venerdì, 5 luglio, 2013, 11:39
Ho smesso di considerarmi borderline; ho osservato meglio il manicomio che mi circonda e non posso più reggere il peso di una concorrenza spietata.
Ci sono persone che riescono a non parlarsi da un paio d'anni e si salutano a stento, con un sottile filo d'ipocrisia pseudocristiana: se dovessero spiegarsi reciprocamente le loro ragioni, annegherebbero rigurgitando latte materno.
Vedo uomini che potrebbero campare almeno una decina di vite senza dover lavorare, capaci di piangere miseria in casa di chi non riesce neanche a pagare un modesto canone d'affitto.
Qualcuno è diventato un'applicazione del proprio smartphone e qualcun altro lo puoi frequentare solo sulla sua pagina di Facebook.
Cresce l'esercito dei bimbiminchia che invadono a frotte il marciapiede e calpestano anziani invisibili ai loro occhi.
Sagome umanoidi litigano col proprio ego e fanno il muso anche alla propria immagine riflessa da una pozzanghera.
Seconde, terze e quarte file di Suv che si vergognano del proprio conducente che sta cenando in un ristorante cinese o è intento a giocare al superenalotto: le priorità sono priorità e non si discutono!
Preti con una gomma in mano che innaffiano una signora colpevole di transitare su un passaggio pubblico con il proprio cane al guinzaglio.
Se continuo a guardare potrei anche inorgoglirmi e illudermi di essere diventato saggio; meglio chiudere gli occhi o abbassarli su un libro qualunque che non sia 50 sfumature di grigio o affini.
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martedì, 25 giugno, 2013, 10:21
Una rosa per me e una rosa per te.
Una rosa per i bugiardi, ma soprattutto una rosa per chi continua a non temere di pagare il prezzo della propria onestà.
Una rosa per chi si accontenta di pregare Dio e una rosa per quelli che non moltiplicano inutilmente le loro parole e sanno incontrare il divino che si rende visibile nella carne e nel limite.
Una rosa per i commedianti e i loro abiti da scena e una rosa per chi non rinuncia a indossare la propria umanità.
Una rosa per chi osserva la vita dal proprio castello e una rosa per chi non rinuncia a coltivare il proprio prato.
Una rosa per le chiacchiere sulla famiglia e una rosa per quanti sanno benedire e ringraziare per quell'affetto che supera ogni divisione e muta lo sguardo dell'estraneo in un volto familiare.
Una rosa per chi si sente "a posto" e una rosa per quelli che rompono le righe senza attendere l'ordine dei generali e delle loro divise.
Una rosa che impazzisce per la perdita della sua bellezza al suo sfiorire e una rosa per quei petali che si abbandonano sul campo e, attendono senza più ansia, la fine di quel viaggio che riconduce a casa.
martedì, 18 giugno, 2013, 12:04
Se mi svegli al mattino, e senza troppe parole mi suggerisci che questo giorno è ancora mio...
Se mi regali un'intuizione e le parole per poter raccontare quel di più che dà senso alle ragioni di un cuore...
Se una persona suona il mio campanello e mi racconta lo stesso orizzonte che appartiene al mio sguardo...
Devo prendere sul serio quello sguardo che conserva la memoria lontana di un bambino senza tradire l'esperienza e la saggezza dell'adulto?
In altre circostanze, avrei vivisezionato quel sogno, sino a riconsegnarlo ancora intatto nel suo imballo, con tutte le osservazioni e le motivazioni per rendere ragionevole un rifiuto.
Al contrario, mi ritrovo ancora con quel sogno tra le mani e in attesa di ricevere le istruzioni per poterlo realizzare...
E' una cosa da folli, ma non sono io quello sano di mente e sto diventando responsabile della mia follia; forse è davvero il tempo di considerare il limite come una risorsa, di chiudere gli occhi e di lasciarmi andare...
Chi mi custodisce sorreggerà il volo e l'unico vero ostacolo non è nelle difficoltà che incontrerò, ma in quella voce interiore che bolla come impossibile quello che inevitabilmente, sottrae dalle proprie sicurezze.
Chi mi custodisce, suggerirà anche le traiettorie di questo volo estivo che precede il mio autunno.
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lunedì, 10 giugno, 2013, 15:50
Ho un cuore tra le pagine di un libro e un cuore nella melodia di una vecchia canzone.
Ho un cuore notturno che si addormenta al ricordo di un prato lontano e un cuore offeso che soffre ancora per un antico rifiuto.
Ho un cuore che stringe i denti per portare a casa una vittoria importante e un cuore reduce da una sconfitta cocente.
Ho un cuore che prima di andare a scuola si svegliava con una spremuta e un caffé e un cuore che ha appreso l'arte di alzarsi da solo per affrontare un nuovo giorno.
Ho un cuore che gode mentre addenta una fetta di pane caldo e un cuore che non riesce ad apprezzare una tavola che ha perso di vista l'essenziale.
Ho un cuore di sogno che non prende appuntamenti e si lascia semplicemente incontrare e un cuore arruffato dai troppi impegni e dalle ragioni di un calendario aguzzino.
Ho un cuore qui, ma soprattutto ho un cuore altrove.
Ho un cuore che abita il quotidiano e un cuore che sa parlare con gli angeli e con le creature invisibili.
Ho un cuore annoiato dalle troppe ragioni e un cuore che sta ritornando, infine, bambino.
Ho un cuore che fa pace con il mondo reale e un cuore che intuisce il mistero di un'altra vita e di un altro regno.
Ho un cuore qui, ma non sarei più niente se, sempre più spesso, il mio cuore non scegliesse di viaggiare e di andare altrove.
Ho un cuore che già conosci e un cuore che devo ancora raccontare.
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lunedì, 3 giugno, 2013, 16:21
Nè ieri nè domani
nè prima nè poi
adesso è ora
con le lancette
puntate sul presente.
Che cosa stai aspettando?
Non ci sono conti in sospeso:
è nebbia in cui perdersi
sabbia in cui affondare
tu lo chiami passato
e lo rendi presente...
ma è solo un luogo che non c'è.
Quando domani verrà
domani sarà ancora adesso
quello che stai temendo
avrà un nome diverso
e dovrà ancora arrivare
mentre sarai ancora altrove
e quel che chiami futuro
è solo un tempo che non c'è.
Adesso è ora
voglio essere qui
benvenuto presente
benvenuto anche a te.
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