lunedì, 8 luglio, 2013, 08:18
Sono del tutto privi di empatia, ma sanno sempre mettere la lacrima al posto giusto.
Sono del tutto indifferenti al dolore altrui, ma recitano partecipazione e condivisione con la precisione di un orologio svizzero puntato sull'ora del dolore. La voce si strozza quando si accende la luce della compassione scritta sul gobbo o, anche solo tra quattro appunti che segnalano l'inizio del dramma.
I simulatori di lacrime, con una grande peso nel cuore, inviano gli altri a morire o a combattere e sono pronti a ricevere le salme rispedite al mittente.
Una bandiera che sventola, un'altra stesa sulla bara e un fazzoletto usa e getta come le vite di cui avrebbero dovuto prendersi cura.
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domenica, 7 luglio, 2013, 08:24
E' solo un contenitore quasi vuoto l'universo che abitiamo?
La nuda solitudine del nostro sguardo riesce davvero a rendere ragione di tutta la vita che, semplicemente, esiste?
Ci sono ragioni serie che possono impedire a Dio di continuare l'opera della creazione anche altrove?
Se c'è altra vita che ci sfugge, se la persona abita anche altri mondi e conduce altre storie, sarà stata capace di scegliere una civiltà che non si specchi unicamente nelle proprie risorse tecnologiche?
Mi piace pensare che possa esistere qualcuno che misura la propria evoluzione sulla base della compassione per tutte le creature esistenti.
Chissà, forse in un altra dimensione o su frequenze differenti o forse dentro di noi c'è un uomo che sta imparando a non darsi battaglia e ad accogliere con gratitudine quell'altro da noi che vorremmo confinare su altri pianeti.
venerdì, 5 luglio, 2013, 11:39
Ho smesso di considerarmi borderline; ho osservato meglio il manicomio che mi circonda e non posso più reggere il peso di una concorrenza spietata.
Ci sono persone che riescono a non parlarsi da un paio d'anni e si salutano a stento, con un sottile filo d'ipocrisia pseudocristiana: se dovessero spiegarsi reciprocamente le loro ragioni, annegherebbero rigurgitando latte materno.
Vedo uomini che potrebbero campare almeno una decina di vite senza dover lavorare, capaci di piangere miseria in casa di chi non riesce neanche a pagare un modesto canone d'affitto.
Qualcuno è diventato un'applicazione del proprio smartphone e qualcun altro lo puoi frequentare solo sulla sua pagina di Facebook.
Cresce l'esercito dei bimbiminchia che invadono a frotte il marciapiede e calpestano anziani invisibili ai loro occhi.
Sagome umanoidi litigano col proprio ego e fanno il muso anche alla propria immagine riflessa da una pozzanghera.
Seconde, terze e quarte file di Suv che si vergognano del proprio conducente che sta cenando in un ristorante cinese o è intento a giocare al superenalotto: le priorità sono priorità e non si discutono!
Preti con una gomma in mano che innaffiano una signora colpevole di transitare su un passaggio pubblico con il proprio cane al guinzaglio.
Se continuo a guardare potrei anche inorgoglirmi e illudermi di essere diventato saggio; meglio chiudere gli occhi o abbassarli su un libro qualunque che non sia 50 sfumature di grigio o affini.
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martedì, 25 giugno, 2013, 10:21
Una rosa per me e una rosa per te.
Una rosa per i bugiardi, ma soprattutto una rosa per chi continua a non temere di pagare il prezzo della propria onestà.
Una rosa per chi si accontenta di pregare Dio e una rosa per quelli che non moltiplicano inutilmente le loro parole e sanno incontrare il divino che si rende visibile nella carne e nel limite.
Una rosa per i commedianti e i loro abiti da scena e una rosa per chi non rinuncia a indossare la propria umanità.
Una rosa per chi osserva la vita dal proprio castello e una rosa per chi non rinuncia a coltivare il proprio prato.
Una rosa per le chiacchiere sulla famiglia e una rosa per quanti sanno benedire e ringraziare per quell'affetto che supera ogni divisione e muta lo sguardo dell'estraneo in un volto familiare.
Una rosa per chi si sente "a posto" e una rosa per quelli che rompono le righe senza attendere l'ordine dei generali e delle loro divise.
Una rosa che impazzisce per la perdita della sua bellezza al suo sfiorire e una rosa per quei petali che si abbandonano sul campo e, attendono senza più ansia, la fine di quel viaggio che riconduce a casa.
martedì, 18 giugno, 2013, 12:04
Se mi svegli al mattino, e senza troppe parole mi suggerisci che questo giorno è ancora mio...
Se mi regali un'intuizione e le parole per poter raccontare quel di più che dà senso alle ragioni di un cuore...
Se una persona suona il mio campanello e mi racconta lo stesso orizzonte che appartiene al mio sguardo...
Devo prendere sul serio quello sguardo che conserva la memoria lontana di un bambino senza tradire l'esperienza e la saggezza dell'adulto?
In altre circostanze, avrei vivisezionato quel sogno, sino a riconsegnarlo ancora intatto nel suo imballo, con tutte le osservazioni e le motivazioni per rendere ragionevole un rifiuto.
Al contrario, mi ritrovo ancora con quel sogno tra le mani e in attesa di ricevere le istruzioni per poterlo realizzare...
E' una cosa da folli, ma non sono io quello sano di mente e sto diventando responsabile della mia follia; forse è davvero il tempo di considerare il limite come una risorsa, di chiudere gli occhi e di lasciarmi andare...
Chi mi custodisce sorreggerà il volo e l'unico vero ostacolo non è nelle difficoltà che incontrerò, ma in quella voce interiore che bolla come impossibile quello che inevitabilmente, sottrae dalle proprie sicurezze.
Chi mi custodisce, suggerirà anche le traiettorie di questo volo estivo che precede il mio autunno.
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