venerdì, 8 aprile, 2011, 10:01
In più di una circostanza i parlamentari dell'opposizione avrebbero potuto creare qualche problema alla maggioranza, ma gli assenti, almeno alla camera o al senato, non è vero che hanno sempre torto.
I ministri si concedono il lusso di parole come "fannulloni" o "bamboccioni" e tirano in ballo la meritocrazia: da che pulpito, o meglio, da che scranno.
La legge elettorale è qualcosa di più di una porcata: vorrei almeno poter scegliere il nome e il volto del prossimo assente, ma a sinistra come a destra se la cantano e se la suonano come meglio credono e, con l'aiuto delle amenità soporifere, televisive, possono dormire sonni indisturbati nelle sedi dei rispettivi partiti.
I soliti noti, quelli col baffetto, quelli che portavano la bandana e le loro truppe, passano tranquillamente da una legislatura all'altra, fondano nuovi partiti, trasmigrano con l'unica vocazione del proprio utile. Non hanno il problema del lavoro e hanno più di una soluzione per la casa, possono mantenere più di una famiglia e sproloquiare tutta la retorica di questo mondo su quegli stessi valori che puntualmente tradiscono e offendono con la loro discutibile condotta.
L'Italia affonda, non si attrezza in alcun modo per garantirsi un futuro, non si preoccupa della cultura, spegne la ricerca, chiacchiera di "Bunga Bunga" e di storielle di letto senza affrontare i problemi reali di un popolo allo sbando.
L'operaio assente è un uomo che non ha voglia di lavorare, il parlamentare, invece, è solo altrove.
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giovedì, 7 aprile, 2011, 09:22
Come mai la destra conosce per filo e per segno quel che fa la sinistra?
Perché la "carità" è spesso strisciante e ambigua, si perde in un mare di autoincensanzioni, di inutili pettegolezzi e riesce a coesistere con la totale assenza di sensibilità nei confronti di chi è più debole?
Per quale motivo, chi non ha mai avuto problemi seri per sbarcare il lunario si permette il lusso di giudicare pesantemente la vita di chi ha ricevuto molto meno dalla propria storia?
Nei panni del ricco epulone, farei molta attenzione a quel che dico di Lazzaro e, rileggendo il giudizio finale nelle pagine del Vangelo di Matteo, proverei a considerare seriamente a chi sto dando da mangiare o chi sto visitando...
Tante parole e qualche gesto, senza la verità della compassione, non riescono a rispondere adeguatamente al Vangelo dei poveri e dei piccoli.
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mercoledì, 6 aprile, 2011, 09:56
Quel che non si vede
quel che non si capisce
quel che non si sente
quel che non si percepisce...
La donna parlava con gli angeli
l'uomo abbandonava il corpo
il bambino camminava sui tetti,
lo faceva spesso a notte fonda.
Hai risposto con una pastiglia
hai addormentato i troppi sogni
hai indossato un camice bianco
hai messo a tacere l'invisibile.
La donna canmmina sui tetti
l'uomo parla la lingua degli angeli
il bambino nuota veloce nell'aria,
continuano a uscire dai margini.
Puoi sorridere e irridere
ricorrere al noto psichiatra
curare lo sguardo differente
e dimenticare la tua malattia.
Come potremmo chiamare
chi più non sa ascoltare
come potremmo definire
chi non riesce più a vedere?
Scivolo a notte sui tetti
frequento angeli diurni
abbandono un poco l'involucro
cerco un'altra guarigione.
Ci sono montagne da spostare
fiori ch'è bene non raccogliere
animali che stanno bene dove sono
enigmi ch'è lecito risolvere.
martedì, 5 aprile, 2011, 12:30
Dopo un pensiero c'è un altro pensiero e poi, un altro ancora.
La vita è altrove: è in quella pausa che interrompe il flusso di una mente che afferma ripetutamente se stessa mettendo a tacere lo Spirito.
La vita è la quiete di un attimo che, semplicemente, accetta e accoglie la verità di un respiro consapevole.
Che cosa sono tutti quei pensieri?
Qual è la loro natura?
Perché insistono in modo ossessivo e producono dolore, rabbia, risentimento, paura, delusione?
Un'incomprensione si accentua inutilmente e divide in profondità per il semplice fatto che non siamo capaci di accettare la realtà per quello ch'è stata.
Una scadenza continua a restare tale e più ci ostiniamo in quella preoccupazione, più cresce l'ansia e, talvolta, diventa anche angoscia.
Una vicenda che continua ad andare in scena tra le quinte delle nostre ricostruzioni mentali si arricchisce di inutili interpretazioni, per lo più fuorvianti.
Dopo un pensiero è meglio non aver fretta, è più opportuno considerare la necessità di una sosta per espellere le tossine accumulate e non confondere il racconto che stiamo riproducendo in noi stessi come se fosse la realtà più vera.
E' davvero così fondamentale l'affermazione di noi stessi che passa attraverso la negazione degli altri?
Dopo un pensiero, a volte, smetto di pensare e sto già meglio.
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lunedì, 4 aprile, 2011, 09:20
Il cinepanettone sbanca a Palazzo Grazioli e fa morir dal ridere un gruppo di sindaci che, da buoni Italiani, considerano molto divertenti le barzellette sporche. E' sufficiente pronunciare le parole sedere, pene e vagina, scegliendo accuratamente, uno dei tanti sinonimi volgari a disposizione e, dal bar dello sport al parlamento, sono dolori di pancia a suon di risate.
Se qualcuno prova a dissociarsi e a prendere le distanze dall'ironia che parla al basso ventre, è un moralista, un bacchettone e un bigotto.
Abbandoniamo pure le preoccupazioni per un'istituzione che vive ormai nel mondo delle barzellette, da quelle che portano a Montecitorio il Bagaglino a quelle che fanno sognare L'Aquila, Napoli o Lampedusa quando arriva L'arrotino dell'amore e sale sul predellino dell'interminabile fiera del narciso e del pavone.
Un giorno qualcuno ci ricorderà la nostra assenza di coraggio, l'egoismo che ha permesso alla mediocrità di un uomo di plasmare gradualmente un popolo con l'aiuto delle televisioni pubbliche e private.
Abbiamo creduto a un milione di posti di lavoro, alla riduzione delle tasse, al tocco di bacchetta magica che fa scomparire l'immondizia, alla bontà imprenditoriale che si cura del proprio popolo con spirito di servizio, al presidente operaio, casalingo, peripatetico e in tutti i suoi trasformismi lessicali che, neanche Arturo Brachetti.
Il miracolo Italiano è finalmente tra noi che cantiamo l'Inno di Mameli e legittimiamo l'esistenza di una fantasia chiamata padania.
Il miracolo Italiano è l'esercito dei disoccupati che si allunga e delle imprese che non ripartono.
Il miracolo Italiano è un fisco che continua a mungere la parte più debole di un popolo.
Il miracolo italiano è qui grazie a una sinistra incapace di governare e di presentarsi alla gente comune come alternativa credibile.
Il miracolo Italiano è qui con i D'Alema e i Veltroni che hanno ancora il coraggio di aprire bocca e I Fassino che anzichè scomparire si presentano per la poltrona di sindaco a Torino.
Il miracolo è qui con i Pannella e le Bonino che hanno cambiato traghetto perché dall'altra parte non facevano più numero.
Il miracolo è qui con i Mastella, i Casini e i Fini che si sono turati il naso e hanno sostenuto i deliri d'onnipotenza e gli interessi del neofeudalesimo.
Il miracolo è qui, con la collaborazione di una parte della comunità cristiana che ha scelto di non vedere l'evidenza e ha barattato il Vangelo con un nuovo decoder.
Pierino sarà anche colpevole, ma chiunque continua a ridere è qualcosa di più di un complice.
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