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Dove vai? 
lunedì, 8 ottobre, 2012, 08:16


Sono rette apparentemente parallele che diventano curve improvvise, incroci inaspettati, soste forzate o scontri violenti che difficilmente lasciano incolumi.
Sono strade che percorri per lunghi tratti senza una sola indicazione, lunghe gallerie di luci artificiali e corsie d'emergenza, vaste pianure e cieli limpidi che in un solo istante, coprono il sole di nubi minacciose. E in tutto questo viaggiare, perdersi e ritrovarsi, fa capolino la domanda di un senso per le infinite destinazioni che talvolta sono solo confusione e, in altri casi, diventano un senso compiuto.
Qualcuno si ferma improvvisamente e ti chiede: "Dove vai? Sorridi e accosti, tiri giù il finestrino e senza troppa ironia rispondi: "Quando l'avrò capito torno qui a raccontartelo".

Un autunno in più 
domenica, 7 ottobre, 2012, 18:17


Hai fretta che venga primavera e non ti chiedi cosa può voler dire un autunno in più. Puoi immaginare le farfalle che voleranno, puoi inventare i colori delle loro ali mentre sbucci due castagne o raccogli funghi in un bosco e ti accorgi della delicata bellezzate delle foglie che abbandonano gli alberi senza opporsi alle stagioni della vita.
Il melograno regala già i suoi frutti e le giornate che si accorciano sono un invito prezioso per passare più tempo con quel silenzio prezioso per ritrovare e rigenerare sé stessi.
Le piogge leggere e i libri che aprono nuove pagine, gli impegni che si moltiplicano e il vociare degli studenti al mattino: è tempo anche questo e se lo guardi con benevolenza, anche lui ricambia lo sguardo.
E' un autunno in più e vuoi non chiedergli un po' di saggezza?

Una lettera 
sabato, 6 ottobre, 2012, 08:29


Ti scrivo una lettera nella speranza che un giorno tu possa leggerla.
Se avessi un vecchio calamaio, attingerei dall'inchiostro le vocali e le consonanti che in bella grafia imparammo a scrivere, ma il tempo è così veloce e non mi restano che i caratteri virtuali che compaiono uno a uno su questo schermo.
Penso alle nostre punzecchiature sportive, alla bicicletta che a volte spingevi a mano per fare due chiacchiere, alla tua casa di campagna che per pigrizia non ho ancora avuto il tempo di visitare.
Penso alle sciocchezze quotidiane che alleggeriscono la vita, alla noia che spesso non sappiamo apprezzare e, se solo la osservassimo con più attezione diventerebbe subito serenità.
Prego per te ogni giorno, ti ricordo quando celebro e quando mi addormento, chiedo guarigione e luce.
E' vero che il Vangelo moltiplica fratelli e sorelle, padri e madri e regala le terre dell'amicizia e dell'incontro, ma esiste anche il contraltare dei motivi di sofferenza, di ansia e di tristezza.
Vorrei conoscere le parole che scacciano i demoni e allontanano le malattie, vorrei saper spostare le montagne, ma non ho ricevuto quel genere di doni o, forse, la mia fede è ancora troppo piccola e deve crescere. Però, questo vorrei che lo sapessi, il bene che provo per te e per la tua famiglia è sincero e, se non posso fare altro, continuerò a rinnovare il mio affetto condividendo la fatica di questo momento.
Ti abbraccio forte e spero che un giorno potremo leggere insieme queste parole e sorriderne insieme.
Sono con te, sono con voi.
Fabio

Un tempo per cambiare (4) 
venerdì, 5 ottobre, 2012, 10:06


Io credo agli sguardi impossibili, agli orizzonti inaspettati, al velo che si dischiude e mostra un particolare che diventa così ovvio, mentre ti chiedi come sia mai stato possibile non prenderlo in considerazione sino a oggi.
Io credo ai cortili nascosti da vecchi portoni sempre chiusi, ai passi del viandante che ripercorre la stessa via e non alza lo sguardo, ai gerani appena fioriti di un balcone prigioniero di un angolo dimenticato.
Io credo al risveglio, alle voci notturne, a quella sensazione di pace che addormenta il corpo e libera lo spirito per un nuovo viaggio che cambia le regole del gioco della vita.
Io credo che non sia giusto tacere per rispetto di una falsa quiete che mette la museruola alle tensioni e ai conflitti perennemente irrisolti.
Apro l'occhio interiore di un altro tempo e se anche ancora non so viverlo, so bene che non è più possibile tornare indietro.
Dopo l'affanno e la paura ogni più piccolo cambiamento entra e si fa spazio in una casa che non potrà più essere quella di prima.
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Un tempo per cambiare (3) 
giovedì, 4 ottobre, 2012, 11:10


Resto sullo stesso pensiero e non importa se il mondo va avanti, se non è più tempo di fermarsi in uno stesso posto, con la medesima voce o con le parole che appartengono al giorno ch'è andato.
C'è un calendario che scorre anonimamente e consuma l'apparenza della novità e, una meridiana interiore che può decidere il peso e la profondità di un istante ripetuto sino a quando l'accordo desidera risuonare per contemplare l'eterno, l'infinito e l'assoluto.
C'è un mondo che cambia confezione e resta identico a quello precedente e un universo che muta ed evolve senza concedere nulla alle esigenze del mercato.
Si può scegliere, si deve scegliere e non è fantasia l'alternativa all'involucro che non si accontenta di abitare una bella casa vuota, ma prende in seria considerazione la qualità e il senso delle relazioni.
Mille contatti non valgono una sola amicizia e cento visite a una pagina non significano niente quando nessuno bussa più alla tua porta.
Sono stanco di confondere la condivisione di una fotografia o di parole che qualcun altro ha scritto al posto mio, con il calore di una tazzina di caffè presa in compagnia di un respiro e di un pensiero che distinguono ancora il pubblico dal privato.
Sono stanco di leggere e scrivere fragili sensazioni che si pronunciano con la profondità usa e getta degli aforismi di un cioccolatino.
Voglio leggere con più calma un libro e smettere di divorare le pagine per arrivare all'epilogo, vorrei ascoltare con più partecipazione una canzone datata e rivedere con maggiore attenzione un film di cui mi è sfuggito qualcosa d'importante.
Desidero contemplare la lentezza di una chiocciola e portarmi sempre addosso la mia casa.
C'è un tempo che deve semplicemente trascorrere e un tempo che deve fare una sosta per concedersi il lusso di restare.
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