domenica, 1 marzo, 2015, 16:42
C'è forse bisogno di commentare le parole quando così chiare?
E' un problema di comprensione quello che disabilita i cuori nei pressi della misericordia? Al contrario, è una questione di volontà...
Rinunciare al giudizio, astenersi dalla condanna e rimettere in circolo i gesti che esprimono la riconciliazione: la complessità non è a livello intellettuale, è nell'ordine dei fatti.
Dare senza troppi calcoli, così come il Padre che ci dona questo giorno indipendentemente dall'uso che ne faremo.
Buona settimana!
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venerdì, 27 febbraio, 2015, 17:18
Il nemico è dentro.
E' quell'istante di ostilità che accogli e si trasforma in rifiuto e in negazione.
E' l'ingiusta differenza che tratta alcuni come pari e altri come persone di minore importanza.
E' l'amicizia che si fonda sul comune nemico.
E' la strada che cambi per evitare un possibile incontro.
E' il gesto di pace che concedi solo a coloro con cui sei già in pace.
E' guardare il povero dall'alto in basso.
E' quella strana presunzione che ci fa sentire migliori di altri.
E' pensare che Dio sia costretto a stare dalla nostra parte.
E' volare a pochi centimetri dal suolo illudendosi di essere a chissà quale quota.
Il nemico è dentro.
Se provi a sollevarti un po' da terra, improvvisamente, scopri che il nemico è un possibile amico che continui a guardare da una prospettiva del tutto errata.
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giovedì, 26 febbraio, 2015, 17:56
E' utile saper fare di conto e non ignorare l'aritmetica.
E' buona cosa conoscere le regole che garantiscono una vita civile degna di questo nome.
E' importante cercare di osservare le norme del proprio credo religioso e mettere in pratica quello in cui si crede.
Si può fare tutto questo e illudersi che sia sufficiente, ma sappiamo che esistono tante piccole norme che nessuno ha mai scritto e ogni tanto, fanno capolino nel giardino della nostra coscienza:
- ho dato quel che dovevo, ma questo non m'impedisce di provare a essere
più generoso
- ho la legge dalla mia parte, ma è davvero giusta in questo caso?
- ho ricevuto un'offesa e ho tutte le ragioni di questo mondo per
prendere le distanze, ma non è un peccato perdonare.
Possiamo accontentarci di avere le carte in regola o provare a rimescolarle per dare vita a una giustizia più vera e profonda.
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mercoledì, 25 febbraio, 2015, 19:56
Non basta tendere la mano per chiedere.
Occorre sapere bene di che cosa si ha bisogno e non tutte le nostre richieste vanno nella direzione delle nostre reali necessità.
C'è chi chiede una serpe e muore di sete e non se ne rende neanche conto.
Per chiedere bisogna accettare la fatica di leggere dentro noi stessi, di mettere da parte quel che affiora in superficie per lasciar emergere quello che si agita nel profondo.
L'intenzione di bussare non produce alcun suono, eppure, non sono pochi quelli che pretendono di vedere una porta che si apre magicamente senza neanche fare lo sforzo di suonare un campanello.
Qualcuno bussa con troppa agitazione e finisce con lo spaventare chi sta dall'altra parte.
Troppi bussano alla porta sbagliata e non si accorgono che l'indirizzo non corrisponde.
Chi bussa con buona educazione e sceglie la porta giusta, prima o poi riesce a entrare in una casa accogliente.
C'è chi si avvia a cercare senza aver maturato un po' di pazienza e pretende risultati a breve termine: non è dato a tutti di cadere da cavallo e anche in quel caso: quando è davvero iniziata la ricerca di Paolo?
C'è chi cerca pomodori dove qualcuno ha seminato patate e vorrebbe raccogliere i fagioli da una pianta di fichi.
Cercare, bussare, chiedere senza un minimo di consapevolezza sono atteggiamenti che conducono su binari morti e del tutto impercorribili.
Il primo passo per venirne fuori è una preghiera costante e prolungata...
Se vuoi raggiungere una qualunque destinazione e ti accorgi di brancolare nel buio, aprire una mappa e provare a tracciare un percorso è qualcosa di più di un consiglio.
martedì, 24 febbraio, 2015, 17:51
E' tempo di chiedere qualche segno in meno e di provare a essere noi stessi un'indicazione preziosa per il cammino dei nostri fratelli.
E' tempo di essere meno disattenti e di provare a leggere in profondità gli innumerevoli segni che abbiamo già ricevuto .
E' tempo di prendere coscienza che questa continua richiesta di miracoli non hai poi molto da spartire con un percorso serio di fede.
Una carezza, un fiore, il volo di un passero, un gesto di perdono, un frammento di condivisione, una famiglia, un problema che si risolve...
Tutta la vita è un segno per chi osserva il mondo con uno sguardo di fede e tutta la vita è insignificante, per chi continua a viaggiare restando in superficie.
Prendere coscienza di un singolo respiro, riconoscere la vita che è in noi, riscoprire la gratitudine e la riconoscenza per quanto quotidianamente ci viene affidato...
Il problema non è un segno in più, ma la volontà di capire e il tempo necessario per interpretare.
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