venerdì, 22 marzo, 2024, 07:54
Il torto subito è sempre a nostro carico e l'inestinguibile debito ha il volto del nemico del giorno. L'amministratore di condominio che riteniamo corrotto o un vicino di casa troppo rumoroso, un insegnante che ha preso di mira nostro figlio o un datore di lavoro che non riconosce i nostri meriti, un politico prepotente o un immigrato invadente... c'è sempre l'incarnazione di un desiderio di rivalsa che si agita nella mente.
Si augurano malattie senza misura, si esulta per la morte di qualcuno o ci si accontenta di un tracollo finanziario o almeno della distruzione dell'immagine pubblica di chi riteniamo particolarmente ostile.
La vendetta non è mai sufficiente, alza la posta inesorabilmente e la chimera della personale soddisfazione, dura il tempo di un gelato divorato voracemente e subito dopo, c'è un nuovo bersaglio che appare all'orizzonte.
La moderazione dei canali d'informazione, della rappresentanza politica e degli stessi capi di stato, spesso, sembra quella di chi conduce il tifo nella curva di uno stadio.
L'insulto non ha più alcuna regola e il desiderio di provare a guarire è nettamente inferiore rispetto al bisogno di procurare nuove ferite.
La vendetta che talvolta i profeti attribuiscono anche a Dio è il semplice restauro di un ordine, è il ritorno a compiere opere nel segno della giustizia e non esclude la variabile del perdono.
Tempi duri per chi desidera una V che sappia di vittoria e non di vendetta.