giovedì, 4 aprile, 2013, 10:01
Leggere poco, meglio ancora, non stropicciare mai gli occhi con una pagina qualunque, aiuta e facilita la formazione e l'educazione dell'idiota potenziale che mi porto dentro.
Leggere poco e, se proprio devo farlo, allora è bene che sia un messaggio criptico sul cellulare con contrazioni di parole, sigle e slogan con tanto di risatina finale e un intercalare scurrile a scelta.
Leggere poco predispone le menti migliori alla ricerca di servizi utili come quelli forniti dal portale Jamba: suonerie pulcini pii e contenuti straordinari per stabilire il grado di affinità tra il tuo nome e quello della tua compagna.
Lo so che "ma non è che ci credo però mi diverto un sacco un po' come l'oroscopo e il video di ladygaga", però tuo padre non riesce più a interrompere il flusso di quei 5 euro settimanali che escono inutilmente dalle sue tasche.
Leggere poco aiuta quel contenitore d'immondizia spacciato per servizio pubblico a propinare qualsiasi indecenza commerciale senza che nessuno protesti più di tanto:
la pubblicità del gioco d'azzardo e la raccomandazione ipocrita che ti sussurra di non esagerare perché il gioco può causare dipendenza...
gli spot dei farmaci che risolvono miracolasamente qualunque disturbo e che nel nanosecondo finale dicono quello che non deve essere capito...
gli abbonamenti a siti di dubbia provenienza che propongono contenuti pericolosi per padri e madri di adolescenti inquieti.
Leggere poco e consumare il divano di fronte alla televisione aiutano un popolo a diventare la caricatura di sé stesso e non saranno "Le barzellette di Totti" o "Cotto e mangiato" a risollevare le sorti dell'esercito di neuroni intorpiditi da una risata che ci sta seppellendo.
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sabato, 30 marzo, 2013, 12:11
Tra le tante canzoni di Jannacci che mi hanno fatto sorridere, quella che mi viene in mente oggi è davvero triste. In un lontano festival di Sanremo la presentò in compagnia di Ute Lemper che cantò la versione Inglese:
bella, poetica e struggente.
La fotografia (Enzo Jannacci)
Uhe, no guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io, io son quello col vino
lui, lui è quello senza motorino
così adesso che è finito tutto e sono andati via
e la pioggia scherza con la saracinesca della lavanderia
no io aspetto solo che magari l'acqua non se lo lavi via
quel segno del gesso di quel corpo che han portato via
e tu maresciallo che hai continuato a dire andate tutti via
andate via che non c'è più niente da vedere niente da capire
credo che ti sbagli perché un morto di soli tredici anni
è proprio da vedere perché la gente sai magari fa anche finta
però le cose è meglio fargliele sapere.
Guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
era il solo a non voler capire d'esser stato sfortunato
nascere in un paese dove i fiori han paura e il sole è avvelenato
e sapeva quanto poco fosse un gioco... la sua faccia nel mirino
la... ohi... la... da... daradan... daradan... daradan...
è finita la pioggia tutto il gesso se l'è portato via
lo so che ti dispiace maresciallo, ma appoggiato alla lavanderia
era il mio di figlio, e forse è tutta colpa mia perché
perché come in certi malgoverni se in famiglia il padre ruba
anche il figlio a un certo punto vola via
e così lui non era lì per caso no. Anche lui sparava e via
ma forse il gioco era già stanco e non si è accorto neanche che moriva
guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
guarda la fotografia
sembra neanche un ragazzino
io son quello col vino
lui è quello senza motorino
la fotografia la fotografia la fotografia
tutto il resto è facce false della pubbliciteria
tutto il resto è brutta musica fatta solamente con la batteria
tutto il resto è sporca guerra stile stile mafieria
la fotografia tu che sei famoso, firma firma per piacere la fotografia.
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lunedì, 25 marzo, 2013, 09:19
Non sei ancora stanco dei tuoi troppi calcoli?
Degli infiniti conti che non tornano mai...
Un dono d'ali è leggero e non può pesare
si muove con grazia e galleggia in cielo
scivola sul mare e plana sulle acque chiare
e quanta terra puoi vedere oltre quel velo.
Non sei davvero sazio dei tuoi numeri malati?
Dei ripetuti errori che ti portano altrove...
Un profumo delicato lo puoi ricordare
il vento lo trasporta come un messaggio
c'è tempo, tanto tempo per respirare
e quanta vita puoi sognare oltre un miraggio.
Metti a tacere quel giudizio
cerca soltanto di capire...
e se alla fine non comprendi
apri la mano e lascia andare.
Non sei ancora stanco dei tuoi folli numeri?
Degli infiniti sogni che hai smesso di sognare.
venerdì, 22 marzo, 2013, 09:39
Il tuo respiro può bastare
perché voler dire di più?
Le nostre troppe parole
parlano continuamente di Dio,
ma sanno davvero pregare?
L'oro di un silenzio all'alba
l'oro di un silenzio al tramonto...
e in mezzo tutto il tempo di ascoltare.
La tua voce è superflua
perché devi sempre gridare?
Le nostre assurde richieste
implorano senza tregua il Cielo,
ma sanno ancora contemplare?
L'oro di un silenzio al mattino
l'oro di un silenzio a sera...
e in mezzo ancora vuoto da colmare.
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giovedì, 14 marzo, 2013, 09:33
Quasi alla fine del mondo
il sud che non ti aspetti
l'America che non consideri
quasi alla fine del giorno.
Quasi alla fine del mondo
c'è un nome che sa di nuovo
un futuro che sa d'antico
quasi alla fine del tempo.
Quasi alla fine del mondo
l'abito bianco essenziale
la voce calda e melodiosa
quasi all'inizio di un mondo.
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