel torbido prende il sopravvento e un'innocente bugia è cresciuta dove alberga la peggiore ipocrisia.
Si può tentare di mentire anche con Dio o partire dal presupposto che lui sappia benissimo con chi ha a che fare.
In quest'ultimo caso, affiora l'opportunità di venirne fuori e di trovare la misericordia che può restituirci l'innocenza perduta.