mercoledì, 20 marzo, 2024, 07:27
Se riavvolgo il nastro della memoria e osservo le tante immagini che un tempo hanno avuto un particolare significato e oggi risultano prive di qualsiasi interesse, non posso che riconoscere i limiti del mio sguardo.
Non erano vitelli e non erano d'oro, ma quante volte ho assolutizzato qualcosa o qualcuno che non era poi così importante.
Il bisogno di collocare i frammenti del quotidiano in una cornice che riesca a riassumere il senso di una vita è una domanda legittima, le risposte che troviamo strada facendo vorrebbero stabilizzarsi e dare un volto definito a qualcosa che ripetutamente sfugge. Vorremmo vedere, toccare, possedere e controllare una realtà che offre alcuni segni e ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano.
Il desiderio di contenere e raffigurare l'infinito in una o più immagini è dimenticare il continuo movimento di una fede che ha necessità di andare oltre.