venerdì, 3 giugno, 2011, 11:14
Dico si quattro volte e lo faccio con la serenità di chi non ha nessun dubbio e nessuna riserva sui quesiti referendari:
-si perché l'acqua è di tutti e provo orrore nei confronti di chi vorrebbe privatizzarla
-si perché nessuno ha il diritto di investire capitali e guadagnare sull'oro blu
-si perché la sicurezza del nucleare che una buona parte di scienziati continua ad annunciare è messa alla berlina non dalle opinioni, ma dai fatti
-si perché il presidente del consiglio e i suoi ministri sono cittadini come tutti gli altri e se non riescono a conciliare il loro ruolo con le questioni relative alla giustizia nessuno vieta loro di dimettersi. Prima risolvano i loro problemi, poi, se innocenti, tornino a governare.
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mercoledì, 1 giugno, 2011, 10:31
Rileggo vecchi appunti, lettere scritte a mano, le prime tracce per un'omelia scritte rigorosamente a matita: sono così lontane quelle parole a tanti anni di distanza e una buona parte, oggi, non le scriverei più.
C'è maggiore somiglianza nei fogli dattiloscritti con due dita premute in modo irregolare; alcune lettere quasi scompaiono, altre bucano il foglio.
La carta è testimone di quanto una persona cambi, delle emozioni che più non le appartengono, delle idee che una dopo l'altra hanno stravolto l'io di partenza e di quel punto d'arrivo ch'è sempre relativo e parziale.
La carta che utilizzo sempre meno, la penna insicura in quei caratteri poco allenati e ormai abituati alla velocità che un vecchio foglio non sostiene.
Non è che abbia conservato molto di quel passato tra le righe e sono costante nel perdere i dati affidati a un computer.
La storia non rispetta le nostre carte, va avanti con noi e abbandona dopo pochi passi quell'istante di coscienza tra quello che siamo stati e quello che siamo diventati.
Quello che saremo, con buona probabilità, è ancora tutto sa scrivere.
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martedì, 31 maggio, 2011, 11:03
Non si tinge di rosso questa tornata elettorale che sventola fazzoletti arancioni ancora in cerca di definizione.
La messa cantata dei Fassino, Pisapia, De Magistris & co, non è una vittoria della sinistra, ma una sconfitta cocente della destra che vede alle corde il proprio imbonitore di fiducia.
Il piazzista di Arcore non è più profeta neanche in patria: ha smesso di annunciare il vangelino del lieto consumo e della frescura leggera del fisco che non tocca le tasche dei contribuenti, per imbroccare il percorso apocalittico che lancia anatemi e strali contro la magistratura satanica, il nomade diabolico e il demone islamico. Ha perso di vista il ventre degli Italiani e continua imperterrito, anche oggi, a blaterare un delirio di onnipotenza che interpreta la breccia di Pisapia come se fosse il tradimento di un popolo Giuda e Caino.
Quello che gli "orange" dovrebbero considerare attentamente è l'assenza, allo stato attuale, di un leader credibile nel centrosinistra e la convergenza di voti determinata da un nemico comune, ma ben lontana dalla capacità di mettere insieme i troppi frammenti di un' Italia che resta aspramente divisa. Una coalizione dei nemici di Berlusconi può, forse, rimandarlo a casa, ma se anche vincesse le elezioni politiche riuscirebbe mai a governare?
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lunedì, 30 maggio, 2011, 10:15
Talvolta resto immobile
come un albero osservo la mia ombra
attendo con silenziosa pazienza
d'essere l'ombra che mira l'albero
dentro e fuori di me l'unica vita
la presenza cosciente d'un soffio
l'anima che si volge a mezzogiorno
si allunga meridiana oltre l'io sono
dissolto in quell'istante che tutto è.
venerdì, 27 maggio, 2011, 09:30
Non so bene chi siano i consulenti della Moratti in campo musicale, ma chi le ha suggerito di importare Gigi D'Alessio a Milano è di sicuro un magistrato sotto mentite spoglie. La destra, per una volta, copia dalla sinistra e si fa del male da sola e, il melanconico Gigi, ala fine, capisce che tira una brutta aria e resta a Napoli con la cremeria.
Diecimila sostenitori del sound partenopeo di D'Alessio restano delusi e fischiano la conclusione della campagna elettorale, mentre Apicella piange lacrime amare e confessa di essersi sentito tradito.
Il presidente ci sa fare di più col calcio! Forse, sarebbe stato più opportuno presentarsi in Piazza Duomo in compagnia di Hamsick. Con la firma di Marek al Milan, avrebbe certamente recuperato più voti.
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