venerdì, 1 marzo, 2024, 07:58
Buonanotte ai sognatori e alle loro tuniche dalle lunghe maniche, al giro di danza a cui non possono rinunciare e alla loro percezione di una realtà che non si mette in coda per subire il processo di omologazione.
Buonanotte ai loro racconti e alle storie che non temono di essere vissute sino in fondo, alla magia degli attimi che sanno trasfigurare di una luce che li accompagna altrove.
Buonanotte al coraggio di vivere le loro solitudini e al teatro dei silenzi da cui affiorano parole che non rinunciano al dialogo con le coscienze vigili e attente.
Buonanotte a chi li ostacola e senza nenche saperlo li rende più forti, più vivi e più veri.
Buonanotte a quel Dio che non smette di proteggerli, li rassicura nei giorni più tristi e li conferma quando gli eventi sembrano essere opposti e avversi.
Buonanotte ai signori dei sogni che vedono la pace mentre il loro mondo è in guerra, che annusano la primavera negli inverni più rigidi e attendono pazientemente quell'ultima Parola che ribalta le sorti di ha scelto di credere un po' di più.
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giovedì, 29 febbraio, 2024, 07:39
L'inferno è in un nome che non abbiamo saputo pronunciare, in una considerazione smisurata del nostro ego che ha scelto di non distinguere una persona da uno strumento e in una maledizione "fai da te" che ha chiuso gli occhi alla sofferenza di fronte a chi non aveva l'essenziale per poter vivere.
Nella dignità, ripetutamente calpestata, di un essere umano pronto a soddisfare le nostre esigenze, i nostri desideri e le nostre voglie...
Nelle parole che sono diventate solo un comando e un ordine...
Nella separazione che non ha mai voluto comprendere la sua aspirazione alla libertà, alla gioia e alla serenità...
E quel baratro che adesso ci separa da lui, mentre continuiamo a pensare di avere il diritto di esercitare un potere nei suoi confronti è una distanza che non può più essere colmata, un vuoto che solo l'empatia potrebbe riempire.
L'inferno è una possibilità concreta e reale, un luogo di isolamento che può essere abbandonato solo uscendo da noi stessi e riscoprendo in quel servo il volto e l'anima di un fratello.
Domani potrebbe essere tardi e chi è ritornato per scandire a chiare lettere il trionfo della Vita, ci suggerisce di pronunciare quel nome prima che sia davvero tardi.
mercoledì, 28 febbraio, 2024, 07:52
Prima dei sassi ci sono le parole e queste ultime sono precedute dai pensieri. Se il pensiero s'intorbidisce e si alimenta nella quotidiana insoddisfazione che genera violenza; le pietre iniziano a farsi spazio e promettono una rapida soluzione del problema.
Il folle inizia a scagliare il primo sasso che si ritrova tra le mani accogliendo il suggerimento di chi discretamente lo incita a compiere l'insano gesto.
Il vigliacco è più sofisticato e va cercando altri diversamente coraggiosi, per tessere la trama che conduce alla soppressione del nemico. Ci vuole una regia perfetta per sottrarsi all'ipotesi che si risvegli la giustizia. Ci vuole un piano che permetta di non lasciare tracce evidenti e ci vuole un capro espiatorio per indirizzare la colpa.
A volte le pietre sono solo l'ultima carta che rimane tra le mani.
A volte è sufficiente cercare un corridoio in cui nessuno possa sentire. Prima di lanciare un sasso può essere sufficiente un po' di fango, una bugia abbastanza sporca che insinui il dubbio, un finto testimone oculare che goda di una certa credibilità.
La gente comune può essere convinta generando un po' di confusione ripetendo sino allo sfinimento un paio d'illazioni cucite con l'abilità di un sarto provetto.
Una notizia non ha sempre bisogno di un fatto accertato, ma necessita di adeguati veicoli per essere diffusa un po' ovunque.
Dove falliscono le parole resteranno comunque le pietre e non è così difficile trovare chi sarà disposto a centrare il bersaglio.
martedì, 27 febbraio, 2024, 07:45
Sono davvero io l'immagine allo specchio, l'ombra che compare sulla pozzanghera o quell'essere catturato in uno scatto?
Sono davvero io l'idea che ho di me stesso, l'opinione che gli altri si sono fatti di me o le poche righe che riassumono un mio stato d'animo?
Ero davvero io il bambino taciturno e apparentemente assente, il giovane esuberante che si allontanava dal timido e insicuro adolescente, l'adulto che si proteggeva dietro a un vestito adeguato?
Possiamo ritrarre un istante della nostra vita, simulare una sicurezza che non ci appartiene o portare alla luce una caratteristica che vogliamo evidenziare, ma quello che siamo davvero resta sempre un mistero che ci sfugge.
Le foto che abbiamo imprigionato nella mente o raccolto in un telefono con tanto di cronologia, sono solo una delle tante rappresentazioni che tentano di pronunciare il nostro nome, ma non sempre la voce è davvero la nostra.
Viviamo in un mondo che ci spinge continuamente a cercare fuori quello che abbiamo paura di scoprire dentro.
In solitudine, lontani da qualunque palcoscenico, nel deserto di un teatro vuoto, quando l'unica compagnia che resta è quella di Dio, iniziamo a comprendere qualcosa di più ed è sempre un buon punto per ricominciare.
lunedì, 26 febbraio, 2024, 08:17
Ognuno di noi esibisce il proprio metro con un certo orgoglio. Siamo quasi sicuri che non ne esista uno più preciso e accurato e partendo da questo presupposto, la misura ottenuta dagli altri non può che essere sbagliata a meno che non sia in perfetta sintonia col risultato che abbiamo ottenuto.
Non c'è nulla di male se il giudizio di cui stiamo parlando è la valutazione di un compito, la linea di un fuorigioco millimetrico o la semplice critica a uno spettacolo a cui abbiamo appena assistito.
Quel metro diventa pericoloso e altamente impreciso quando la nostra valutazione pretende di santificare qualcuno e di mandare tra i dannati qualcun altro.
Lo strumento con cui vorremmo pesare l'anima del vicino di casa o valutare il grado di moralità di un nostro studente è altamente influenzato da criteri terra terra come la simpatia, l'appartenenza politica o la fede religiosa.
Vorremmo risolvere un'equazione ignorando le innumerevoli incognite e arrivare a una cifra per rassicurare la nostra bontà d'animo e ribadire che siamo sempre e solo noi dalla parte giusta della storia.
Sospendere il giudizio sulla singola persona e ammettere che in fondo non sappiamo più di tanto dell'altro e forse, meglio sarebbe tacere e rinunciare a un ruolo che non può essere nostro.
La nostra umanità ha urlato con grande convinzione che il Figlio di Dio meritava di finire i propri giorni su una croce e continua senza troppi problemi a decidere chi sarà il prossimo a meritarsi almeno una scheggia di quel legno.
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