lunedì, 25 marzo, 2024, 07:44
Il tasto del volume è sempre oltre la soglia di una qualsiasi ragione, le voci si mescolano e si confondono, risultano distorte fastidose e snervanti. Le prime ore del mattino sono ancora silenziose, ma tra non molto il mondo tornerà a urlare sino a tarda sera e talvolta, anche di notte, il regno degli uomini continua la liturgia degli schiamazzi e delle grida che mettono a tacere il silenzio.
Vogliamo comunicare sempre anche quando non abbiamo nulla da dire. Il messaggio che abita le parole degli altri ha sempre il sentore di qualcosa di ostile e va coperto e superato a ogni costo. L'insulto e l'offesa non risultano mai sufficienti. Se c'è la possibilità di usare le parole come arma da taglio, le affiliamo per incidere meglio e di più con una certa soddisfazione nell'aprire e nell'allargare la trama di una ferita.
Diventa improbabile riuscire ad ascoltare chi non alza la voce, chi è più interessato al contenuto che desidera esprimere e non entra in conflitto con la nostra guerra dei volumi in distorsione.
Il diritto e la giustizia non prevalgono in forza del wattaggio dei nostri amplificatori, ma alzando la soglia della nostra attenzione in quel luogo silenzioso che chiamiamo coscienza.