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Nonni al guinzaglio... 
giovedì, 10 gennaio, 2013, 09:24


Non si può più sparire dalla circolazione, neanche per una misera ora.
Non importa se sei un medico o un idraulico, se è sabato o domenica, se hai dodici anni o settantadue: devi esssere sempre rintracciabile.
Neanche le persone anziane fanno eccezione e quando sono a Messa alle otto del mattino ricevono puntualmente chiamate e messaggi con le suonerie che meno ti aspetti.
Chi regala sofisticati cellulari a familiari non proprio giovanissimi, dovrebbe considerare la necessità di aiutare il nonno o la nonna a capire come funzionano. Perché a volte vanno nel panico e non riescono a interrompere i suoni disco che crescono d'intensità a ogni squillo e fanno una certa tenerezza nell'armeggiare uno strumento moderno di schiavitù che li sottopone a una prova durissima.
Tutti cercano tutti e devono sapere che cosa stanno facendo, con chi e sino a quando. Se i giovani scelgono questa condizione, gli anziani, sono spesso vittime di questa necessità di tenere tutto sotto controllo e almeno qualcuno ne farebbe volentieri a meno.
Quando sarò vecchio e stanco, spero di avere ancora la lucidità per mandare al diavolo qualunque strumento di schiavitù moderna e, se anche avrò un infarto e nessuno potrà raggiungermi in tempo, cercherò rifugio tra le braccia di chi mi ha creato libero e non sarà così male uscire da questo tempo di folli taggati e gabbati con un solo click.
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Uno 
mercoledì, 9 gennaio, 2013, 09:43


Lascia stare la connessione del computer e il numero delle amicizie che hai raccolto su facebook.
Dimentica la condizione del tuo nickname e l'avatar dietro al quale ti nascondi.
Considera con attenzione la realtà della tua carne e l'energia che ti fa sentire uno con tutto ciò che realmente ami.
L'uno che resiste a un litigio, all'apparente separazione e anche alla morte.
L'uno che tenti di separare, come un diavolo che passa attraverso e rivela il suo essere contrapposizione, divisione e lacerazione.
L'uno che non dimentica la verità dell'unione e conosce bene la persona presente dietro a una mano.
L'uno e quel figlio afferma l'esistenza del padre e della madre.
L'uno e una famiglia dice anche la razza umana. Uno è l'uomo; un condominio di esseri microscopici in cerca d'equilibrio, un microcosmo che suppone l'esistenza del macrocosmo.
Uno è quello che c'è e si trasforma in continuazione, ma è anche quello che resta.
Quando il termine comunione smette di essere un rituale e diventa prendere parte di quell'Uno, quello che provi e senti è gratitudine.
L'Uno si rivela quando smetti di parlare e di definire e ti lasci attraversare da quel mondo che non è più solo materia, ma Spirito e Vita.
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Non vedi che la notte 
martedì, 8 gennaio, 2013, 10:11


Ti ho raccontato il giorno
l'ho ripetuto senza tregua
ho atteso paziente l'alba
ho cercato di svegliarti
ma tu resti nel tuo buio
non vedi altro che notte.
Se dico sogno e sono lucido
alterata, rispondi incubo
se indico una fonte di luce
scegli ancora il gioco delle ombre
fuori tutto è già chiaro
ma tu non vedi altro che notte.
Vorrei provare ad aiutarti
ma so bene che non è possibile
anche la mia luce si fa fioca
e ho bisogno di respirare
non c'è cura nè medicina
per chi non vede che notte.

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Non facciamo i bambini... 
lunedì, 7 gennaio, 2013, 08:20


E' abbastanza triste che per sottolineare l'infantilismo di qualcuno si scelga di chiamare in causa il bambino: come se l'infanzia potesse essere definita e inquadrata nel perimetro dei suoi capricci.
La trasparenza del bambino, la sua creatività, l'ingenuità che lo contraddistingue, le forme dirette del suo affetto e un mare di altri aspetti meriterebbero maggior considerazione anche nel mondo degli adulti. Quando qualcuno manifesta cinismo e disincanto potrebbe essere invitato a recuperare il bambino.
Gli adulti capricciosi non sono certo meno numerosi dei bambini e per quanto conoscano più parole e sappiano descrivere i propri difetti come se fossero qualità, restano adulti poco cresciuti e per nulla bambini.
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In che (quale?) stato... 
sabato, 5 gennaio, 2013, 08:28


Quando una lista mette nel proprio simbolo il volto e il nome del proprio candidato alla presidenza del consiglio, il livello di democrazia del paese in questione è ormai in pericolosa riserva.
Un nome e un volto affermano senza mezzi termini che le idee e i programmi sono meno importanti del proprio leader.
Un nome e un volto sono il mezzo ideale per colmare quel vuoto politico che non ti permette più di distinguere tra il venditore porta a porta del folletto e chi vorrebbe rappresentarti.
Quelli che urlano quotidianamente contro l'antipolitica considerano la politica un seggio, il proprio. Per confermare la propria presenza nell'allegra brigata dei senatori o nel club rampante dei deputati si è pronti a qualunque cosa; si salta da una formazione all'altra e si è pronti a trasmigrare sul vascello emergente quando la nave affonda.
I rispettivi leader sono pronti a raccontare che salveranno l'Italia, creeranno nuovi posti di lavoro, ridurranno le tasse, daranno colpi alla botte parlando di equità e al cerchio promettendo nuovi scudi.
Attendo pazientemente che i faccioni spariscano dalle liste e che i nomi diventino simboli capaci di evocare un contenuto o un valore.
Tutto questo personalismo è volgare, mediocre e per nulla rispettoso di tutte le persone che ogni mattina si alzano e, quando possono, vanno anche a lavoro.
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