giovedì, 5 febbraio, 2015, 17:06
La storia si ripete spesso e si lascia cantare come un vecchio ritornello.
La storia di chi riceve un potere del tutto inadeguato alla propria coscienza e può decidere della vita e della morte di un uomo.
L'età avanza e talvolta non conosce alcuna saggezza: una ballerina qualunque cattura l'attenzione e muove il desiderio di un vecchio monarca.
La madre della ballerina muove i fili e tesse la trama di una tragedia che si consuma toccando l'apice della superficialità.
La ballerina vuole la testa di un uomo che, forse, è l'unico rapporto realmente umano nella vita di un sovrano piccolo, piccolo e il re acconsente.
Ogni volta che devo misurarmi con questa pagina di Vangelo, sperimento un enorme vuoto e il timore di una senilità pronta a barattare la propria saggezza in cambio di un debole miraggio di giovinezza.
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mercoledì, 4 febbraio, 2015, 16:07
Un bastone è più che sufficiente per chi desidera camminare.
Uno zaino qualunque e ti ritrovi appesantito e distratto da qualunque cosa: appena il sentiero s'inerpica e rivela le sue difficoltà, tornerai sulla strada principale, imboccherai l'autostrada e sceglierai una delle tante mete facilmente raggiungibili.
La leggerezza non è un'opinione; è la condizione indispensabile per raccontare un Vangelo che possa essere credibile.
La leggerezza di un pane fresco che nutre l'oggi e non vive con l'ossessione del domani.
La leggerezza di chi distingue il valore reale di un pomodoro e non si lascia ingolosire dal suo corrispettivo in denaro.
La leggerezza di un vestito che sceglie di essere indossato e non prende polvere nell'angolo di un armadio.
La leggerezza di poter parlare senza doppi fini, con l'unico intento di comunicare il cuore delle cose che realmente contano.
La leggerezza di chi accoglie e si lascia accogliere.
La leggerezza di non trasportare neanche la polvere della discordia e del rifiuto.
La leggerezza di fare quel che si considera giusto e di lasciar andare una parola, un gesto, senza pretendere alcuna restituzione perché quello che si dona oggi, è quello che abbiamo ricevuto ieri.
martedì, 3 febbraio, 2015, 17:59
A volte è meglio allontanarsi, provare a osservare una realtà o una persona, azzerando il limite di una vicinanza che può anche illudere e tradire...
La sicurezza della nostra conoscenza è spesso figlia di quattro luoghi comuni inanellati tra loro o di opinioni che si sono consolidate a forza di ripetersi, senza una verifica puntuale e attenta.
Davvero è sufficiente sapere che Tizio è figlio di Caio e che esercita una determinata professione?
Siamo così sicuri che quel giovane che abbiamo visto crescere corrisponda perfettamente all'idea che ci siamo fatti di lui?
Non è diverso il rapporto con Dio...
Qualche anno di catechismo o la frequentazione regolare della messa domenicale garantiscono la conoscenza di Gesù?
Più approfondisco il mio rapporto con Dio e più prendo coscienza delle tantissime cose che mi sfuggono e mi restituiscono all'umiltà di dover continuare la mia ricerca mettendo in discussione le mille certezze che ho accumulato nel corso degli anni.
Riconoscere la propria distanza e mettersi in cammino per comprendere qualcosa di più può essere più utile che esibire la sicurezza delle foto di famiglia.
lunedì, 2 febbraio, 2015, 18:00
Se riuscirò a parlarti, vedrai il mio dolore, la mia paura, la mia angoscia.
Se mi ascolterai per un solo istante e se mi concederai una sola Parola, tornerò a casa sereno e potrò contemplare, ancora una volta, la vita.
Se toccherò il tuo mantello, la mia sofferenza avrà termine e saprò che mi hai riconosciuta tra la folla.
Se avrò il coraggio di toccare e di lasciarmi raggiungere dal tuo sguardo, potrò stabilire quel contatto che ha la forza di guarire e di salvare.
Se a un mondo che affida al computer o al cellulare la simulazione delle proprie relazioni, saprò rispondere con i miei occhi, con le mie mani, con i miei orecchi, aiuterò il mio fratello ad allentare la morsa della solitudine e m'incamminerò con lui dove la guarigione ha inizio.
domenica, 1 febbraio, 2015, 16:30
Attendere pazientemente l'arrivo del giorno o contemplare il sole che va a riposare quando è sera.
Seduti su una panchina con una rosa in mano e il cuore che batte forte o appoggiati alla ringhiera, nelle prime ore della domenica mattina, aspettando che un figlio rientri a casa...
Tutta questa attesa, questa lunga attesa che attraversa stagioni intere e lustri apparentemente infiniti e in un solo istante, per un piccolo particolare, acquisisce un senso che riscrive il passato e osserva con uno sguardo completamente nuovo il futuro.
Tutta questa attesa che un uomo ormai vecchio risolve abbracciando un bambino che riscalda il freddo di tutti i suoi inverni.
Tutta questa attesa che diventa serenità e consapevolezza di aver portato a termine il proprio compito su questa terra.
Tutta questa attesa che si riveste di luce e colma la sete dei desideri più profondi.
Tutta questa attesa che sorride della folle corsa di chi vuole guadagnare tempo e si ritrova puntualmente con un pugno di mosche in mano.
Tutta questa attesa è anche nostra, quando facciamo pace con le lancette del nostro orologio nevrotico e disordinato e ci lasciamo raggiungere dal mistero di un tempo senza tempo che continua a bussare alle porte della nostra storia.
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