mercoledì, 27 marzo, 2024, 07:49
Ci sono stati d'animo che possono migliorare con l'aiuto degli altri: un abbraccio materno, il sostegno di un padre, la presenza di un amico, a volte sono più che sufficienti.
Quando la solitudine è però troppo profonda e risulta insopportabile, quando non esistono parole umane che possano realmente consolare, quando la sofferenza ha superato una certa soglia, quel dolore non si risolve in compagnia e chiede una Parola in più.
I giorni che precedono la Pasqua mostrano il volto di un uomo che viene tradito dagli amici più cari, oppresso dal potere religioso e da quello politico, un uomo che diventa il bersaglio di una folla ormai lontana dai giorni del consenso, dello stupore e della meraviglia.
Prima che sia Pasqua ci sono gli insulti, gli sputi, la violenza verbale e quella fisica, la cattiveria e l'ignoranza di chi semplicemente assiste e non muove un dito per difenderti.
Tutto il dolore e la fatica che ci portiamo dentro non possono essere estranei a quel Dio che si è fatto uomo e che ha vissuto sino in fondo le infinite sfumature della sofferenza degli uomini.
E la Parola in più che stiamo cercando è ai piedi di quella croce che devasta il cuore di una madre, ma non rinuncia a dare senso all'ultimo respiro che diventa, ancora una volta, il dono di una vita.