mercoledì, 9 gennaio, 2013, 09:43
Lascia stare la connessione del computer e il numero delle amicizie che hai raccolto su facebook.
Dimentica la condizione del tuo nickname e l'avatar dietro al quale ti nascondi.
Considera con attenzione la realtà della tua carne e l'energia che ti fa sentire uno con tutto ciò che realmente ami.
L'uno che resiste a un litigio, all'apparente separazione e anche alla morte.
L'uno che tenti di separare, come un diavolo che passa attraverso e rivela il suo essere contrapposizione, divisione e lacerazione.
L'uno che non dimentica la verità dell'unione e conosce bene la persona presente dietro a una mano.
L'uno e quel figlio afferma l'esistenza del padre e della madre.
L'uno e una famiglia dice anche la razza umana. Uno è l'uomo; un condominio di esseri microscopici in cerca d'equilibrio, un microcosmo che suppone l'esistenza del macrocosmo.
Uno è quello che c'è e si trasforma in continuazione, ma è anche quello che resta.
Quando il termine comunione smette di essere un rituale e diventa prendere parte di quell'Uno, quello che provi e senti è gratitudine.
L'Uno si rivela quando smetti di parlare e di definire e ti lasci attraversare da quel mondo che non è più solo materia, ma Spirito e Vita.
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martedì, 8 gennaio, 2013, 10:11
Ti ho raccontato il giorno
l'ho ripetuto senza tregua
ho atteso paziente l'alba
ho cercato di svegliarti
ma tu resti nel tuo buio
non vedi altro che notte.
Se dico sogno e sono lucido
alterata, rispondi incubo
se indico una fonte di luce
scegli ancora il gioco delle ombre
fuori tutto è già chiaro
ma tu non vedi altro che notte.
Vorrei provare ad aiutarti
ma so bene che non è possibile
anche la mia luce si fa fioca
e ho bisogno di respirare
non c'è cura nè medicina
per chi non vede che notte.
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lunedì, 7 gennaio, 2013, 08:20
E' abbastanza triste che per sottolineare l'infantilismo di qualcuno si scelga di chiamare in causa il bambino: come se l'infanzia potesse essere definita e inquadrata nel perimetro dei suoi capricci.
La trasparenza del bambino, la sua creatività, l'ingenuità che lo contraddistingue, le forme dirette del suo affetto e un mare di altri aspetti meriterebbero maggior considerazione anche nel mondo degli adulti. Quando qualcuno manifesta cinismo e disincanto potrebbe essere invitato a recuperare il bambino.
Gli adulti capricciosi non sono certo meno numerosi dei bambini e per quanto conoscano più parole e sappiano descrivere i propri difetti come se fossero qualità, restano adulti poco cresciuti e per nulla bambini.
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sabato, 5 gennaio, 2013, 08:28
Quando una lista mette nel proprio simbolo il volto e il nome del proprio candidato alla presidenza del consiglio, il livello di democrazia del paese in questione è ormai in pericolosa riserva.
Un nome e un volto affermano senza mezzi termini che le idee e i programmi sono meno importanti del proprio leader.
Un nome e un volto sono il mezzo ideale per colmare quel vuoto politico che non ti permette più di distinguere tra il venditore porta a porta del folletto e chi vorrebbe rappresentarti.
Quelli che urlano quotidianamente contro l'antipolitica considerano la politica un seggio, il proprio. Per confermare la propria presenza nell'allegra brigata dei senatori o nel club rampante dei deputati si è pronti a qualunque cosa; si salta da una formazione all'altra e si è pronti a trasmigrare sul vascello emergente quando la nave affonda.
I rispettivi leader sono pronti a raccontare che salveranno l'Italia, creeranno nuovi posti di lavoro, ridurranno le tasse, daranno colpi alla botte parlando di equità e al cerchio promettendo nuovi scudi.
Attendo pazientemente che i faccioni spariscano dalle liste e che i nomi diventino simboli capaci di evocare un contenuto o un valore.
Tutto questo personalismo è volgare, mediocre e per nulla rispettoso di tutte le persone che ogni mattina si alzano e, quando possono, vanno anche a lavoro.
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venerdì, 4 gennaio, 2013, 08:23
Ti racconto le fini del mondo; quelle annunciate con qualche anno d'anticipo e quelle che capitano improvvisamente. Alcune si possono intuire perché si esprimono con grandi boati, altre, sono silenziose come gas del tutto privi di odore.
Solo chi sopravvive può raccontare queste ripetute fini del mondo, ma non mancano gli indovini e i profeti di sventura che per esigenze di mestiere e necessità di pubblico, anticipano un certo numero di tragedie che, con ogni probabilità, non accadranno nè nel tempo, nè nella modalità suggerite dalle loro voci cavernose e dai loro volti corrugati.
La fine del mio mondo, almeno per quanto ne posso sapere io, potrà essere tra 10 minuti o tra 30 anni: non è poi così fondamentale avere una scritta sulla pelle con la propria data di scadenza.
Tra una fine del mondo e l'altra, dovremmo vivere con maggiore leggerezza e apprezzare meglio e di più il mistero dei nostri incalcolabili giorni.
Tra una fine del mondo e l'inizio di una nuova era dovremmo dare più voce al nostro affetto e imparare a relativizzare le proiezioni del nostro orgoglio. E di questo giorno che, potrebbe essere anche l'ultimo, sarebbe opportuno non smettere di respirare e sorridere mentre il tempo è ancora vivo e buono tra le mani.
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