martedì, 12 febbraio, 2013, 17:53
Non è un'idea pessima come potrebbe sembrare: morire, prima di morire e rendere giustizia alla vita che passa, riconoscendone quell'ultimo tratto che si avvicina al capolinea.
Morire prima di morire, perché la morte diventi come una persona di famiglia e riveli il suo profilo migliore, quello che ti osserva con tenerezza e affetto.
Morire prima di morire e riconoscere l'attimo in cui si oltrepassa l'ultima porta come un qualsiasi defunto: non la realtà terribile che questa parola sembra evocare, ma quel contenuto che afferma semplicemente la fine delle nostre funzioni su questa terra.
Morire prima di morire e chiudere i conti con la stupidità delle gelosie e delle invidie.
Morire prima di morire e lasciar andare ogni attaccamento morboso con i beni che abbiamo preso a prestito, con il nostro stesso corpo, con la mente che si fa pesante e con lo Spirito che intatto resta.
Morire prima di morire e trovare le parole di perdono che non abbiamo ancora saputo pronunciare.
Morire prima di morire e concedersi la leggerezza di un sogno, le parole di una poesia e la saggezza che è ormai tempo di spendere.
Morire prima di morire e considerare dopo tanti addii, anche l'ipotesi di dover salutare a nostra volta, di scendere dal treno e di insegnare a chi resta l'arte di riconoscere che in Dio, saremo comunque presenti.
Non c'è eroismo nel restare disperatamente ancorati alla vita e non c'è vigliaccheria nel riconoscere il proprio bisogno di prepararsi a dovere per il grande incontro.
Chissà che quanti continuano ad agitarsi per guadagnare un frammento di potere non riescano a capire e che i troppi carrieristi di questo tempo smettano di utilizzare Dio come una delle tante scale mobili di questa terra.
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lunedì, 11 febbraio, 2013, 09:46
Che fine ha fatto Delio Rossi?
Che fine ha fatto quell'uomo educato dall'aspetto dimesso e timido che si esprimeva con toni pacati e sereni?
Forse lo hanno rapito gli alieni o, forse il calcio dà alla testa anche ai migliori e costringe quel che resta dei propri neuroni a una vita monastica. Perché è difficile capire che cosa sia successo a questo allenatore che un giorno tira cazzotti a uno dei suoi giocatori in panchina e solo ieri, mostra il medio con un ghigno degno del peggior tifoso in curva.
La copertina sportiva del lunedì racconta sempre più storie di errori arbitrali, di polemiche da quattro soldi, di razzismo, di violenza e, sempre meno di imprese che abbiano qualcosa da spartire con lo sport in questione.
Cari alieni restituiteci Delio Rossi e, se proprio volete, portatevi a casa Balotelli o Cassano tanto difficili da sostituire come calciatori quanto facilmente rimpiazzabili umanamente parlando.
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venerdì, 8 febbraio, 2013, 11:30
Non potrei essere che qui
proprio in questo istante
in cui tutto è presente.
Il cielo è blu ore 11.34
e io ci sono, così vigile
nell'adesso senza tempo.
Ogni cosa è al suo posto
i pensieri tacciono ora
non c'è rumore di fondo.
La libertà mi appartiene
ogni volo mi è concesso
ogni volto è me stesso.
L'olio non può mancare
finché resto attento
vibro del mio pulsare.
Non potrei essere che qui
semplicemente consapevole
del regno che mi abita.
mercoledì, 6 febbraio, 2013, 08:19
Ron che a 60 anni sembra un eterno bambino.
Ron che ha firmato canzoni indimenticabili per sé stesso e per Dalla: quanti sanno che Piazza grande o Attenti al lupo sono farina del suo sacco?
Ron che continua a cantare e che nel tempo ha dato maggiore corpo e personalità alla propria voce.
Ron che decide di andare alla ricerca di nuove canzoni e sceglie, evitando ogni banalità, di misurarsi con Damien Rice, Amos Lee, Alex Murdoch, Jamie Cullum, David Gray e tanti altri volti emergenti del panorama musicale Inglese e Americano.
Il progetto si chiama Way out; un disco inciso in presa quasi diretta, senza ritocchi e artifici, e una tournée acustica per chi ha voglia di ascoltare queste canzoni preziose tradotte in Italiano e cantate con grande rispetto degli artisti che le hanno scritte ed eseguite nelle loro versioni originali.
Ieri sera il tour ha fatto tappa ad Asti, al Palco 19 (ex Politeama Nazionale) e stenderei un velo pietoso, anche due, sull'organizzazione. Non un solo manifesto in centro città per reclamizzare il concerto. Porte che si aprono e sbattono ogni due minuti e gente che va e che viene del tutto incurante di un minimo di rispetto per chi è sul palco e per chi sta ascoltando.
Il concerto è stato comunque bello e ha alternato i brani di Way out ai classici della produzione di Ron. Sono convinto che Ron sia uno dei cantautori più sottoquotati e la qualità della sua musica sia decisamente superiore a quella di nomi altisonanti che riempiono uno stadio. Però, in Italia, prima devi morire e poi tutti fanno a gara per intessere le tue lodi. Quando te ne vai, incredibilmente, si scopre che erano quasi tutti tuoi estimatori. In ogni caso, lunga vita a Ron!
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martedì, 5 febbraio, 2013, 09:57
Un tipo da facebook con la tastiera sempre tra le mani e la connessione che non si disconnette mai...
Un tipo da "mi piace" e catene quotidiane di S. Antonio, un tipo da petizioni per la soppressione del gerundio e richieste continue di giochi idioti per aumentare i tempi di permanenza in rete...
Un tipo che non controlla mai quel che legge e non distingue una bufala da una notizia, anche quando è evidente che non c'è nulla di vero...
Un tipo che non distingue quattro chiacchiere tra amici e, magari non prenderebbe mai in mano un microfono per dire qualunque cosa a centomila persone, ma in rete tutto cambia e poco importa del privato...
Un tipo che tagga chiunque e posta fotografie intime senza neanche sapere quello che sta facendo...
Un tipo che cambia il suo stato e diventa celibe o spèosato a seconda del tipo di ricerca che sta effettuando...
Un tipo che non ha tempo di leggere un libro, che non ascolta i terabyte di musica illegalmente scaricata, che anche in una sala cinematografica non resiste senza il proprio smartphone con la magica applicazione blu del proprio mondo reale...
Un tipo che ho cercato di essere anch'io, quando temevo di perdermi qualcosa d'importante, perché tutti si trovavano e si trovano ancora là.
E' una dipendenza vera e propria anche se nessuno lo vuole ammettere.
Però, quando smetti di simulare e restituisci il tuo tempo alla vita vera, scopri immediatamente che non stai così male, e che puoi vivere tranquillamente anche se non sei un tipo da facebook.
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