venerdì, 11 febbraio, 2011, 10:55
Si recita velocemente da bambini, prima di addormentarsi o dopo un brutto sogno: si attende la sua presenza per ritornare sereni, la sua parola per restare tranquilli, la sua luce per sconfiggere il buio della notte.
Gli adulti, dimenticano in fretta il bisogno di una guida, credono di essere cresciuti a sufficienza e di poter fare a meno di questo prezioso suggeritore che dalla "Pietà Celeste" veglia accanto a noi.
Capita di ritrovarlo nel corso del proprio viaggio, di riconoscerlo e di sentire che per lui nulla è cambiato: sei ancora quel bambino che cerca rassicurazione e protezione.
E' dentro di me, mentre scrivo queste parole dettate da un cuore che rifiuta i limiti e le censure dell'apparente ragione.
L'Angelo Custode, quello che allontanò da me lo spettro della tubercolosi e incoraggiava il mio canto per spegnere il tormento dell'abbandono in quella prigione in cui i bambini malati aspettavano pazienti la venuta del giorno.
L'Angelo Custode che mi sussurrò con qualche attimo d'anticipo la morte di mia madre e mi aiutò ad affidarmi nel momento in cui, solo, avrei potuto conoscere disperazione.
L'Angelo Custode che quel giorno fece ritorno, che soggiornò a casa mia e che da quel momento appartiene a ogni singolo istante della mia vita.
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giovedì, 10 febbraio, 2011, 10:28
Gli Stati Uniti di Arcore sono pronti a fare causa allo stato e il presidente senza alcun consiglio, è ormai in balia di un delirio di onnipotenza che mescola la cronaca giudiziaria con l'avanspettacolo.
Non è che abbia più tanta voglia di ridere: siamo tutti parte di questo reality a premi con debito pubblico milionario; se non siamo ballerine, rischiamo di riscoprirci improvvisamente nella parte dei nani.
Forse non lo abbiamo ancora capito, ma da questo gioco nessuno potrà uscire vincente.
Non esiste un governo e non esiste un'opposizione che abbia numeri e credibilità per restituire un minimo di dignità al nostro paese.
L'ironia della sorte ci pone di fronte ai festeggiamenti per i 150 anni della nostra Repubblica, con la partecipazione straordinaria di un buon numero di Italiani convinti di essere nati in Padania.
Garofani appassiti, martelli che si abbattono sulle falci, scudi incrociati come le dita di un giuramento falso e il continuo riciclo delle stesse carte che cambiano simboli, ma restano del medesimo valore. Non distinguiamo più la regina di cuori dal due di picche e tra un arroco e l'altro continua una patta infinita e, non mi riferisco a quella dei pantaloni.
E' tempo di rimboccarsi le maniche e, per una volta, di abbandonare i propositi marini per andare alle urne.
I politici con un minimo di buona volontà dovrebbero superare la logica degli schieramenti e coalizzarsi sulla base di ciò ch'è essenziale per il nostro paese.
Chi s'illude che esista un fondo e che siamo ormai prossimi al contatto è un ingenuo: ci sono un buon numero di topi che rischiano di annegare nella convinzione di avere a disposizione ancora parecchio tempo prima di affondare.
La Grecia è assai più vicina della Cina e non è solo una constatazione geografica.
Non tutte le apocalissi vengono per nuocere.
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mercoledì, 9 febbraio, 2011, 09:36
Caro amico padano, ma non ti vergogni neanche un po'?
Non ti senti preso in giro da chi urla "Roma Ladrona" e continua a percepire compensi che sono più del doppio di quanto guadagna un primario in ospedale?
Trovi normale che sia sufficiente essere il figlio dell'Umberto per trovare un posto di rilievo e portare a casa 12.000 euro al mese?
Ci si riempe la bocca col termine meritocrazia e poi, un ragazzino che per tre volte non è riuscito a superare l'esame di maturità passa davanti a migliaia di laureati costretti a lavorare in qualche studio tecnico per poche centinaia di euro al mese?
Non è che occorra un moto particolarmente sottile del circuito neuronale per prendere coscienza di un'assurdità di questo genere.
Qualcuno mi risponderà che "come alza il medio lui, neanche il padre".
Ok! Il prezzo è giusto!
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martedì, 8 febbraio, 2011, 09:39
Pensi che il passo mio sia quello lento
vai a letto con l'ansia del risveglio
osservi il mattino e invochi la sera
mio caro amico in mille inutili ovunque
spiegami dove abitano i tuoi perché
e ti risponderò: "io sono la mia casa".
Sono la mia casa e non cerco fuori
quel che mi appartiene da sempre
quel ch'è dentro di me proprio adesso
sono la casa sull'albero dei miei sogni
e posso strisciare senza essere servile
perché appartengo tutta al mio respiro.
Sono la mia casa e indosso la mia vita
punto le antenne dove sento l'origine
del firmamento e di una foglia comune
sono la mia casa e non mi perdo più
torno in me stessa quando più desidero
resto nel preciso istante in cui sono.
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lunedì, 7 febbraio, 2011, 16:25
Quattro bambini annoiati e quattro fette di pane e cioccolata...
Quattro bambini e quattro scodelle vuote...
Quattro bambini e quattro ceste piene di giocattoli abbandonati...
Quattro bambini e quattro legni intrecciati con quattro foglie...
Quattro bambini e quattro quaderni, comodi in un'automobile che li porta di fronte all'ingresso di una scuola...
Quattro bambini e neanche un libro...
Quattro bambini e una doccia d'acqua che scorre aspettando la voglia di lavare i denti...
Quattro bambini senza un rubinetto...
Quattro bambini e quattro pigiamini colorati, quattro favole per rallegrare la notte...
Quattro bambini e il medesimo buio...
Quattro bambini ed è giorno...
Quattro bambini un fuoco e una sera, l'ultima...
Quattro bambini e i conti non tornano più; quattro preghiere, quattro lacrime e un quattro senza alcun appello per le troppe disparità che raccontano le storie di bambini che sono ritenuti meno bambini di altri.
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