martedì, 5 aprile, 2011, 12:30
Dopo un pensiero c'è un altro pensiero e poi, un altro ancora.
La vita è altrove: è in quella pausa che interrompe il flusso di una mente che afferma ripetutamente se stessa mettendo a tacere lo Spirito.
La vita è la quiete di un attimo che, semplicemente, accetta e accoglie la verità di un respiro consapevole.
Che cosa sono tutti quei pensieri?
Qual è la loro natura?
Perché insistono in modo ossessivo e producono dolore, rabbia, risentimento, paura, delusione?
Un'incomprensione si accentua inutilmente e divide in profondità per il semplice fatto che non siamo capaci di accettare la realtà per quello ch'è stata.
Una scadenza continua a restare tale e più ci ostiniamo in quella preoccupazione, più cresce l'ansia e, talvolta, diventa anche angoscia.
Una vicenda che continua ad andare in scena tra le quinte delle nostre ricostruzioni mentali si arricchisce di inutili interpretazioni, per lo più fuorvianti.
Dopo un pensiero è meglio non aver fretta, è più opportuno considerare la necessità di una sosta per espellere le tossine accumulate e non confondere il racconto che stiamo riproducendo in noi stessi come se fosse la realtà più vera.
E' davvero così fondamentale l'affermazione di noi stessi che passa attraverso la negazione degli altri?
Dopo un pensiero, a volte, smetto di pensare e sto già meglio.
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lunedì, 4 aprile, 2011, 09:20
Il cinepanettone sbanca a Palazzo Grazioli e fa morir dal ridere un gruppo di sindaci che, da buoni Italiani, considerano molto divertenti le barzellette sporche. E' sufficiente pronunciare le parole sedere, pene e vagina, scegliendo accuratamente, uno dei tanti sinonimi volgari a disposizione e, dal bar dello sport al parlamento, sono dolori di pancia a suon di risate.
Se qualcuno prova a dissociarsi e a prendere le distanze dall'ironia che parla al basso ventre, è un moralista, un bacchettone e un bigotto.
Abbandoniamo pure le preoccupazioni per un'istituzione che vive ormai nel mondo delle barzellette, da quelle che portano a Montecitorio il Bagaglino a quelle che fanno sognare L'Aquila, Napoli o Lampedusa quando arriva L'arrotino dell'amore e sale sul predellino dell'interminabile fiera del narciso e del pavone.
Un giorno qualcuno ci ricorderà la nostra assenza di coraggio, l'egoismo che ha permesso alla mediocrità di un uomo di plasmare gradualmente un popolo con l'aiuto delle televisioni pubbliche e private.
Abbiamo creduto a un milione di posti di lavoro, alla riduzione delle tasse, al tocco di bacchetta magica che fa scomparire l'immondizia, alla bontà imprenditoriale che si cura del proprio popolo con spirito di servizio, al presidente operaio, casalingo, peripatetico e in tutti i suoi trasformismi lessicali che, neanche Arturo Brachetti.
Il miracolo Italiano è finalmente tra noi che cantiamo l'Inno di Mameli e legittimiamo l'esistenza di una fantasia chiamata padania.
Il miracolo Italiano è l'esercito dei disoccupati che si allunga e delle imprese che non ripartono.
Il miracolo Italiano è un fisco che continua a mungere la parte più debole di un popolo.
Il miracolo italiano è qui grazie a una sinistra incapace di governare e di presentarsi alla gente comune come alternativa credibile.
Il miracolo Italiano è qui con i D'Alema e i Veltroni che hanno ancora il coraggio di aprire bocca e I Fassino che anzichè scomparire si presentano per la poltrona di sindaco a Torino.
Il miracolo è qui con i Pannella e le Bonino che hanno cambiato traghetto perché dall'altra parte non facevano più numero.
Il miracolo è qui con i Mastella, i Casini e i Fini che si sono turati il naso e hanno sostenuto i deliri d'onnipotenza e gli interessi del neofeudalesimo.
Il miracolo è qui, con la collaborazione di una parte della comunità cristiana che ha scelto di non vedere l'evidenza e ha barattato il Vangelo con un nuovo decoder.
Pierino sarà anche colpevole, ma chiunque continua a ridere è qualcosa di più di un complice.
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sabato, 2 aprile, 2011, 15:47
E' già oggi amore mio,
puoi parlarmi di come ti senti
ti risponderò quel che sono io...
leggero come un fiore qualunque
drizzo il capo e punto il sole,
tutto l'affetto che mi porto dentro
senza l'ombra di un malumore
sono qui dove dovrei essere
perché ovunque è casa mia:
dove il mattino arriva senza fretta
e la sera scorre così lentamente
in questo momento di profonda commozione
che non ha alcun motivo apparente
e dice buona la vita così come la morte
buona la pioggia così come lo è il sole
se ti lasci andare e provi ad arrenderti
la fine e l'inizio, il traguardo e la partenza
il punto d'arrivo dove riposa l'origine
prendo respiro e lo trattengo a lungo
faccio esperienza del dono di essere
scrivo senza il bisogno di pensare
in quell'estasi che lascia senza parole
quando un Dio non è più religione
e quel che conosci non è più dottrina,
ma semplice incontro che risuona dentro
in un luogo senza orologi e misure
senza peso, nè affanno, nè ansia,
sogno e mi risveglio, dunque esisto,
è già oggi amore mio
e poco importa quando e se verrà domani.
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venerdì, 1 aprile, 2011, 11:09
Tocco pietra e divento sasso
torno leggero sfiorando piuma
osservo cielo e muto in terra
sono piede e semino un prato
laghetto a raccoglier lacrime
memoria che acqua distingue...
Posso essere tutto in un istante
e mi svuoto per tornare niente
spazio in cui l'essere è ancora
balzo veloce di felino in agguato
battito d'ali di rondine in festa
pura compassione amica della vita.
Cerco la sapienza dietro il velo
il profumo di una realtà nascosta
il gusto di un aroma secondario
il tatto che manipola il senso
di un'avventura a occhi chiusi
in attesa di una luce più vera.
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giovedì, 31 marzo, 2011, 09:32
Il piazzista di Lampedusa compra casa e promette casinò, ma le monetine volano gratuite nei pressi della camera e il ministro della difesa assume le sembianze di una slot machine.
Un giorno scopriremo che La Russa, non è che uno dei travestimenti più riusciti di Stanislao Moulinski, quello del Nick Carter dei fumetti in tv.
Come Grillo, anche lui "vaffa" e Fini incassa il colpo dell'amico di ieri che ha barattato un giorno da leone con mille da zerbino.
Rita Dalla Chiesa sposta più voti di Santoro, ma esagera con lo spot elettorale della falsa terremotata che benedice presidente e governo con toni caricaturali e, poco credibili, anche per la più sfigata delle casalinghe.
Il Fatto e La Repubblica continuano a raccontare le follie dell'imperatore e a loro insaputa, l'uomo dei miracoli, gongola dal predellino e continua indisturbato il suo show con la chiara consapevolezza che la sinistra è meno pericolosa di Mc Donald.
Il Giappone scompare quasi dalle cronache, la Libia è più vicina e i profughi si avviano a visitare la Padania dell'Umberto che urla "Fora dai ball", ma non ci crede più neanche lui e prima di staccare la spina al governo (se no lo fa lui, non lo farà nessuno) deve a portare a casa il federalismo o qualcosa di simile.
La vita raccontata e vissuta nei giorni delle telecamere perennemente accese è davvero in diretta, priva di qualsiasi contenuto degno di nota e attenzione, svuotata di ogni forma di reale partecipazione e lontana da un qualunque problema per cui si cerchi una soluzione.
Non ci resta che fingere.
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