domenica, 10 aprile, 2011, 17:01
Forse quel punto in cui la luce si diffonde
la voce che da lontana si avvicina e cresce
l'affetto di chi sceglie di essere migliore
la mano che trattiene e rilascia il calore...
E ci sei, in un mattino di primavera piena
quando il primo pensiero alza il mio sguardo
e ti vedo dove la mente trova calma e quiete
un passo dopo la notte ed è ancora giorno.
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venerdì, 8 aprile, 2011, 10:01
In più di una circostanza i parlamentari dell'opposizione avrebbero potuto creare qualche problema alla maggioranza, ma gli assenti, almeno alla camera o al senato, non è vero che hanno sempre torto.
I ministri si concedono il lusso di parole come "fannulloni" o "bamboccioni" e tirano in ballo la meritocrazia: da che pulpito, o meglio, da che scranno.
La legge elettorale è qualcosa di più di una porcata: vorrei almeno poter scegliere il nome e il volto del prossimo assente, ma a sinistra come a destra se la cantano e se la suonano come meglio credono e, con l'aiuto delle amenità soporifere, televisive, possono dormire sonni indisturbati nelle sedi dei rispettivi partiti.
I soliti noti, quelli col baffetto, quelli che portavano la bandana e le loro truppe, passano tranquillamente da una legislatura all'altra, fondano nuovi partiti, trasmigrano con l'unica vocazione del proprio utile. Non hanno il problema del lavoro e hanno più di una soluzione per la casa, possono mantenere più di una famiglia e sproloquiare tutta la retorica di questo mondo su quegli stessi valori che puntualmente tradiscono e offendono con la loro discutibile condotta.
L'Italia affonda, non si attrezza in alcun modo per garantirsi un futuro, non si preoccupa della cultura, spegne la ricerca, chiacchiera di "Bunga Bunga" e di storielle di letto senza affrontare i problemi reali di un popolo allo sbando.
L'operaio assente è un uomo che non ha voglia di lavorare, il parlamentare, invece, è solo altrove.
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giovedì, 7 aprile, 2011, 09:22
Come mai la destra conosce per filo e per segno quel che fa la sinistra?
Perché la "carità" è spesso strisciante e ambigua, si perde in un mare di autoincensanzioni, di inutili pettegolezzi e riesce a coesistere con la totale assenza di sensibilità nei confronti di chi è più debole?
Per quale motivo, chi non ha mai avuto problemi seri per sbarcare il lunario si permette il lusso di giudicare pesantemente la vita di chi ha ricevuto molto meno dalla propria storia?
Nei panni del ricco epulone, farei molta attenzione a quel che dico di Lazzaro e, rileggendo il giudizio finale nelle pagine del Vangelo di Matteo, proverei a considerare seriamente a chi sto dando da mangiare o chi sto visitando...
Tante parole e qualche gesto, senza la verità della compassione, non riescono a rispondere adeguatamente al Vangelo dei poveri e dei piccoli.
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mercoledì, 6 aprile, 2011, 09:56
Quel che non si vede
quel che non si capisce
quel che non si sente
quel che non si percepisce...
La donna parlava con gli angeli
l'uomo abbandonava il corpo
il bambino camminava sui tetti,
lo faceva spesso a notte fonda.
Hai risposto con una pastiglia
hai addormentato i troppi sogni
hai indossato un camice bianco
hai messo a tacere l'invisibile.
La donna canmmina sui tetti
l'uomo parla la lingua degli angeli
il bambino nuota veloce nell'aria,
continuano a uscire dai margini.
Puoi sorridere e irridere
ricorrere al noto psichiatra
curare lo sguardo differente
e dimenticare la tua malattia.
Come potremmo chiamare
chi più non sa ascoltare
come potremmo definire
chi non riesce più a vedere?
Scivolo a notte sui tetti
frequento angeli diurni
abbandono un poco l'involucro
cerco un'altra guarigione.
Ci sono montagne da spostare
fiori ch'è bene non raccogliere
animali che stanno bene dove sono
enigmi ch'è lecito risolvere.
martedì, 5 aprile, 2011, 12:30
Dopo un pensiero c'è un altro pensiero e poi, un altro ancora.
La vita è altrove: è in quella pausa che interrompe il flusso di una mente che afferma ripetutamente se stessa mettendo a tacere lo Spirito.
La vita è la quiete di un attimo che, semplicemente, accetta e accoglie la verità di un respiro consapevole.
Che cosa sono tutti quei pensieri?
Qual è la loro natura?
Perché insistono in modo ossessivo e producono dolore, rabbia, risentimento, paura, delusione?
Un'incomprensione si accentua inutilmente e divide in profondità per il semplice fatto che non siamo capaci di accettare la realtà per quello ch'è stata.
Una scadenza continua a restare tale e più ci ostiniamo in quella preoccupazione, più cresce l'ansia e, talvolta, diventa anche angoscia.
Una vicenda che continua ad andare in scena tra le quinte delle nostre ricostruzioni mentali si arricchisce di inutili interpretazioni, per lo più fuorvianti.
Dopo un pensiero è meglio non aver fretta, è più opportuno considerare la necessità di una sosta per espellere le tossine accumulate e non confondere il racconto che stiamo riproducendo in noi stessi come se fosse la realtà più vera.
E' davvero così fondamentale l'affermazione di noi stessi che passa attraverso la negazione degli altri?
Dopo un pensiero, a volte, smetto di pensare e sto già meglio.
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